L'iniziativa

Basta buttare! Qui si ricicla riparando

Una giornata a Faido dedicata al recupero di apparecchi che, per piccoli difetti, rischiano di finire in discarica – L’evento sarà replicato il 16 settembre, ma sono tante le occasioni, in Ticino, per consegnare nelle mani di esperti oggetti da sistemare
A favore della natura, certo. Ma anche del portafogli... © CdT/Archivio
Jona Mantovan
11.04.2022 13:30

Faido. Ai piedi delle gigantesche colonne del viadotto autostradale, un'area dei magazzini comunali è dedicata al «Caffè Riparazione». Uno striscione riporta il disegno a tinte verdi, il colore dell'ecologia, con tre tazze circondate da bulloni, un cacciavite e una chiave inglese.
«Riparare invece di buttare!» e, nell'angolo, il logo dell'Acsi, l'Associazione consumatrici e consumatori della Svizzera italiana, che promuove – tra le altre cose – anche questo tipo di eventi. Un volontario membro del comitato, Virgilio Sciolli, è in prima fila per l'accoglienza. Ha appena ritirato un rasoio consegnatogli da un residente della zona.
Nel laboratorio due riparatori, Claudio Cianca ‘di stanza’ allo Spazio Elle di Locarno e Franco Cardigliano di Mendrisio, armeggiano con alcuni apparecchi consegnati appena alzate le serrande, alle 13: alcuni aspirapolvere, macchine del caffè, radio con cassette magnetiche... Jeanne Falconi, residente della zona, si presenta al tavolo dell'accoglienza con un ferro da stiro. «Guardi un po', per una stupidaggine... non si può più usare. E ho speso pure 500 franchi! Cosa faccio, ne compro uno nuovo, solo per questa manopola che non gira più?!», dice con una punta di costernazione. «Beh, vediamo se riescono a metterla a posto. Però con tutto quel che l'ho pagato, non dico che dovrebbe durare per sempre... ma almeno vent'anni sì».

Primo quarto d’ora gratis

«In tutta la mia vita ho avuto solo due ferri da stiro. Questo è il secondo, che ho acquistato solo cinque anni fa. E ora è rotto», aggiunge. Anche Lina Roggenbach ha portato un ferro da stiro: «Ha iniziato a perdere acqua. È così comodo, leggero, piccolino. Stira pure molto bene», dice mentre compila il modulo per la consegna ai riparatori. «Per carità, ne ho anche altri. Ma so che qui fanno riparazioni e ho deciso di provare». 

«Con venti franchi hai di nuovo lo stereo riparato, oppure l'aspirapolvere che torna a funzionare come si deve»
Virgilio Sciolli, volontario membro del comitato Acsi

La filosofia degli incontri punta tutto sull'ecologia e sulla riduzione dei rifiuti, recuperando il più possibile grazie alle riparazioni. Insomma, buttare solo quando non ci sono altre possibilità.
Questa di Faido è la prima giornata di questo tipo e un secondo appuntamento è previsto per il 16 settembre. «I riparatori hanno dieci minuti, un quarto d'ora per verificare se sono in grado di sistemare gli apparecchi», spiega Sciolli, che segue i Caffè Riparazione da qualche anno. «Se si tratta di una cosa semplice, si fa subito qui. Altrimenti, ci si mette d'accordo con il proprietario per portare l'oggetto in atelier, dove poi si potrà ritirare una volta messo a posto». Fra l'altro, i primi quindici minuti di lavoro del riparatore, qui a Faido, sono gratuiti. «Con venti franchi hai di nuovo lo stereo riparato, oppure l'aspirapolvere che torna a funzionare come si deve».

Quella scatola elettrica misteriosa

A legare le persone agli oggetti che portano non c'è solo un certo spirito a favore dell'ambiente o la possibilità di risparmiare qualche franco, ma anche l'attaccamento affettivo a oggetti che fanno parte da anni della propria vita: «Per esempio qualcuno aveva portato un giradischi vecchio di trent'anni... senza quello, la sua collezione di vinili che ascoltava da giovane non si poteva rispolverare».
Non mancano le curiosità, come quella volta che un uomo si era presentato con una strana scatola elettronica. «Eravamo rimasti un po' sorpresi, non riuscivamo proprio a capire cosa fosse!», esclama Sciolli pescando dai ricordi. «Poi ci ha spiegato che serviva per mettere sotto tensione i recinti elettrificati delle mucche...»

