«A Poschiavo ho ritrovato le mie origini»

Da biologa ad autrice letteraria e teatrale in una regione, la Valposchiavo, che ha imparato ad amare da zero, da quando ci è arrivata 10 anni fa dal Ticino. Begoña Feijoo Fariña ha in sé molte sfaccettature, così come sono compositi i personaggi e i temi dei suoi testi scritti. Più storie in una storia, quindi. Tanto più che è anche fondatrice e direttrice artistica del festival letterario «Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo», che si tiene ogni anno a ottobre a Poschiavo, nonché cofondatrice della compagnia teatrale «inauDita» e direttrice artistica della stagione teatrale «I monologanti» di Brusio. «Quando sono arrivata ho trovato una comunità fiera di sé legata alle proprie origini e al proprio territorio, ma anche molto curiosa e attiva dal punto di vista culturale», spiega.
Occhi attenti e curiosi come i suoi. Che la spingono a osservare e a interrogarsi a sua volta sulle esistenze degli altri. Come ha fatto nel 2020 raccontando in un libro per Capelli editore, Per una fetta di mela secca, il dramma dei collocamenti forzati che ha caratterizzato la Svizzera fra gli anni Trenta e gli anni Settanta del secolo scorso. O molto più recentemente con Come onde di passaggio, che (sempre per lo stesso editore) ripercorre attraverso le vite di cinque personaggi la tragedia del crollo del ponte Morandi di Genova, nel 2018 (vedi articolo a fianco).
Dalla Spagna al Ticino per seguire i genitori
«I miei genitori sono venuti in Svizzera dalla Spagna quando ero piccolina, avevo cinque anni quando è partito mio papà e sei quando è partita mia mamma. Nel momento in cui hanno potuto portarmi con loro ho lasciato i nonni paterni con cui ero rimasta e sono arrivata in Svizzera anche io: avevo 12 anni». I primi suoi sguardi si indirizzano verso la scienza. Perché, dice, «serve molta creatività per essere un bravo scienziato e ci vuole anche molta disciplina per essere un buon creativo». Ecco perché accanto all’attività professionale inizia a scrivere storie e a frequentare corsi e laboratori di teatro in Ticino e a Milano. Fino a quando si ritrova senza lavoro e compie una scelta a prima vista strana e particolare: trasferirsi in Valposchiavo.
«Avevo un’amica che abitava lì e l’ho seguita. Arrivare qui è stato un po’ come tornare alle origini, ai piccoli paesi, alle persone che si salutano per strada». Certo i Grigioni italiani, che non sono il Moesano non sono proprio dietro l’angolo. «La Valposchiavo è lontana da tutto e mi è mancata subito la possibilità di prendere un treno per andare nel giro di un’ora a Milano per seguire uno spettacolo teatrale. Ma qui è tutto molto lontano, per andare a Zurigo ci vogliono più di 5 ore. Se si vuole andare a seguire un festival bisogna partire il giorno prima che il festival inizi».
La comunità letteraria
Begoña Feijoo Fariña non si scoraggia. Anzi. Inizia a macinare idee. «Era da un po’ che avevo in mente di organizzare un festival letterario, così nel 2021 l’abbiamo fondato». Nasce quindi «Lettere dalla Svizzera alla Valposchiavo», una rassegna che prevede incontri ed eventi tra autori che si esprimono in tutte le lingue nazionali, tedesco, francese, italiano e romancio. Ma anche concerti, laboratori, esposizioni e momenti di confronto con la popolazione. Anche il comitato di programmazione è plurilingue. «Il desiderio era quello di di creare un evento di qualità importante, così da evitare alla popolazione di partire per andare a seguire un certo tipo di eventi e dall’altra c’era anche la volontà di portare qui la letteratura svizzera, di immergerla nella realtà di Poschiavo per qualche giorno. Il borgo è piccolo, le persone riescono a parlarsi e a incontrarsi, il pubblico chiacchiera con gli autori, con i traduttori e si crea veramente una specie di comunità, che era un po' quello che sognavo e non ero sicura che sarebbe accaduto».
E invece è andata proprio così. Il risultato è che ogni volta, a ogni edizione, si crea come una sorta di «comunità transitoria, si sente che c’è questa cosa nell’aria, la lingua non è più una barriera, perché io non parlo tedesco e ho di fronte a me un autore che non parla italiano, magari comunichiamo in francese, o usiamo un mix di tutte le nostre lingue per riuscire a dirci delle cose. Questo è un po' quello che cercavo: superare la barriera linguistica e raccontare l’identità linguistica nella Svizzera».
Contaminarsi a vicenda, insomma. Per creare e ricreare legami, al di là degli idiomi e delle culture differenti. Così facendo nel corso degli anni si sono sviluppate ad esempio anche iniziative ed eventi nuovi. «Sono nate collaborazioni con Viceversa letteratura (rivista cartacea e piattaforma online dedicata alla letteratura e agli autori svizzeri) e con la Casa della letteratura per la Svizzera italiana di Lugano». Ma non solo. Spazio è dato anche al Premio Letterario Grigione.
Letteratura ma anche teatro
Tutto questo seguendo sempre il motto che l’autrice nata nel 1977 in Galizia si è data: disciplina e creatività. Due caratteristiche «necessarie sia in ambito letterario e teatrale ma anche come organizzatrice, come creatrice di eventi. Perché da una parte serve la creatività per ideare un progetto, dall’altra è necessaria anche molta disciplina per portarlo a termine, dallo studio di ogni singolo dettaglio alla ricerca fondi». Serve insomma anche molto tempo. Ed è per questo che per il momento Begoña Feijoo Fariña si sta concentrando più sulla letteratura che sul teatro, un’altra sua grande passione. Una passione che ha iniziato a coltivare quando era ancora in Ticino, frequentando corsi e laboratori di drammaturgia e regia. Che l’hanno portata a fondare la compagnia teatrale inauDita - che ha portato in scena già quattro spettacoli - e a essere anche direttrice artistica della stagione teatrale «I monologanti» di Brusio, che la vede impegnata per uno spettacolo al mese tra novembre e aprile.
Nel frattempo Begoña Feijoo Fariña non ha però abbandonato la penna per la prosa, se è vero come è vero che ha pubblicato fino a oggi quattro romanzi, oltre a una raccolta di racconti Potere e Possesso dello Zahir e altre storie (Youcanprint, 2015): Abigail Dupont (Demian Edizioni, 2016), Maraya (Augh!, 2017), Per una fetta di mela secca (Gabriele Capelli, 2020), che ha ricevuto la targa speciale della giuria del Premio Stresa di Narrativa 2021 e l’ultimo Come onde di passaggio (Gabriele Capelli).