The Kolors: «Da cassa dritta a strofa a otto, vi faremo scatenare»
«Ho capito che Italodisco sarebbe stata un successo quando ho visto mia figlia Grace scatenarsi e ballare mentre la suonavo alla chitarra. Magari è solo una casualità, ma anche quando le ho fatto sentire Un ragazzo una ragazza non si fermava più…». Se le sensazioni di Stash fossero confermate potremmo trarne due grandi considerazioni: intanto che la piccola Grace sarebbe evidentemente destinata a un futuro da direttrice artistica del Festival e, soprattutto, che ci aspetterebbe un’altra stagione «kolorata», dopo un’estate nella quale Italodisco è stata sentita ovunque, pure in un’ironica versione inglese particolarmente riuscita. «Non lo nascondiamo: abbiamo sempre voluto andare a Sanremo e fare bene, chi dice il contrario probabilmente mente. Chi non vuole partecipare a una vetrina che ti può far conoscere a milioni di persone, nella quale una vittoria può cambiare la carriera?», sottolinea il frontman della band, che abbiamo incontrato all’Armani Hotel di Milano pochi giorni prima della loro avventura sanremese. «Noi comunque siamo già contenti di essere riusciti a portare un brano che non ci snatura per strizzare l’occhio alle dinamiche di Sanremo. Anzi, chi lo ha ascoltato ha subito parlato di suono The Kolors: l’essere riusciti a diventare immediatamente riconoscibili per noi è motivo di grande orgoglio».
Festival con la strofa a otto
Dal «Festivalbar con la cassa dritta» a un Sanremo da «strofa a otto», come Stash canta nel testo di Un ragazzo una ragazza. L’ennesima espressione tecnica destinata diventare ricorrente sulle pagine social. «Ci siamo resi conto solo quando la canzone era già stata registrata che avevamo usato un altro tecnicismo. Il fatto è che quando siamo in studio a lavorare diventiamo un po’ nerd e ci viene spontaneo scrivere usando termini che però ci rendiamo conto non siano così scontati per tutti». Diventa però un modo di fare lezioni di cultura musicale ai più giovani: «Chissà, magari faremo un album in cui le canzoni saranno accompagnate dalla didattica», scherza il 35.enne casertano. Che però diventa molto più serio quando il Corriere del Ticino gli domanda come loro, degli ossessionati del suono, integreranno l’orchestra al loro arrangiamento. «Come detto prima, abbiamo una certa fissazione per le sonorità: poter quindi sfruttare le potenzialità di un’orchestra è stato per noi un sogno che si avvera. Quando abbiamo fatto le prove con tutti i musicisti che ci accompagneranno a Sanremo ci guardavamo con il sorriso di chi sta realizzando un gran figata (dice proprio così, ndr). Credeteci, il risultato finale è notevole, non vediamo l’ora di esibirci sul palco dell’Ariston».
I The Kolors tornano al Festival dopo l’esperienza del 2018, quando avevano ottenuto un ottimo quinto posto con Frida (mai, mai, mai). Solo sei anni, ma sembra passata una vita: «Ne abbiamo parlato anche noi qualche giorno fa: abbiamo cambiato formazione e abbiamo anche vissuto momenti in cui ci davano per finiti. Ma ci sentiamo più consapevoli del nostro percorso». Un percorso che li ha portati in Stazione Centrale a Milano, dove è nata Un ragazzo una ragazza. «Stavamo aspettando il treno quando abbiamo visto un ragazzo che provava ad approcciarsi a una ragazza: un momento di coraggio in un mondo sempre più orientato verso i contatti virtuali, dove sembra che la priorità sia un like e non un sorriso reale, che ci ha affascinato e abbiamo voluto raccontare, per spingere chi la ascolta ad abbandonare la paura verso le altre persone».
Se i favori della vigilia fossero rispettati, i The Kolors parteciperebbero all’Eurovision. Vista la loro internazionalità, forse i candidati migliori per rappresentare l’Italia: «Sarebbe meraviglioso – spiega Stash –. Ma da buon napoletano sono scaramantico. Meglio non dire cosa sto per toccarmi…».