Il punto

La benzina sale e le elettriche corrono scatenate

Il prezzo del carburante è alle stelle e la propulsione alternativa aggredisce il mercato: «Un'auto su due acquistata tra gennaio e febbraio non è alimentata al 100% da combustibili fossili»
Jona Mantovan
25.03.2022 16:04

Il prezzo della benzina è alle stelle. Di più. È un'altalena di cifre, una giostra che sale e scende (di poco). Il mercato delle auto elettriche, intanto, continua la sua corsa. Sì, perché fare il pieno è, per il portafoglio, come salire sulle montagne... russe. Ed è proprio la Russia una delle cause del mal di pancia agli automobilisti, che ogni mese si vedono erodere chilometri e chilometri di autonomia. Già, la guerra con l'Ucraina – la campagna di invasione di Putin nel Paese dei girasoli – ha scatenato l'aumento al prezzo del barile. Il peso sulle materie prime, carburanti in primis, si fa sentire. Soprattutto a causa delle sanzioni. Ma ci si mette pure la siccità. Il portavoce del Touring Club Svizzero, Laurent Pignot, lo dice a chiare lettere: «Il livello del fiume Reno è basso, ai minimi storici. Le navi cariche dei preziosi idrocarburi che poi arrivano in Svizzera da Nord per rifornire le pompe di benzina, non possono navigare a pieno carico». La capacità deve essere ridotta. E di tanto: la metà del carico. Altrimenti c'è il rischio che le navi si incaglino sul fondo. «Il costo maggiorato del trasporto (la nave ha un costo fisso, quindi più è carica più il trasporto conviene, ndr) influenza sensibilmente i prezzi al distributore, almeno dieci centesimi al litro». Appena arriverà la pioggia, allora, la benzina (almeno quella che arriva da Nord) potrebbe improvvisamente scendere di prezzo. Una miscela di fattori che avrebbe il potere di far inclinare ancora di più la scelta di chi vuole un'auto verso l'alternativa elettrica (guarda il video). 

«È una tendenza che vediamo da anni», precisa Pignot. «Non possiamo dire che la guerra in Ucraina con le conseguenti sanzioni alla Russia, complici di un aumento repentino della benzina, abbiano già sin d'ora un'influenza sul mercato. Il mercato dell'auto reagisce in modo lento, nell'arco di mesi o anni. Oggi, chi compra un'auto diesel o benzina si chiede se riuscirà a rivenderla tra cinque anni. Le elettriche stanno vivendo una crescita senza precedenti». Lo confermano i numeri. I dati delle vendite di gennaio e febbraio attestano che quasi il dieci per cento delle auto nuove acquistate sono dotate di funzioni plug-in/ibrida e quasi il 15% sono completamente elettriche, quindi prive di motore termico. Insomma, quasi il 25% delle auto nuove vendute in gennaio e febbraio avevano una presa, vale a dire sono parzialmente o completamente elettriche. Un'auto su quattro.

Ma c'è di più. «Se a questo 25% aggiungiamo un altro 25% di auto ibride o ‘mild-hybrid’, arriviamo a quasi il 50% delle auto vendute in Svizzera dal 1° gennaio a oggi, che viaggiano con una propulsione alternativa». Una dinamica in atto da parecchi mesi, sottolinea l'esperto, quindi difficilmente collegabile con la guerra in Ucraina.

Le difficoltà dei costruttori

Tutto questo nonostante le difficoltà che incontrano i costruttori di auto elettriche. I quali non riescono a stare al passo della domanda. «A partire dal problema di approvvigionamento dei chip, anche se non vale solo per l'auto elettrica, ma anche per quella tradizionale. Più sono evolute le auto tradizionali, più hanno necessità di questi chip. Poi c'è il prezzo delle materie prime, i cui prezzi sono saliti moltissimo. La terza incognita è costituita dal fatto che, dopo un'importante flessione del mercato dell'auto dovuta alla pandemia, c'è un picco della domanda». Un altro elemento che fa sì che oggi non ci siano abbastanza auto».

La quattroruote elettrica, in ogni caso, se confrontata con quella tradizionale vince anche sul fronte della complessità. «È molto più semplice, ha meno componenti, ha un motore che non richiede uno scarico, di una immissione d'aria, di tubazioni... e nemmeno di turbocompressore o sistemi di riciclo delle emissioni» e, va da sé, non ha bisogno neanche di un serbatoio. «Oltre a essere una vettura più facile da mantenere, la concezione e la progettazione stessa sono estremamente più semplici», aggiunge Pignot. «Anche se oggi l'industria è confrontata con la reperibilità delle componenti elettroniche, di cui c'è meno offerta rispetto alla domanda».

La «ballata» della benzina

L'aumento del costo del carburante ha un influsso forte sul costo chilometrico dell'auto. «Ma non è l'elemento più determinante nelle scelte strategiche degli automobilisti».

Pignot, calcolatrice alla mano, fa quattro conti per dare un'idea più precisa: «Un aumento di 48 centesimi al litro, quindi un aumento molto elevato, l'automobile costa tre centesimi di più al chilometro. In pratica, costa 73 centesimi invece di 70. Non è un costo gigantesco o ingestibile. Non è una parte maggioritaria del costo dell'automobile al chilometro. Però di sicuro i consumatori che oggi, o nei prossimi mesi, pensano di cambiare auto, o sono arrivati alla fine di un leasing,... oppure ancora con l'auto che ha già un certo numero di anni e vogliono cambiarla per una di queste ragioni, si orienteranno di sicuro molto più volentieri verso una elettrica o parzialmente elettrica, rispetto a una ‘tradizionale’».

Il mercato sta viaggiando verso l'elettrico, con il pedale dell'acceleratore spinto al massimo. «Comprare una 100% a benzina, oggi, significa proprio affrontare, tra cinque anni, una rivendita di cui non si conoscono bene i contorni e le circostanze». Un salto nel buio, insomma, che sempre meno persone vogliono affrontare. Soprattutto con le montagne russe dei prezzi al distributore. Anche qui, la situazione di stallo ha tutta l'aria di una serie di scelte politiche: «In alcuni Paesi sarebbe possibile aumentare, teoricamente, la produzione di petrolio e, di conseguenza, far abbassare il prezzo del barile». I prezzi non sono mai fluttuati così tanto e in modo così rapido negli ultimi anni. «Oggi parliamo di varie differenze di prezzo alla settimana, mentre di solito una decina di cambiamenti all'anno», conclude Pignot.

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