Dagli Oscar di papà Vittorio ai cinepanettoni: la vita straordinaria di Christian De Sica

Ho sempre pensato che i requisiti minimi per cimentarsi in un'autobiografia dovessero essere almeno tre: aver vissuto una vita che fosse interessante, possibilmente lunga e soprattutto ricca di incontri e di situazioni inconsuete. Chi scrive di sé a 30 anni, o anche meno – e gli esempi non mancano, in particolare nella società in cui si diventa personaggi troppo facilmente e senza possedere alcuna qualità – non deve certamente scarseggiare di autostima, ma è condannato a guardarsi troppo allo specchio. Senza comprendere che un certo tipo di libri ha un senso soltanto se, attraversando il tempo, è in grado di aprire uno sguardo sugli altri.
Parlarsi addosso è un esercizio del tutto inutile. E noioso. Mentre raccontare il mondo attraverso le persone che lo popolano può diventare fonte di divertimento e di riflessione.
Proprio il divertimento è la chiave del libro autobiografico che Christian De Sica, prossimo a compiere 73 anni – li farà il prossimo 5 gennaio – ha scritto per Sperling & Kupfer: Due o tre cose che mi sono capitate è un titolo volutamente minimalista, classicamente understatement, come si suol dire, a fronte di pagine dentro le quali scorre dall'inizio alla fine una vertiginosa passerella di stelle internazionali del grande schermo, del teatro e dello spettacolo musicale. Capitoli in cui si susseguono frangenti e circostanze talvolta ai limiti dell'incredibile.