Cryptoart

Opere digitali fra nuove tecnologie e tendenze dell’arte contemporanea

Con la blockchain e i «Non Fungible Token» si aprono interessanti scenari per aste e mercati ma anche per gallerie e arte classica – L’esposizione interattiva «Let’s go digital» in corso nel fiorentino Palazzo Strozzi è dedicata interamente al mondo virtuale e multimediale
La Computer Generated Image « Angel 1» di Anyma, fra le opere esposte a Palazzo Strozzi. © Matteo Millari e Alesso Devecchi/Prolitteris
Zoe Viviani
03.06.2022 06:00

Mentre il mondo sembrava girare a velocità variabile e i diversi Paesi si fermavano a turno sotto l’influsso della pandemia da Covid-19, una novità tecnologica rimetteva in moto l’ambiente dell’arte e nel giro di poco più di un anno ha dato il via a una moderna «corsa all’oro» facendo entrare in fibrillazione artisti, musei, gallerie, collezionisti e finanza internazionale. Tutto merito degli NFT (Non Fungible Token) certificati elettronici con un codice criptato che attestano l’unicità e la proprietà dell’opera digitale che così può essere acquistata e collezionata perché minted, ossia depositata su blockchain, un «registro» che la rende immodificabile.

Alla prima asta di Christie’s dedicata a opere completamente digitali, nel marzo 2021, la «Cryptoart» (legata a doppio filo con le criptovalute, monete virtuali attraverso le quali avvengono le compravendite), ha raggiunto cifre da capogiro e nella rosa degli artisti più valutati Mike Winckelmann, un graphic designer conosciuto come «Beeple», con la sua Everydays the First 5000 days venduta per più di 69 milioni di dollari, è diventato il terzo artista vivente più quotato dopo Jeff Koons e David Hockney. Everydays è un immane collage di cinquemila immagini digitali che Beeple ha sviluppato producendo per tredici anni un'opera al giorno dove racconta la contemporaneità americana, la politica e la cultura pop, intrecciate con personaggi e storie della propria vita. Attualmente una selezione delle opere di Beeple che fanno parte di Everydays è visibile a Firenze alla Strozzina, luogo dedicato da Palazzo Strozzi all’arte contemporanea e, in questo caso, a quella «ultra contemporanea del Web 3.0» con la Mostra Let’s Get Digital NFT e nuove realtà dell’arte digitale, che presenta le installazioni e le opere multimediali dei più noti esponenti della criptoarte per fornire «uno spaccato sull’eterogeneità del movimento».

Anche nel metaverso

Una vetrina prestigiosa per capire come la tecnologia possa essere determinante nel futuro del mondo dell’arte? O per entrare nel «flusso» di quella che potrebbe essere una nuova tendenza dell’arte contemporanea? Gli interrogativi e le sfide sono molteplici più ci si addentra nell’argomento. L’illustratore Chris Torres è l’autore di un famoso meme di internet il gattino Nyan Cat, un buffo micio pixelato che corre su fondo nero, lasciando una scia dai colori LGBT. La sua versione in NFT è un’opera d’arte venduta per quasi seicentomila dollari, ma se volete «ipnotizzare» il vostro bambino e distrarlo da un capriccio, potete scaricare il micio sul vostro cellulare e farlo correre quanto vi pare. Funziona anche se non è di vostra proprietà, tuttavia non potete sfoggiarlo appeso a una parete di casa vostra, o nel vostro metaverso (con tecnologia blockchain), dove pullulano i nuovi collezionisti (come Metakovan, criptoinvestitore e creatore di Metapurse il più grande fondo di NFT al mondo e proprietario di Everydays the First 5000 days), che sotto forma di avatar aprono i loro spazi espositivi. Perché la criptoarte ama gli sguardi, «lievita» solo se viene vista, scopiazzata, soprattutto scambiata e venduta e, a ogni passaggio, un’opera frutta in eterno una commissione (in genere il 10%), al suo autore.

Nuove prospettive

Ma parliamo dei musei conquistati dalla tecnologia NFT. A maggio 2021 hanno esordito a Le Gallerie degli Uffizi con un capolavoro di Michelangelo, il Tondo Doni, realizzato dall’azienda Cinello in DAW (Digital Art Work) e acquistato per 240 mila euro (settantamila andate al Museo) da un signore romano. L’opera digitale originale ha persino una cornice uguale a quella degli Uffizi riprodotta artigianalmente. Tra le opere presto acquistabili in DAW ci sarà: La Madonna col Cardellino di Raffaello; La Nascita di Venere e La Primavera di Botticelli che «illumineranno» appartamenti prestigiosi assieme a opere della Pinacoteca di Brera e della Pilotta di Parma. Il British Museum di Londra, a settembre 2021, all’inaugurazione della grande mostra su Hokusai ha presentato la piattaforma digitale francese LaCollection che apre la porta a un «criptocollezionismo sicuro e protetto» con un piccolo catalogo di NFT di capolavori della storia dell’arte: Hokusai, Egon Schiele, Giovanni Battista Piranesi. Ogni NFT è firmato e autenticato dal museo di provenienza dell’opera e il prezzo varia a seconda delle repliche del capolavoro scelto.

Come recita il motto di LaCollection, «L’arte ha bisogno di una nuova ondata di collezionisti», e mentre da più parti ci si chiede se un capolavoro antico in NFT sia un nuovo originale, o piuttosto un costoso gadget tecnologico, i musei hanno forse trovato il modo di supplire alla mancanza di visitatori e alla conseguente carenza di fondi anticipando un futuro prossimo composto da un lato da «nuovi» collezionisti e da turisti che opteranno per una «visita virtuale» al museo con relativo acquisto di NFT, per avere un’opera come souvenir dell’esperienza, il tutto senza mai lasciare casa propria.