Un vaccino per la schizofrenia?

Convegno internazionale di immunologi a Milano: prossima frontiera, la psiche
Red. Online
22.08.2013 15:48

MILANO - Quella dei vaccini è una delle scienze più "giovani". Ma ha accelerato come poche, soprattutto negli ultimi anni: dalla recente scoperta del vaccino contro la meningite B, alle ultime cure con la terapia genica, i balzi compiuti sono enormi.

Ma gli immunologi, riuniti a Milano per il loro convegno internazionale, guardano soprattutto al futuro, e pensano già a un vaccino unico per tutte le influenze, a quello "ritarda-cancro", o alla vaccinazione come prevenzione di alcune malattie psichiatriche. Senza, però, evitare un pizzico di auto-critica, per non essere ancora riusciti a escogitare un vaccino efficace contro l'Hiv.

"I vaccini - dice Rino Rappuoli, responsabile globale della Ricerca Vaccini di Novartis - hanno l'abilità di curare o prevenire la maggior parte delle patologie infettive dell' infanzia, ma ci sono ancora malattie che non si possono combattere in questo modo. Solo da pochissimo è stato elaborato un vaccino per il meningococco B, uno dei ceppi che ancora non era coperto.

Ma la sfida per il futuro è quella di estendere l'uso dei vaccini, per arrivare a utilizzarli come arma per mantenere la gente in salute. Ad esempio per ritardare l'avvento del cancro, donando grandi vantaggi alle generazioni future. Un'altra sfida è quella di trovare il vaccino contro l'HIV: non stiamo facendo molti progressi, o ne stiamo facendo di troppo piccoli. Ma continuiamo a provare, ed è possibile che si raggiunga qualcosa di concreto entro i prossimi dieci anni".

Nella lotta alle malattie, spiega il premio Nobel per la medicina Rolf Zinkernagel, "è tutta questione di evoluzione. Prendiamo ad esempio il virus dell'influenza: muta ogni anno, e la ricerca e la scienza inseguono queste mutazioni elaborando cure e vaccini sempre nuovi, che di nuovo vengono superati dall'evoluzione del virus. È frustrante. Ciò che però possiamo fare è usare ciò che la natura e l'evoluzione non hanno mai usato: molecole create in laboratorio che funzionino da antibiotici, o da antivirali, o usare gli stessi virus per portare i farmaci e le cure all'interno delle cellule. Dobbiamo insomma accelerare l'evoluzione in laboratorio su queste molecole: è la via giusta per riuscire a battere le malattie".

"Le armi immunologiche - commenta Gianvito Martino, direttore Neuroscienze al San Raffaele di Milano - hanno sempre più importanza nella medicina: oggi le utilizziamo contro malattie come la sclerosi multipla, per la quale siamo vicini a concepire una terapia efficace. Anche nell'ictus queste armi hanno la loro importanza. In futuro il ruolo dell'immunologia sarà sempre più importante, arrivando ad esempio a coinvolgere anche le malattie psichiatriche.

Diversi studi, infatti, evidenziano il legame tra sistema immunitario e patologia psichiatrica, come avviene ad esempio per la schizofrenia. Ad oggi, però - conclude - non siamo ancora pronti per confrontarci con cure per malattie come Alzheimer e Parkinson; ma abbiamo gettato le basi, compreso i meccanismi di base, e ci siamo incamminati nella direzione giusta".