Il confronto

Generazioni diverse dai «nativi» agli «Z»

Ecco quali sono le caratteristiche di alcune etichette spesso abusate dai media
Ecco quali sono le caratteristiche di alcune etichette spesso abusate dai media
13.11.2020 17:00

Nel mondo in cui viviamo oggi, così immerso e dipendente dal digitale e dalla tecnologia, ci ritroviamo spesso a sentir nominare alcuni profili di consumatori, che rientrano in generazioni di cui non sempre capiamo bene le differenze. Grazie a un’analisi puntuale condotta da una realtà che si chiama InTribe, proviamo a capire quali sono le caratteristiche di alcune etichette che spesso vengono citate sui media: Generazione Z, Millennials, Generazione X e Baby Boomers.

Ma vediamola nel dettaglio. Soprattutto per capire se ci ritroviamo con le nostre abitudini e utilizzo della tecnologia nella classificazione illustrata qui di seguito.

Generazione Z

Raccoglie i nati tra il 1995 e il 2010 e parliamo di una generazione che non conosce né può concepire una vita senza tecnologia. Per la generazione Z, infatti, la tecnologia è un linguaggio innato e naturale sin da la più tenera età (e per questo sono definiti anche digital innates). Parliamo di una generazione che, per esempio, utilizza in modo disinvolto la realtà virtuale e la realtà aumentata, partecipa alle sfide sul social network TikTok e che soprattutto considera Facebook un social da vecchi.
È la generazione più globalizzata della storia, iperconnessa e inclusiva, capace di usare i social, ma è anche la più critica verso i network di relazione. Di base sono ragazzi e ragazze che scandagliano le informazioni online molto velocemente, ma poi acquistano quasi sempre nei negozi fisici.

Millennials

È la generazione che comprende chi è nato tra il 1980 e il 1994. I Millennials sono i cosiddetti nativi digitali, cresciuti insieme alla digitalizzazione e all’accelerazione tecnologica. Per natura sono sempre connessi, utilizzano principalmente lo smartphone e comunicano tramite messaggi istantanei e messaggi vocali. Nel tempo libero giocano ai videogames e seguono le Stories in Instagram dei loro beniamini. La condivisione è la loro parola d’ordine: condividono case, mezzi di trasporto, oggetti e la loro vita sui social network. Sono, infatti, i più strenui sostenitori della cosiddetta sharing economy (ovvero l’economica della condivisione), un concetto di fruizione più che di possesso duraturo, che è piuttosto lontano alle generazioni più adulte come la Generazione X o i Baby Boomers. I Millennials si informano sui siti dei loro marchi di riferimento, nei social, nei blog, seguono gli influencer e prediligono gli acquisti via e-commerce.

Generazione X

Questo insieme è composto dagli individui nati tra il 1965 e il 1979. Sono i primi Digital adopters, ovvero coloro che sono nati in un mondo analogico e hanno abbracciato sin dall’inizio la trasformazione tecnologica e digitale. Sono i maggiori utilizzatori delle email e del computer, che usano per navigare in Internet e fruire giornalmente di contenuti online. Sono autonomi, indipendenti e mediamente propensi all’innovazione, molto più dei Baby Boomers. Anche gli appartenenti alla Generazione X hanno un comportamento di consumo simile ai Millennials e come loro acquistano via applicazioni e cellulare, oltre che attraverso le principali piattaforme di e-commerce o nei monomarca online. Se entrano un negozio è per verificare la qualità dell’acquisto, che potrebbero poi anche effettuare online.

Baby Boomers

Sono i nati fra il 1946 ed il 1964 e sono anche definiti come immigrati digitali, perché sono nativi analogici ma sono stati costretti ad abituarsi alle nuove tecnologie in età adulta. I Baby Boomers comunicano principalmente tramite telefono e trascorrono molto tempo davanti alla televisione. Sono la generazione economicamente più stabile e prima della pandemia erano mediamente più ottimisti, interessati ai viaggi con gli amici e attenti all’alimentazione sana. Infine, i Baby Boomers cercano sempre più informazioni online, partendo dai motori di ricerca, i siti di informazione ma guardando anche i siti e le pagine social dei marchi. Nonostante ciò la quasi totalità acquista nel punto di vendita, per chiedere consiglio ai commessi e toccare con mano i prodotti.