Adesso pure Corbyn apre a un referendum bis

LONDRA/BRUXELLES - Ultimatum di Jeremy Corbyn a Theresa May: se la premier non accetta un compromesso su una nuova proposta di accordo per una Brexit più soft che includa la permanenza del Regno nell’unione doganale, il Labour - ha detto giovedì il leader dell’opposizione - è pronto a presentare una nuova mozione di sfiducia per arrivare a elezioni anticipate (evocate ancora una volta come la strada migliore per «uscire dal vicolo cieco») ma anche a valutare l’opzione di «una nuova consultazione pubblica». Ossia di un referendum bis.
E in questo senso si è già mosso un drappello di deputati conservatori filo-UE, dissidenti dalla linea della premier Theresa May. Il drappello ha annunciato giovedì la costituzione di un comitato deciso a far campagna per un secondo referendum sulla Brexit. Il coordinamento è guidato dall’ex sottosegretario Philip Lee e la campagna è stata ribattezzata «Right Vote». Al momento il totale degli aderenti è limitato ma Lee si è detto convinto che il numero dei parlamentari Tory favorevoli a una ripetizione del voto referendario stia «crescendo rapidamente». Questa ipotesi resta peraltro al momento problematica, visto che la contrarietà della May rappresenta un ostacolo quasi insuperabile per l’iter parlamentare necessario in teoria a convocarlo. Tanto più che anche il sostegno dell’opposizione laburista è per ora limitata a un centinaio di deputati.
Da parte di Bruxelles, inoltre, è si è affermato che una Brexit senza accordo «è diventata più possibile» dopo che martedì Westminster ha bocciato l’intesa. «Stiamo prendendo la questione molto seriamente»., ha affermato Margaritis Schinas, portavoce della Commissione europea che ha aggiunto: «L’UE ha fatto un grosso lavoro per la preparazione per questa evenienza e il vice-segretario generale sta facendo un giro delle capitali per discutere su come procedere con questo lavoro». Sempre da Bruxelles è stato inoltre precisato, per voce dello stesso Schinas: «Non abbiamo ricevuto una richiesta di estensione del periodo di permanenza nell’Unione Europea da parte del Regno Unito. Se arriverà, saranno i 27 a decidere e Londra dovrà motivare le ragioni della sua richiesta».