Il tempo delle batterie potrebbe essere finito: siamo pronti alla rivoluzione energetica?

I giorni delle batterie – quelle piccole che utilizziamo nella vita di tutti i giorni, almeno – potrebbero essere contati. Ambient Photonics, startup californiana con sede a Scotts Valley, ha recentemente acceso i riflettori sul potenziale delle celle solari a pigmenti fotosensibili (DSSC, o celle di Grätzel) come possibile sostituto.
La tecnologia
Sostituire le batterie nei dispositivi a basso consumo — come il telecomando TV o le tastiere wireless, per intenderci – con celle solari capaci di funzionare anche in ambienti scarsamente illuminati. Ma come? Pur svolgendo la stessa funzione dei comuni impianti fotovoltaici, convertendo fotoni in energia, queste celle si basano su un processo diverso, simile a quello compiuto nelle piante dalla fotosintesi. Posizionato tra due sottili lastre di vetro, un colorante speciale agisce come la clorofilla: colpito dai fotoni, rilascia elettroni che, a loro volta, passano attraverso al vetro rivestito di materiale conduttivo.
«Molti dei materiali che utilizziamo sono stati inventati nei nostri laboratori», ha spiegato a Bloomberg Bates Marshall, il CEO di Ambient Photonics, in una recente intervista.
L'impatto
In un mondo che nel solo 2022 ha generato 62 milioni di tonnellate di rifiuti elettronici, ridurre la dipendenza da batterie a bottone e pile usa-e-getta rappresenta una priorità ambientale. Non a caso, ha sottolineato Marshall, la startup sta puntando «all’universo vastissimo dell’elettronica a basso consumo». È vero, dotate di componenti complesse, le celle solari potrebbero avere un'elevata impronta ambientale nella fase di produzione. Ma il vantaggio rispetto alle normali batterie, sottolinea Bloomberg, è reso evidente soprattutto da altri aspetti. Le celle solari di Ambient Photonics, ad esempio, non devono dunque essere sostituite come le batterie esauste. A giovarne, dunque, è complessivamente anche l'insieme di spedizione e manutenzione, la cosiddetta «impronta logistica».
Un’analisi del ciclo di vita commissionata dall’azienda ha rivelato che le celle di Ambient Photonics emettono il 90% in meno di CO₂ rispetto alle normali batterie. Dati, questi, decisamente incoraggianti.
Futuro (prossimo) industriale
No, al momento questa tecnologia non è in grado di alimentare dispositivi complessi come smartphone e computer: non produce abbastanza energia. Ma la startup punta a sostituire le batterie di tutto ciò che è piccolo e acceso a lungo, con mouse e tastiere visti come il target più consono. L'entrata sul mercato, del resto, è vicinissima: la produzione attuale, ha spiegato il CEO a Bloomberg, è già in fase di scaling. Nel corso del 2025 raggiungerà le centinaia di migliaia di celle al mese, con un obiettivo di milioni entro il 2026. E gli accordi con alcune big del settore sono già stati firmati. I primi moduli di Ambient Photonics sono già stati spediti a Lenovo e ad altri «tre o quattro altri clienti importanti,» ha spiegato Marshall all'agenzia statunitense, senza fornire ulteriori dettagli. «Questo è davvero l'anno del nostro debutto».