Gli iPhone venduti negli Stati Uniti? «Saranno made in India»

Era stato, in qualche modo, annunciato. E ora, è realtà. Apple ha confermato di star spostando la produzione della maggior parte degli iPhone e di altri dispositivi venduti negli Stati Uniti. Dalla Cina, colpita fortemente dai dazi di Donald Trump, all'India. Ma non solo. Anche il Vietnam diventerà «un importante polo produttivo» per prodotti come gli iPad e gli Apple Watch, secondo quanto dichiarato dall'amministratore delegato Tim Cook.
Una mossa necessaria, considerando che le azioni Apple erano crollate dopo che Trump aveva annunciato «tariffe reciproche» sui prodotti importati negli Stati Uniti, con l'obiettivo di convincere le aziende a produrre di più negli Stati Uniti.
Apple, dal canto suo, ha quindi stimato che le tasse sulle importazioni statunitensi potrebbero aggiungere circa 900 milioni di dollari ai suoi costi nel trimestre in corso, nonostante la decisione di Trump di risparmiare, dai nuovi dazi, i prodotti elettronici più importanti. Ieri, dunque, nel corso di una telefonata con gli investitori per discutere i risultati finanziari dell'azienda, il CEO di Apple ha richiamato l'attenzione sugli Stati Uniti. Cook, a tal proposito, ha ricordato che i piani dell'azienda prevedono di investire 500 miliardi di dollari in diversi Stati americani, nel corso dei prossimi quattro anni.
Come detto, nonostante l'amministrazione Trump abbia ripetutamente affermato di volere che Apple sposti la produzione in America, Cook ha deciso di puntare su India e Vietnam. «Prevediamo che la maggior parte degli iPhone venduti negli Stati Uniti avrà come Paese d'origine l'India», ha spiegato il CEO. «Il Vietnam, invece, sarà il principale centro di produzione per quasi tutti gli iPad, i Mac, gli Apple Watch e gli AirPods destinati agli USA». Cook non ha però specificato se l'aumento dei costi si rifletterà sui prezzi di vendita.
Tuttavia, la Cina rimarrà «il Paese d'origine per la stragrande maggioranza dei prodotti venduti al di fuori degli Stati Uniti». Fino ad ora, gli stabilimenti cinesi con Foxconn e Luxshare sono stati «i cuori e i polmoni della catena di fornitura di Apple», come spiegato da Dan Ives di Wedbush. La stragrande maggioranza della produzione di iPhone proviene dalla Cina, così come oltre il 50% dei prodotti Mac e il 75%-80% degli iPad. Ma ora, è tempo di spostare la catena di fornitura in altre parti del mondo. Un passo, questo, che secondo gli esperti non ha solo «effetti negativi».
Spostare la catena di fornitura degli iPhone verso l'India, infatti, contribuirà a fornire a Apple «un nuovo posizionamento». «È un cambiamento netto rispetto a quanto affermò Tim Cook qualche anno fa, quando disse che solo la Cina può produrre gli iPhone», ha commentato Patrick Moordhead, CEO di Moor Insights & Strategy. «Apple dovrà fare ancora molti passi, ma l'inizio è piuttosto promettente».
Nonostante le «turbolenze commerciali», tuttavia, al momento le vendite di Apple non sembrano ancora aver risentito dell'effetto dei dazi. Anzi, il contrario. L'azienda ha infatti pubblicato «risultati migliori del previsto per il primo trimestre», sostenuti dalla ripresa delle vendite del suo modello di punta, l'iPhone. Prodotto che potrebbe essere colpito dai dazi. A tal proposito, l'utile netto è stato di 24,8 miliardi di dollari, in aumento del 4,8% rispetto all'anno precedente. Su base per azione, ha raggiunto 1,65 dollari, leggermente meglio dei 1,62 dollari attesi dagli analisti.