«Abbassiamo il capo per la vergogna»

ROMA - «Le parole non bastano più». Quello che da sempre è stato il grido, troppo spesso inascoltato, delle vittime degli abusi, oggi diventa la consapevolezza di chi di quelle violenze è chiamato a rispondere. La vigilia del summit sulla pedofilia, in programma da giovedì a domenica in Vaticano, è accompagnata da dichiarazioni dal peso specifico non indifferente che, con ogni probabilità, segneranno le relazioni dei 190 vescovi e rappresentanti del mondo cattolico nei quattro giorni di lavori.
«Abbassiamo il capo per la vergogna quando ci rendiamo conto che tali abusi si sono verificati nelle nostre Congregazioni e Ordini e nella nostra Chiesa», è il mea culpa, nero su bianco, di religiosi e religiose che hanno affidato ad una lunga nota una loro dichiarazione in vista del summit. «Riconosciamo che c’è stato un tentativo inadeguato di affrontare questo problema e una vergognosa incapacità di comprendere il vostro dolore - il loro messaggio alle vittime degli abusi - Vi offriamo le nostre più sincere scuse e il nostro dolore. Vi chiediamo di credere nella nostra buona volontà e nella nostra sincerità».
Le scuse arrivano anche da monsignor Mark Coleridge, leader dei vescovi d’Australia, Paese dove la piaga della pedofilia ha scosso profondamente negli ultimi anni il mondo cattolico e i rappresentanti del clero. L’arcivescovo di Brisbane, già a Roma, affida a un videomessaggio il suo appello in vista dell’avvio dei lavori. Racconta del «viaggio», della trasformazione della parola abuso, vista prima «come un peccato, poi come un crimine e poi come una questione culturale».
«Con questo - spiega - intendo dire che l’abuso e il suo insabbiamento sono stati aggravati, e probabilmente causati, da elementi culturali nella chiesa cattolica». Una dura presa di posizione e di coscienza, che fa il paio con quella della conferenza episcopale spagnola. «Chiediamo perdono per gli abusi commessi sui bambini da parte dei pastori e dei fedeli della chiesa», si legge in un messaggio pubblicato sui propri social network.
I vescovi lanciano una preghiera per «i bambini e i giovani che hanno subito abusi fisici o morali». «Chiediamo al Signore - si chiude il messaggio - che non si ripetano più simili atrocità».
Intanto, in attesa dell’apertura dei lavori, domani una rappresentanza delle associazioni delle vittime di abusi vedrà il comitato organizzatore del summit. Alcuni di loro, rivela Francesco Zanardi - fondatore della Rete-L’abuso - dovrebbero avere anche un incontro privato con papa Francesco a margine dell’udienza generale del mercoledì. Una notizia non confermata dal Vaticano che ribadisce comunque come Bergoglio continui a incontrare periodicamente le vittime degli abusi. Le associazioni di tutto il mondo si troveranno comunque a Roma, per portare le loro testimonianze durante i quattro giorni dei lavori. «Basta parole, servono i fatti», continuano a gridare.