Viaggiare in camper, un’esperienza che puoi cucirti addosso

Sembra scontato dirlo, perché ormai - e diciamo anche purtroppo – a dettare i ritmi della nostra vita non sono più, da tempo, le scelte individuali. La ricerca di libertà e tranquillità pare quindi essere continuamente un percorso a ostacoli. Ma se partire per un viaggio sedendosi comodamente sul sedile di un aereo assume vieppiù le sembianze di un sogno lontano, c’è un settore che ha ricevuto paradossalmente – come in altri casi - una spinta propulsiva dallo stesso virus che ha messo completamente in ginocchio il turismo. Stiamo parlando del camper, o meglio, dei viaggi in camper, che nell’anno segnato dal coronavirus hanno avuto un boom inedito di riscontri positivi. Basti pensare che rispetto al 2019, le immatricolazioni di veicoli di questo tipo in Svizzera e nel Liechtenstein nel 2020 sono schizzate a + 26%. E nel nostro piccolo cantone? Quanti ticinesi hanno sfidato il virus e hanno scelto di conciliare la distanza sociale con la possibilità di viaggiare? Ma soprattutto, quali sono i motivi che portano a prediligere una vacanza in camper?
«Una richiesta spropositata»
Ebbene sì. Il camper piace, e anche molto, ai ticinesi. A confermare questo trend cantonale ci pensa il titolare del Swiss Camper Store Maurizio Battocchio: «Nel 2020 la richiesta di noleggi è stata spropositata, il telefono non smetteva di squillare e abbiamo affittato tutti i veicoli della flotta. E se ne avessimo avuti molti più saremmo riusciti a noleggiare pure quelli». Anche sul fronte delle vendite non ci si può lamentare, perché «anche in questo campo c’è stato un incremento – ci spiega – non siamo ovviamente ai livelli svizzeri, ma possiamo tranquillamente parlare di un buon 10-15% di veicoli venduti rispetto all’anno precedente». L’incertezza della pandemia, però, si è palesata anche nel settore. Il titolare non nasconde lo scetticismo che aleggiava nello store vedendo la situazione evolversi in negativo. Chi potrà mai acquistare o noleggiare un camper in un periodo di crisi come questa? Ecco che, come un boomerang, l’effetto contrario è arrivato. «Tanti hanno scartato la scelta di andare in albergo per evitare il contatto con altre persone e ridurre di fatto il rischio di contagio – rileva Battocchio -, in camper vige la libertà più totale, l’autonomia e soprattutto la sicurezza. Forse proprio per questo abbiamo avuto un boom».


Per la maggior parte delle persone vacanza è sinonimo di varcare i confini nazionali e andare all’estero. I camperisti ticinesi, però, sembra che i moniti delle autorità federali di trascorrere le ferie in Svizzera li abbiano presi alla lettera. L’itinerario più gettonato, infatti, è stato proprio il nostro Paese. E come dargli torto, sinceramente. «Quasi la totalità della nostra clientela è rimasta entro i confini nazionali – ci conferma Battocchio -, ma abbiamo avuto anche persone che si sono recate all’estero: una coppia, ad esempio, è partita dalla Svizzera, ha attraversato la Francia ed è arrivata in Spagna. Ma, ripeto, si tratta di pochi casi». Qualche difficoltà, però, non poteva mancare in un anno dove l’intoppo era sempre dietro l’angolo. Ma se il fatturato è andato decisamente bene, cos’è andato storto? «Siamo sì rimasti a galla nel 2020, ma abbiamo avuto problemi con le case costruttrici che hanno bloccato le produzioni e di conseguenza sono stati distribuiti meno veicoli e le consegne sono slittate di mesi».
Liberati del superfluo, in camper si viaggia leggeri!
Li avevamo incontrati a settembre prima di partire per un tour europeo senza una tabella di marcia preconfezionata, ma con l’unica volontà di viaggiare liberi e lavorare nelle cosiddette permaculture (luoghi in cui si fa agricoltura sostenibile). Li avevamo sentiti a novembre quando erano approdati a Patrasso, in Grecia, dopo un viaggio di 16 ore in traghetto da Bari. Dopo ormai 4 mesi, ritroviamo i bellinzonesi Natascha Nota e Kuteer Tedesco sempre lì, in Grecia, ma questa volta ad Atene. A bordo del loro camper Rocco (qui potete visitare il blog dove raccontano il loro viaggio). Abbiamo chiesto loro qualche consiglio per i lettori che vogliono mettersi in gioco e fare una vacanza - o un viaggio - en plein air sotto le stelle.

«Ognuno vive l’esperienza a modo proprio, ma dipende soprattutto cosa ci si aspetta - ci raccontano -. Per noi è stata una scelta di vita, dettata più dal cuore che dalla testa. Il primo esercizio da fare è quello di liberarsi del superfluo, in camper si viaggia leggeri. Ma la lezione che ci sta regalando la vita in camper è quella di un’altra percezione del tempo: le giornate sono più libere, c’è una ridotta necessità di pianificazione e soprattutto possiamo fermarci tutte le volte che vogliamo e dove vogliamo». Come ben sappiamo, purtroppo, il virus non ha confini. Quindi la domanda sorge spontanea, come staranno affrontando la pandemia? «Non abbiamo avuto problemi con la COVID-19, chi vive in camper tende a essere riservato e stare al proprio posto. Questo senso di libertà è intenso, ti rendi conto che si può vivere veramente con poco e i costi sono altrettanto pochi (se non ci si sposta molto). In un periodo dove la libertà è fortemente limitata, vivere un’esperienza in camper è un’espansione della stessa. Il camper non finisce alle pareti e il contatto con la natura è costante. Viaggiare con questo mezzo vuol dire anche diventare consapevoli di quello che abbiamo realmente bisogno».
