CentoParole

Pier Paolo Pasolini, la condanna a morte di un intellettuale scomodo

In questa puntata del podcast letterario, vi racconto il libro di Francesco Aliberti, Alessandro Di Nuzzo ed Enzo Lavagnini, pubblicato da Aliberti
Pier Paolo Pasolini durante le riprese del film «Il Decameron».
Dario Campione
31.10.2025 06:00

Cinquant'anni fa, nella notte tra il 1. e il 2. novembre 1975, Pier Paolo Pasolini terminava tragicamente la sua esistenza in uno spiazzo desolato, immerso nel buio, circondato da baracche fatiscenti e casupole tirate su abusivamente, all'Idroscalo di Ostia. Mezzo secolo dopo, ha scritto Giancarlo De Cataldo, l'omicidio brutale del più lucido, acuto e consapevole intellettuale italiano del Novecento «continua ad assediare la nostra memoria collettiva, come un inquieto spettro a cui sono state negate verità e giustizia».

«Trentatré processi, centinaia di udienze, tre condanne in primo grado, due assoluzioni nei gradi successivi, un paio di amnistie. Un dramma - a volte farsesco, a volte angosciante, con un finale tragico - a tre protagonisti: Pasolini stesso, come artista e come uomo; la società italiana del dopoguerra; la giustizia».

In questa puntata di CentoParole, il podcast letterario del Corriere del Ticino, vi racconto il libro di Francesco Aliberti, Alessandro Di Nuzzo ed Enzo Lavagnini, Il libro bianco di Pasolini. La raccolta dei processi a Pier Paolo Pasolini, pubblicato da Aliberti. 

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