A Locarno una stagione teatrale al femminile e sempre più orientata ai giovani

Per il Teatro di Locarno, il cui programma per la 36. volta è curato dall’associazione degli «Amici», si profila una stagione 2025/2026 dalla prevalenza femminile e sempre più orientata ai giovani, anche grazie a varie iniziative gratuite che coinvolgeranno le realtà scolastiche della Città. «Tuttavia, quasi tutto il nostro cartellone può essere fruito da chiunque, dagli adolescenti in su», ha precisato ieri il direttore artistico, Paolo Crivellaro, alla conferenza stampa di presentazione. Non senza citare due esempi in linea con il nuovo corso, come il primo appuntamento in calendario il 23 e il 24 ottobre, «L’Empireo», nel quale quindici donne animeranno il palco in uno spettacolo della regista Serena Sinigaglia, scritto dalla drammaturga britannica Lucy Kirkwood per riflettere sulle tematiche di genere senza retorica, oltre che in modo avvincente e divertente capace di oscillare tra il comico e il tragico. Oppure ancora, il 2 e 3 dicembre, con «Amadeus» - firmato dal Teatro dell’Elfo di Milano - nel quale si racconta di un Salieri che guarda con invidia l’ascesa del «concorrente» Mozart. E poi, ancora: «Il Vedovo», con Massimo Ghini e la regia di Ennio Coltorti (7/8 novembre, tratto dal celebre film di Dino Risi); «La sera della prima», con Monica Guerritore (18/19, rivelando i tanti segreti della vita di una quindicenne che diventa attrice e icona del teatro e del cinema); «Il medico dei pazzi», con Gianfelice Imparato e diretto da Eduardo Scarpetta (14/15 gennaio 2026), commedia che mette in scena in modo gioioso il rapporto tra normalità e follia, capolavoro del teatro napoletano.


Il ventaglio si completa con una serie di altri titoli (programma dettagliato in rete su www.teatrodilocarno.ch) come «L’inferiorità mentale della donna», di Giovanni Gra con Veronica Pivetti (7/8 febbraio, nella quale Pivetti, interpretando una sorta di moderna Mary Shelley, racconterà grazie a bizzarre teorie pseudoscientifiche e pseudomediche, una presunta interiorità nel genere), «Anfitrione» di Plauto con Emilio Solfrizzi, «Un sogno a Istanbul» di Alberto Bassetti (4/5 marzo) e tratto da uno scritto di Paolo Rumiz, uno spettacolo venato di malinconia e, a volte, doloroso, «Colpi di timone» (28/29 marzo, nel quale si riderà molto con un Tullio Solenghi che conclude la trilogia goviana) e, infine, «Le fuggitive» (16/17 aprile, con Paola Quattrini e Gaia de Laurentis nei panni di due donne che cercano, per ragioni diverse, di allontanarsi dai loro destini e che formeranno un'improbabile coppia). Un elenco che contiene, in tutti i casi, «produzioni nuove e di qualità vertenti sul lavoro di compagnie rodate, senza per questo tralasciare la leggerezza, il divertimento e la spassosità di personaggi a volte alquanto improbabili portati da interpreti dal talento eccezionale. Mi permetto di sottolineare - ha ancora aggiunto Crivellaro - la riduzione del 25% ai nuovi abbonati, i quali pagheranno solo 240 franchi anziché 320. Comunque poco, per quel che offriamo, dieci serate memorabili con attori presenti dal vivo».
«Poco più di una pizza, una bibita e un caffè. Un importo rimasto praticamente immutato dagli anni Novanta», ha poi ricordato il presidente, Diego Erba. Che, per l’occasione, ha pure snocciolato alcuni dati sullo stato di salute del «caso particolare» locarnese.
«Al contrario di altri centri urbani in Ticino, qui siamo noi a pagare un affitto alla società che ha in mano la struttura, per la maggior parte controllata da Palazzo Marcacci, oltre che da altri Comuni, e a comporre una proposta rivolta al pubblico. Con 400 soci e una media di 600 spettatori per evento, su un totale di 6.000 la scorsa rassegna, non siamo ancora in grado di frenare una perdita di circa 40.000 franchi all’anno che registriamo da almeno un lustro, a fronte di costi per mezzo milione a edizione, finanziati al 40% da vari enti pubblici».
Riqualifiche in vista
Altre incognite che «pesano» sul futuro del sodalizio sono il cantiere che ridarà lustro all’edificio (quasi 30 milioni di investimento) inserendosi nel più ampio progetto di riqualifica «Nouvelle Belle Époque». «A inizio autunno sapremo i dettagli e avremo un’idea delle tempistiche. I lavori dureranno un biennio e dovremo capire che soluzioni trovare, nel caso in cui fossimo costretti ad abbandonare temporaneamente questa sala», ha concluso Erba.