Pedagogia

Una piccola guida per bimbi che crescono

I primi anni del bambino, tra attività e consigli pedagogici.
I primi anni del bambino, tra attività e consigli pedagogici.
Benedetta Consonni
05.11.2021 15:00

Dopo i primi passi mossi intorno all’anno di età e le prime conquiste di autonomia da parte del bambino, per la coppia mamma-bebè si apre un mondo di possibilità tra attività da svolgere e percorsi educativi. Condividono alcuni consigli di base per affrontare questo periodo Chiara Ermolli e Michela Botti, infermiere in igiene materna e pediatria del Consultorio Genitore Bambino Scudo di Lugano. «Se il bambino non frequenta l’asilo nido e resta a casa con la mamma, una buona idea è frequentare i preasili: un momento di socializzazione per mamma e bambino, con attività ludiche e pedagogiche. Ci sono anche alcuni preasili a cui la mamma può affidare suo figlio solo per qualche ora, per avere un tempo per sé, a un costo ridotto». L’elenco dei preasili si può trovare su infofamiglie.ch oppure può essere richiesto alle infermiere del consultorio della propria zona. «L’importante è evitare la solitudine della mamma che non deve restare a casa sola tutto il giorno con il bambino, ma prendere l’iniziativa di uscire e confrontarsi con altre mamme. Noi una volta al mese giriamo per i preasili per incontrare le mamme e ascoltare i loro bisogni e necessità».

Se il mattino può essere dedicato ai lavoretti del preasilo, al pomeriggio già nei primi anni del bambino si possono inserire alcune attività sportive e ludiche. Sul portale Ticinoperbambini.ch si trova un elenco di molte delle proposte per bambini e famiglie nel nostro cantone: associazioni sportive, colonie, biblioteche per bambini e ludoteche, parchi giochi e molto altro. Ginnastica mamma-bambino, rugby tots e acquaticità sono tutte attività utili per lo sviluppo psicomotorio e la socializzazione. «I bambini hanno necessità di uscire, correre e muoversi. I genitori a volte tendono a non dare regole e fare regali, ma per i bimbi è necessario non tanto avere giocattoli, ma esplorare delle competenze, quindi utilizzare le tempere, fare travasi, cucinare con la mamma, imparare a vestirsi, partecipare a laboratori e giocare con i colori dei gessetti. Fare attività del quotidiano aiuta a ridurre nervosismo e capricci dei bambini» spiegano le infermiere pediatriche. «Alle mamme raccomandiamo di uscire anche se piove, equipaggiando i bambini con stivali e mantella. Basta che non ci sia vento eccessivo, ma in tutte le altre condizioni atmosferiche si esce! Infine anche la noia deve avere il suo spazio, per imparare la competenza del posso aspettare».

Se prima del compimento dell’anno di vita è la mamma che spesso deve adattarsi agli orari del bebè, dopo l’anno le infermiere pediatriche raccomandano un minimo di flessibilità oraria. «La flessibilità oraria serve anche per prevenire la solitudine e depressione materna. E’ un peccato rinunciare a un’attività che fa bene alla coppia mamma-bambino perché, ad esempio, il piccolo a quell’ora dorme sempre. Se per una volta dorme nel passeggino non succede niente, l’importante è che la mamma non resti a casa sempre sola». Con il compimento del secondo anno di età, il bimbo entra nella fase dei famosi terribili due, che spesso i genitori non sanno come affrontare. «Vanno messi paletti e regole, concordati tra mamma e papà, che devono avere sempre una coerenza educativa. Quando i bambini fanno i capricci hanno bisogno di accompagnamento, occorre insegnargli a vivere la frustrazione, magari dicendo loro poche parole che trasmettono serenità per spiegargli perché non può fare qualcosa. Siamo noi che trasmettiamo le emozioni che il bambino poi impara a gestire da solo. La flessibilità non si deve esercitare dove ci sono regole. Il pianto del bambino si riesce a gestire quando si assume il ruolo di genitore e si smette di essere figli. Ovviamente le regole devono essere poche, ma buone, altrimenti si passa tutta la giornata a dire no. Le mamme ci possono contattare quando hanno difficoltà educative, poi noi o le aiutiamo direttamente oppure le indirizziamo altrove».

Cosa succede quando mamma e papà hanno difficoltà nel loro nuovo ruolo? «In caso di difficoltà gravi, quando c’è anche un rischio di separazione della coppia, noi indirizziamo le persone all’Associazione Comunità Familiare, un consultorio privato di Lugano, con psicologi specializzati in problemi della coppia. Per i genitori che si sentono inadeguati e sono a rischio depressione c’è il Servizio Medico Psicologico del cantone. Se mamma e papà fanno fatica nel cambio di ruolo da figli a genitori, il bambino lo percepisce e se i bambini vedono i genitori stressati piangono di più» concludono le infermiere pediatriche Chiara Ermolli e Michela Botti.