L'anniversario

I primi venticinque anni di Google

L'azienda oggi conosciuta come Alphabet venne fondata il 4 settembre 1998: dal primo algoritmo di Sergey Brin e Larry Page fino al Bard di oggi c'è la storia del mondo
© CdT/Chiara Zocchetti
Stefano Olivari
04.09.2023 18:15

Non occorre spiegare cosa Google rappresenti nelle nostre vite, ma certo non tutti i suoi 4,3 miliardi di utilizzatori sanno che l’azienda dal 2015 chiamata Alphabet è stata fondata esattamente 25 anni fa, il 4 settembre del 1998. Un quarto di secolo che nel mondo tech equivale a un millennio di qualsiasi altra attività. Dal primo algoritmo di Sergey Brin e Larry Page fino al Bard di oggi c’è la storia del mondo.

BackRub

In ogni epopea c’è il quinto dei Beatles della situazione, in questo caso il terzo di Google. Sì, perché Google trae origine da un progetto chiamato BackRub, che da studenti di Stanford stavano dal 1996 portando avanti i 23.enni Page e Brin, insieme a Scott Hassan, che nel celeberrimo college era un ricercatore. Ma per BackRub, non ancora Google, Hassan era molto di più di un socio al 33,3%, visto che il codice originale era tutta opera sua. Non fu però fatto fuori dai suoi amici, come in tanti casi analoghi, ma scelse di sua volontà di ritirarsi da Google nel 1997, quindi prima ancora che nascesse come azienda. Aveva infatti in testa FindMail, poi più nota come eGroups.com, in sostanza una piattaforma di comunicazione e soprattutto gestione di gruppi: con Brin e Page si lasciò bene, al punto che regalò loro l’algoritmo e che con lui andò a lavorare anche il fratello di Page, Carl Victor. Hassan era convinto che i gruppi fossero il futuro, più del web aperto, e tutto sommato anche oggi molti analisti dicono la stessa cosa. Perse così l’occasione di diventare padrone del mondo, ma non sarebbe caduto in miseria visto che nel 2000 Yahoo pagò la sua creatura 432 milioni di dollari. Di sicuro la versione iniziale del famoso algoritmo PageRank è sua, anche se l’idea di utilizzare i backlink (cioè di classificare i siti in base ai siti e ai link di provenienza nella navigazione) fu tutta di Page.

Prima di Google

A chi ha meno di 35 anni può sembrare incredibile, ma sono esistiti motori di ricerca prima di Google e non sono stati neppure pochi, anche limitandosi ai più famosi. WebCrawler è infatti nato nel gennaio 1994 e quando fu lanciato aveva nel suo database circa 4.000 siti web: numero che oggi fa sorridere, ma nel 1994 era importante tant'è che fece di Brian Pinkerton, della University of Washington, una delle prime piccole stelle tech. Del maggio 1994 è invece la nascita di Lycos, opera di Michael Loren Mauldin della Carnegie Mellon University: fece epoca per gli oltre 2 milioni di dollari di venture capital che attirò, somma ridicola rispetto alla bolla di qualche anno dopo ma all’epoca ritenuta pazzesca. WebCrawler e Lycos esistono ancora, a beneficio dei nostalgici, ma come dimenticare Altavista? Lanciato nel dicembre 1995, in breve tempo diventò qualcosa di simile a ciò che oggi è Google. Di più: nel 2000, con l’algoritmo di Hassan già a pieno regime, la quota di mercato di Altavista, il 18%, era più del doppio di quella di Google ed è per questo che fu acquistato da Yahoo. Da una decina di anni Altavista è però scomparso, senza operazioni nostalgia all’orizzonte: e poi chi è che andrebbe su un motore di ricerca soltanto per nostalgia? Classe 1995 è anche Excite, opera di un gruppo di studenti di Stanford, uno dei primi motori di ricerca a proporre anche altre funzioni, su tutte la messaggistica. Da ricordare che nel 1999 Excite fu sul punto di acquisire Google per 750 mila dollari: Brin e Page avevano altri progetti, ma per orgoglio non volevano scendere sotto il milione e l’affare saltò. Del 1995 è anche Yahoo, arrivata ai giorni nostri marginale ma ancora viva, più come azienda che come motore.

I segreti

Il valore finanziario e tecnologico del mondo Alphabet-Google è tema di dibattito quotidiano: un impero da 1.720 miliardi di dollari di capitalizzazione che va da YouTube a Waymo, passando per prodotti che nemmeno colleghiamo a Google, dalle biotecnologie alla medicina. Ma per tutte le generazioni Google è fondamentalmente il motore di ricerca, i cui principi mutano di mese in mese (e le concessionarie di pubblicità web lo sanno bene) e sono sostanzialmente segreti, o conosciuti soltanto a posteriori. Lo scorso maggio una ricerca congiunta di alcune università, fra cui quella Stanford da cui è partito tutto, ha analizzato i meccanismi di base dei feed di notizie di Google, mettendoli in relazione con le opinioni politiche dei lettori. La ricerca, pubblicata su Nature, ha dimostrato che gli utenti interagiscono con contenuti politicamente polarizzati, con l’estrema destra prevalente sull’estrema sinistra, non in base alle notizie lette tramite Google, ma in maniera coerente con la loro cronologia di navigazione. In altre parole è vero che Google ha o può avere una sua linea politica (certo non di destra), ma questa soccombe sempre di fronte alle preferenze dell’utente. Può oscurare alcuni siti, ma non «educare» le masse come vorrebbero i media mainstream e anche gli stessi dirigenti di Google.

Bard

Per anni ci si è chiesti quando sarebbe nato un motore di ricerca capace di intaccare il quasi monopolio di Google: attualmente il 92,28% delle ricerche. Ecco, questo motore di ricerca non è mai nato e i tentativi di altri colossi si sono per lo più tradotti in miliardi di dollari buttati via. È però nato un concorrente ancora più temibile e cioè ChatGPT: subito è stato chiaro a tutti i dirigenti dell’odierna Alphabet, dal CEO Sundar Pichai in giù, che un chatbot basato sull’intelligenza artificiale e sull’apprendimento automatico sarebbe diventato un concorrente molto più pericoloso di un algoritmo scritto meglio e magari imposto dal sistema operativo. E così, per farla breve, nel marzo 2023 è nato Bard, che da metà luglio con la versione in 40 lingue (italiano compreso) è diventato qualcosa di serio. Ma perché bisognerebbe preferire Bard a ChatGPT come a suo tempo, per dire, si preferì Google a Lycos? Al momento, nonostante la potenza di fuoco della casa madre, Bard è ancora dietro a ChatGPT per quanto riguarda l’aspetto stilistico, in altre parole ChatGPT ha un po’ più di calore (assurdo dirlo, ma è così) e di articolazione nelle risposte, anche in quelle dal contenuto strampalato o fuori fuoco, a parità di quesito, mentre Bard ha qualcosa del motore di ricerca travestito. Certo Bard pone una maggiore enfasi sulla privacy, volendo si può ridurre a 3 mesi il tempo di memorizzazione dell’uso, ma a dispetto dei grandi dibattiti alla gente comune della privacy importa pochissimo. Comunque dopo un quarto di secolo Google ha ancora in mano il mondo: se non ci sta educando di sicuro potrebbe farlo.

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