Opportunità virtuali ed esperienze reali

Nella rubrica de l’Opinionista fra Davide Proverbio di ated-ICT Ticino e Rossano Tiezzi, Direttore commerciale di Advepa Communication si parla di eventi e fiere. Da quelli di business a quelli relativi all’intrattenimento, che la pandemia ha reso impraticabili nella loro formula fisica, in presenza. Si stima, ad esempio, che nel 2020 nella sola vicina Italia i quartieri fieristici abbiano visto crollare i propri ricavi dell’80% con una perdita complessiva di 28,5 miliardi di euro, per quanto attiene l’industria degli eventi e dei congressi. E non è molto diversa la situazione anche in Ticino, dove i lockdown e i confinamenti più o meno severi hanno compromesso questo genere di attività. Un settore, quello degli eventi, che però sta cercando ed individuando nuove opportunità e modelli di interazione, per consentire a imprese e professionisti di valorizzare e comunicare al meglio i propri prodotti e servizi.
Rossano, nelle nostre consuetudini sono entrate nuove parole e nuove abitudini. Sono virtuali aperitivi e riunioni di lavoro o forse virtuale ha un altro significato?
«Certamente, il virtuale si compone di diverse sfaccettature. Dalle riunioni di lavoro via zoom, alle sedute di consigli di amministrazione e assemblee connesse, a cui si può accedere seguendo un semplice link. Ma pur trattandosi di video-conferenze che avvengono in un ambiente digitale, bisogna sapere che ci possono essere delle modalità virtuali ben più sofisticate, che fanno saltare alcune pratiche a cui la pandemia ci ha costretto per l’impossibilità di vederci in tanti e di persona. Oggi la tecnologia ci consente di ovviare a questa lacuna di eventistica fisica. Poiché è possibile promuovere e valorizzare prodotti e servizi anche attraverso nuove modalità di espressione e fruizione. Naturalmente, si basano su piattaforme digitali, che non hanno precedenti come formato e tipologia di esperienza rispetto al passato. In un certo qual modo si avvantaggiano dell’evoluzione che si è avuta nel mondo del gaming (ovvero l’industria dei videogiochi)».
Possiamo citare qualche esempio di come funziona un’esperienza virtuale e soprattutto cosa si intende per ambientazioni virtuali?
«Un aspetto molto pratico sui cui ci stiamo misurando è quello delle fiere o degli EXPO nella loro evoluzione virtuale (e ci saranno anche in Ticino delle belle novità prossimamente!). Qui il visitatore può muoversi con un suo alter ego o avatar, attraverso padiglioni o stand. Si possono seguire presentazioni o sessioni di formazione, che nulla hanno a che invidiare al formato fisico a cui siamo abituati. Questo perché oggi la tecnologia ci consente di realizzare un’ambientazione virtuale totalmente pensata e costruita su misura per il committente. In pratica, si ha un’esperienza tramite un sito internet del tutto simile a quel che avviene in un evento in presenza, ma senza il contatto fisico, come attualmente richiedono le regole di restrizione. Ci sono Consorzi vitivinicoli che stanno organizzando degustazioni di vino e show cooking con chef stellati su ambienti digitali, inviando precedentemente i prodotti necessari attraverso una vendita online collegata all’iniziativa che promuovono. Ma ci possono essere declinazioni anche legate al mondo della moda, per consentire ai marchi più blasonati di mostrare sfilate e nuove collezioni in un modo originale, nuovo e di grande impatto. E poi non vanno sottovalutati i costi che il digitale abbatte e rende decisamente più abbordabili per le aziende o per i professionisti, oltre al tema green. Fruire di una fiera in modalità virtuale rende il progetto più sostenibile, perché si salvaguarda l’ambiente, eliminando gli spostamenti e i viaggi».