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Ecco Sparrow, il rivale di ChatGPT targato Google: ma sarà davvero più forte?

Preoccupato dal successo del chatbot di OpenAI, il colosso di Mountain View sta accelerando sull'intelligenza artificiale – Ma le preoccupazioni, anche qui, non mancano
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Marcello Pelizzari
29.01.2023 16:30

Lo avevamo detto. E scritto. L’ingresso di ChatGPT ha allarmato, e non poco, Google. Per un motivo, essenzialmente: il fatto che un altro colosso, Microsoft, potrebbe integrare l’intelligenza artificiale di OpenAI nei suoi prodotti, nello specifico all’interno del motore di ricerca Bing.

A Mountain View, va da sé, il nervosismo ha preso il sopravvento. Troppo alto il rischio di veder finire un dominio fino ad oggi incontrastato nelle ricerche online. Allo stesso tempo, l’azienda si è subito mossa per accelerare proprio sul fronte dell’intelligenza artificiale. Di qui l’invito rivolto ai due fondatori di Google, Sergey Brin e Larry Page, a tornare in prima, primissima linea.

Di che cosa parliamo

Una prima risposta, leggiamo, sarebbe già arrivata. Riformuliamo: per certi versi, era già arrivata. Con tanto di nome, Sparrow, «passero» volendo italianizzarlo. A rivelarlo al Time è stato Demis Hassabis, il numero uno di DeepMind. Ovvero, la società di intelligenza artificiale che fa capo ad Alphabet, la casa madre di Google. Hassabis, in un’intervista, ha spiegato che Sparrow è un chatbot e che, al momento, la sua società sta sviluppando una versione di prova. Un primo rilascio potrebbe avvenire questa primavera.   

La domanda, arrivati fin qui, è più che lecita: perché mai gli utenti, oramai affezionati a ChatGPT, dovrebbero virare sul prodotto di Google? Hassabis, nell’intervista, ha detto che il software di DeepMind avrà funzionalità che mancano al rivale, come «la capacità di citare fonti attraverso l’apprendimento per rinforzo».

Sparrow, dicevamo, non è esattamente una risposta a ChatGPT. E questo perché la sua nascita, formalmente, risale al settembre 2020 sebbene all’epoca se ne parlò pochissimo, anche perché non c’era tutto questo hype attorno all’intelligenza artificiale. Evidentemente, però, il successo di ChatGPT (citiamo il milione di utenti nella prima settimana di novembre, quando il chatbot di OpenAI è stato lanciato al pubblico) ha dato una spinta decisiva allo sviluppo di Sparrow.

Hassabis, appunto, ha dichiarato senza timori che Sparrow sarà migliore di ChatGPT. Tradotto: a parità di domande dell’utente, produrrà risposte più accurate. Da un lato perché, come detto, tramite l’apprendimento per rinforzo imparerà dai suoi errori. Senza, si badi, che l’umano debba dirgli esplicitamente se una risposta è giusta o sbagliata. Dall’altro perché, a differenza di ChatGPT, che non è direttamente collegato al web, il «passero» dovrebbe essere subito integrato al motore di ricerca di Google e ad altri servizi del colosso tech.

Quando il software si rivelò «senziente»

Sparrow, dunque, potrebbe stupire tanto quanto ChatGPT se non di più. Di sicuro, l’ambiente da cui proviene – DeepMind – è abituato a raggiungere grandi traguardi. La società guidata da Hassabis, infatti, è ricordata per AlphaGo, software che ha saputo sconfiggere un maestro umano nel gioco del go, e per aver ricostruito la struttura di tutte le proteine conosciute (oltre 200 milioni). Ma è ricordata anche per lo sviluppo di diversi sistemi di linguaggio con gli esseri umani, fra cui LaMDA. Un sistema così avanzato tanto da risultare, durante una chiacchierata con un ingegnere che la stava testando, senziente. Ne aveva parlato il collega Giacomo Butti a luglio, rievocando la possibilità che, un domani, le macchine prendano il sopravvento. Un po’ come in Terminator. Un pericolo che, a detta degli esperti, appare lontano. Eppure, lo stesso Hassabis nell’intervista concessa a Time ha detto, papale papale, che l’intelligenza artificiale «è sul punto di raggiungere un livello che potrebbe causare danni significativi all'umanità».

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