«A Davos un caso discriminatorio che va contro la società svizzera»

«Non noleggiamo attrezzatura sportiva ai nostri fratelli ebrei». Il cartello esposto al ristorante montano di Pischa, a Davos, continua a far discutere. L’avviso, scritto esclusivamente in ebraico (e ora tolto dalla circolazione), riguarda però un distinto gruppo di persone: gli ebrei ortodossi. Da anni i turisti di questa comunità si recano nei villaggi alpini di tutta la Svizzera (e non solo a Davos o nei Grigioni). A volte, tuttavia, la convivenza non è sempre idilliaca e ci sono già stati malumori ed episodi di attrito e incomprensione. Questa volta, però, i gestori del ristorante sono andati oltre.
«Quanto accaduto a Davos è chiaramente discriminatorio. È problematico attribuire la cattiva condotta di alcuni turisti ebrei all’intera comunità ebraica», ci spiega l’ex consigliera nazionale Ursula Schneider Schüttel, che dallo scorso primo gennaio è presidente della Commissione federale contro il razzismo (CFR). Per la socialista friburghese, che lo scorso ottobre ha mancato la rielezione in Consiglio nazionale, gli «incidenti antisemiti nelle zone turistiche non sono una novità».
L’intera comunità ebraica
Tuttavia, il discorso è ben più ampio: «Questi episodi si verificano in tutte le regioni e in tutti gli ambiti della vita», aggiunge Schneider Schüttel. Non è la prima volta, però, che nelle località turistiche grigionesi gli ebrei ortodossi sono al centro dell’attenzione. La domanda, dunque, sorge spontanea: si tratta di un gesto puramente antisemita oppure è diretto esclusivamente contro la comunità degli ebrei ortodossi? «Non conosciamo le intenzioni degli autori. Ma il modo in cui è stato scritto il cartello è stato indirizzato all’intera comunità ebraica», tiene a sottolineare la presidente della Commissione federale contro il razzismo.
Gli sforzi sono falliti
«Non possiamo dire nulla sulle motivazioni dell’autore. Tuttavia, il gesto va contro la società svizzera nel suo complesso, perché la divide e implica che il cattivo comportamento possa essere attribuito a singoli gruppi», aggiunge dal canto suo Philip Bessermann, numero uno della Fondazione contro il razzismo e l’antisemitismo (GRA), che critica aspramente il cartello al centro delle polemiche. «Riteniamo che il caso sia fortemente antisemita. Sebbene la direzione dell’organizzazione turistica di Davos abbia già fatto diversi tentativi per ridurre il comportamento antisemita a Davos, questi sforzi finora sono ovviamente falliti. Riteniamo che esistano soluzioni costruttive a queste incongruenze e siamo disponibili a lavorarci».
Regole di comportamento
Già in passato era stato proposto un dialogo per garantire comprensione reciproca fra gli ospiti (in particolare gli ebrei ortodossi) e la popolazione locale. Tuttavia, il progetto è naufragato. «Gli ebrei ortodossi sono certamente più visibili di altri gruppi turistici. Ci possono essere anche incomprensioni culturali», conferma Schneider Schüttel, secondo cui è importante cercare il dialogo. Proprio per questo «esistono progetti di sensibilizzazione, dialogo e mediazione, come quello gestito dalla Federazione svizzera delle comunità ebraiche (FSCI)». Likrat Public, creato nel 2019, è una guida di viaggio per i turisti di confessione ebraica contenente ad esempio le offerte kasher (cibi e bevande permessi in base alle leggi alimentari ebraiche) e le sinagoghe in Svizzera, ma anche informazioni sulle regole di comportamento svizzere», anche per evitare che «insorgano problemi con la popolazione locale».
Un consultorio anche in Ticino
Per Bessermann e Schneider Schüttel non si tratta di un caso isolato, né unicamente legato alle località alpine. «L’antisemitismo è presente in Svizzera in varie forme e intensità fin dal Medioevo», spiega il primo. «La discriminazione razziale esiste in Svizzera come in altri Paesi», sottolinea la socialista friburghese, aggiungendo che anche il Canton Ticino non fa eccezione. Come negli altri cantoni, esiste anche un servizio di consulenza per le vittime del razzismo. Si tratta del Centro per la prevenzione delle discriminazioni (CPD), alla quale ci si può rivolgere per segnalare casi (subiti oppure alla quale si assiste) di discriminazione. Per la Fondazione GRA, nel nostro Cantone non è stato registrato alcun caso nel 2023.
Gli attacchi del 7 ottobre
Il discorso è però differente nel resto della Svizzera. «Soprattutto dopo l’escalation in Medio Oriente, gli episodi di antisemitismo sono aumentati notevolmente, ma non vediamo alcun legame evidente tra il caso di Davos e il conflitto in Medio Oriente», aggiunge Bessermann.