Il caso

Musk, la faida con Zuckerberg e quel blocco ai link verso altri social media

Martedì, diversi utenti di X (Twitter) hanno lamentato un certo ritardo nell'aprire i collegamenti web verso altre piattaforme – Che cosa è successo?
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Red. Online
17.08.2023 09:30

Che cosa succede, di nuovo, su Twitter? O, per meglio dire, su X? La piattaforma, ormai da tempo, è sia oggetto che terreno di polemiche. L'ultima delle quali riguarda le difficoltà riscontrate per accedere a link secondari direttamente dal social network. Per dirla con altre parole, martedì diversi utenti hanno lamentato un ritardo di cinque secondi, nel momento in cui hanno cliccato su un link collegato a un sito esterno, come per esempio quello di un altro social media. In particolare, quelli del rivale Mark Zuckerberg. Le segnalazioni hanno incuriosito diversi media, tra cui il Washington Post, che ha deciso di condurre un'analisi per verificare la situazione. Analisi da cui è emerso che, neanche dirlo, stava effettivamente capitando qualcosa di anomalo nel momento in cui gli utenti cercavano di aprire un link da X. A distanza di qualche ora dalla pubblicazione dell'analisi, ecco però che qualcosa è successo. Musk non ha perso tempo, a quanto pare, e ha azzerato i tempi di attesa di cui si lamentavano gli utenti. Nascondendo, in men che non si dica, il misfatto. Ma osserviamo, nel dettaglio, che cos'è successo.

Tutto è nato dalle segnalazioni degli utenti, che per primi si sono accorti che qualcosa sulla piattaforma di Musk non stava funzionando correttamente. In particolare, come anticipato, il ritardo, di circa cinque secondi, veniva riscontrato nel tentativo di accedere ai link esterni, che portavano a siti di testate giornalistiche (tra cui il New York Times) o a quelli di altri social media. Tra cui, appunto, quelli del rivale Zuckerberg, con il quale da giorni è in corso una faida (per ora) virtuale, basata su un ipotetico scontro corpo a corpo tra i due magnati, che potrebbe avvenire in futuro su suolo italiano.

Per ora, ovviamente, lo scontro è rimasto online. E oltre alle continue provocazioni – che Zuckerberg e Musk si lanciano da giorni – si è aggiunto anche il ritardo nell'aprire i link con il dominio t.co, servizio di accorciamento dei link che utilizza X per elaborare ogni link che viene pubblicato sulla piattaforma. In questo modo, il traffico viene canalizzato attraverso il dominio, consentendo al social network di tracciare (e in questo caso anche bloccare) l'attività verso il sito web di destinazione. Sottraendo, dunque, anche potenziale traffico e ricavi pubblicitari alle aziende sulla black list del patron di Tesla.

Le piattaforme coinvolte, ovviamente, non hanno gradito. Dopotutto, le aziende online sono solite investire milioni per garantire che il loro sito web si apra il più velocemente possibile. Azione a cui Musk ha clamorosamente messo i bastoni fra le ruote. In un mondo in cui siamo abituati all'immediatezza e alla velocità, anche un brevissimo ritardo può infatti costar caro. Gli utenti, al giorno d'oggi, di fronte alla tecnologia perdono la pazienza molto facilmente. Secondo quanto riporta il Washington Post, dai dati di uno studio sul traffico mobile condotto nel 2016 da Google era emerso come, già diversi anni fa, il 53% degli utenti fosse solito abbandonare un sito web, nel momento in cui quest'ultimo impiega più di 3 secondi per caricarsi. 

Difficile, tuttavia, prevedere quando siano iniziati i blocchi. Un utente di Hacker News, intervistato dal Washington Post, ha riferito in anonimo di aver osservato ritardi nell'apertura di alcuni link del New York Times già il 4 di agosto. Non un giorno qualsiasi: in quella data, Musk aveva aspramente criticato l'organizzazione giornalistica, definendola «apologeta del genocidio razziale», dopo che proprio il Times aveva pubblicato un articolo dedicato a una controversia politica in Sudafrica. Paese dove, guarda caso, Musk è nato.