I «trucchetti» delle case produttrici

Ma non c'è solo la semplice usura che guasta i nostri apparecchi. Sempre più aziende, infatti, progettano una serie di ‘difetti’ allo scopo di prevedere la fine del prodotto, così da spingere le persone ad acquistarne uno nuovo. Lo sa bene Claudio Cianca, riparatore (che nei pomeriggi da lunedì a mercoledì è fisso allo spazio Elle di Locarno) da parecchi anni: «Le stampanti hanno dei chip che contano il numero di fogli stampati. Una volta raggiunto il limite impostato dal produttore, semplicemente smettono di funzionare». Di recente, poi, proprio Canon è stata citata in giudizio negli Stati Uniti, perché se finisce l'inchiostro nei suoi apparecchi multifunzione, la funzionalità di scannerizzazione è improvvisamente disabilitata, anche se è evidente che questa non debba utilizzare inchiostro. 

Ogni apparecchio ha un punto debole. Per esempio un'impastatrice con tutti gli ingranaggi d'acciaio, ma solo uno plastica. Quale si rompe?
Claudio Cianca, riparatore

Cianca sottolinea come ci siano anche problemi meccanici, quindi non solo legati ai programmi interni che regolano le macchine. «Ogni apparecchio ha un punto debole. E ne ho visti davvero tanti. Penso per esempio a un'impastatrice. Tutti gli ingranaggi sono d'acciaio, uno solo è di plastica. Qual è quello che si romperà? Ovviamente proprio questo, il più delicato. L'avranno messo apposta? Chissà...». Un esperto è in grado di individuare a priori i problemi che si presenteranno, in futuro, che porteranno al guasto dell'apparecchio.

La confusione nei consumatori

Il problema, secondo Cianca, sta anche nella confusione che regna nelle teste dei consumatori. «Non c'è verso di capire quanto un apparecchio sia di qualità, in termini di progettazione e costruzione meccanica. Come utente posso acquistare quello che costa meno... mi meraviglierò se questo si romperà poco dopo la scadenza della garanzia? Ecco, queste sono cose che come consumatore devo conoscere. D'altra parte, però, se spendessi di più? Otterrei davvero una qualità maggiore? Non sempre è così. È una lotteria. E i consumatori ne escono completamente disorientati».

Il diritto alla riparazione

Il lavoro dei riparatori è artigianato puro. E da qualche tempo si è risvegliato il dibattito per frenare sprechi e consumi. Per difendere e proteggere l'ambiente. Mentre il ciclo «compra-getta-compra di nuovo» sembra fuori controllo. «Siamo passati, nell'arco di un paio di generazioni, da considerare normale ripararsi le cose a pensare che sia meglio buttarle e comprarne di nuove. Mio nonno lo faceva. Sapeva mettere a posto quasi tutto. E non era considerato un utopista. Oggi alcuni ci vedono con questi occhi. Ma la colpa è anche dei fabbricanti. Non abbiamo documentazione, non abbiamo schematiche elettriche, meccaniche o idrauliche... siamo come dei giocolieri, dobbiamo cercare su internet il funzionamento di alcune componenti». Insomma, un vero e proprio lavoro di artigianato.
«Una legge solida sul diritto alla riparazione andrebbe a vantaggio di tutti», precisa Cianca. «Perché anche il mondo della riparazione è un settore interessante per lo sviluppo degli affari. Soprattutto per le aziende stesse, che possono mettere in piedi servizi di ripristino, vendere pezzi di ricambio, oltre a offrire corsi di certificazione».

«Dobbiamo tornare per forza a questa filosofia. Altrimenti saremo sommersi dai rifiuti»
Claudio Cianca, riparatore

«Facciamo qualcosa di utile. Evitiamo di mandare in discarica il numero maggiore possibile di apparecchi che riceviamo. Dobbiamo imparare dalla natura — conclude l'esperto —. Lei non spreca. Solo noi riusciamo a sprecare. Ma questo spreco, in qualche modo ci tornerà indietro. Dobbiamo tornare per forza a questa filosofia, al riparare il più possibile. Altrimenti saremo sommersi dai rifiuti».