A Berna il discorso «nucleare» non è ancora del tutto chiuso

In Svizzera l’utilizzo dell’atomo non è ancora una porta chiusa a doppia mandata. Dopo il «sì» popolare del 2017 - con il 58,2% dei voti - alla sostituzione dell’energia nucleare con fonti rinnovabili, la costruzione di nuove centrali è vietata. Alla votazione si era arrivati sull’onda dell’incidente di Fukushima del 2011.
Ora, l’UDC e una parte del PLR vogliono fare un passo indietro. Il prossimo 13 marzo inizierà una lunga discussione - sono previsti tre giorni di dibattiti - su una nuova legge che chiede un «approvvigionamento elettrico sicuro con le energie rinnovabili»: il campo borghese vorrebbe introdurre nella legge la possibilità di costruire reattori a determinate condizioni. Ad esempio, tramite la concessione di autorizzazioni generali per la costruzione di centrali nucleari di terza generazione. L’UDC vorrebbe anche che le centrali nucleari intrinsecamente sicure siano escluse dal divieto.
Non solo, lo scorso agosto è stata lanciata l’iniziativa popolare «Energia elettrica in ogni tempo per tutti (Stop al blackout)», che mira a ottenere un «approvvigionamento energetico sicuro e rispettoso del clima», anche attraverso l’utilizzo di energia nucleare con la costruzione di nuove centrali.
I promotori – tra cui il «senatore» Peter Hegglin (Centro/ZG), i consiglieri nazionali Christian Imark (UDC/SO), Marcel Dobler (PLR/SG) e il granconsigliere ticinese Stefano Tonini (Lega) - hanno tempo fino a marzo 2024 per raccogliere le 100 mila sottoscrizioni necessarie.