«Adolf Eichmann, noi ti condanniamo a morte»

Lo scorso 23 marzo è scomparso Rafi Eitan, l’agente segreto del Mossad che nel 1960 catturò Adolf Eichmann in un sobborgo di Buenos Aires. Il noto funzionario israeliano rintracciò il gerarca nazista in Argentina e seguì le sue tracce fino al giorno della cattura. Eichmann venne narcotizzato e imbarcato su un volo della compagnia aerea di bandiera di Israele. Un solo desiderio: processare e giustiziare per la prima volta in territorio israeliano uno degli artefici del massacro di sei milioni di ebrei. Il processo all’ex colonnello delle SS iniziò l’11 aprile 1961, e fu il primo processo massmediatico della storia.
«Siete voi Adolf Eichmann, figlio di Adolf Karl Eichmann?» Queste le prime parole del presidente della Corte suprema israeliana Moshe Landau che aprì il processo contro il criminale nazista nella mattinata dell’11 aprile 1961.
Presenti al banco dei giudici, ai lati del presidente, Benjamin Halevy e Yitzhak Raveh; davanti a loro i tavoli della difesa con l’avvocato di Colonia Robert Servatius, scelto personalmente da Eichmann e pagato dal Governo israeliano perchè la Germania si rifiutò di farlo. Presenti anche il pubblico ministero, il procuratore generale del Governo di Israele Gideon Hausner e quattro assistenti.
Era lunghissimo l’atto di accusa nei confronti dell’ex colonnello delle SS, che coordinò i trasporti dei deportati destinati ai vari campi di concentramento sparsi su tutto il suolo europeo. Letto in ebraico, la lingua ufficiale del processo, portò via quasi un’ora all’udienza per via della traduzione in tedesco effettuata dall’interprete assegnato ad Eichmann. Sono quindici i capi d’accusa che pendevano su di lui: quattro si riferivano ai crimini compiuti contro il popolo ebraico, sette a quelli contro l’umanità, uno ai crimini di guerra e tre all’appartenenza al regime nazista. Crimini compiuti negli anni tra il 1939 e il 1945. Dopo la lettura dei capi d’imputazione da parte del presidente della Corte, vennero elencati gli atroci metodi di sterminio utilizzati dai nazisti contro gli ebrei. Adolf Eichmann ascoltava impassibile, dentro la sua gabbia di vetro a prova di proiettile, costruita appositamente per il processo per paura che qualcosa andasse storto. La Casa del Popolo di Gerusalemme, la Beith Hà Am, trasformata per l’occasione in aula di tribunale, era un vasto anfiteatro con platea e gallerie, disposto come un normale teatro. Un’ampia sala stampa venne allestita al primo piano, siccome da ogni parte del mondo erano giunti quasi seicento giornalisti.

Venne chiamato il «processo del secolo», un evento più unico che raro. Hannah Arendt lo definì «processo spettacolare»: per la prima volta, oltre al fatto che gli israeliani riuscirono a catturare un gerarca nazista con l’obiettivo di vendicare sei milioni di ebrei sterminati durante la seconda guerra mondiale, vennero ammessi testimoni oculari e sopravvissuti. Inoltre il massacro ebraico venne posto al centro del dibattito del tribunale di Gerusalemme, distinguendolo, ad esempio, dal processo di Norimberga. La cattura e il processo innalzarono un polverone mediatico a livello internazionale, tanto che l’evento fu trasmesso in televisione e in radio. La trasformazione, voluta dal governo israeliano, in particolare dal primo ministro Ben Gurion, del dibattimento in un vero e proprio evento mediatico permise al popolo ebraico di rompere il silenzio sull’Olocausto, informando l’opinione pubblica sulle atrocità della «soluzione finale» e di riappropriarsi di una nuova identità nazionale.
Le irregolarità e le anomalie del caso Eichmann furono tante e così molteplici da oscurare, a detta di molti, la vera natura del processo e i problemi principali che si posero durante le udienze. «Lo scopo di un processo è rendere giustizia e basta; qualunque altro scopo, anche il più nobile, non può che pregiudicare quello che è il compito essenziale della legge: soppesare le accuse mosse all’imputato» scrisse la Arendt nel suo famoso libro «La banalità del male».
Dopo Norimberga, il processo di Gerusalemme mise il punto a un grande capitolo della storia, in cui definitivamente si stabilì che «eseguire gli ordini» e la cieca obbedienza non furono una difesa legittima per fatti di simile portata. Adolf Eichmann venne impiccato pochi minuti prima della mezzanotte del 31 maggio 1962 in una prigione di Ramla, in Israele. Fu la prima esecuzione capitale di un civile nella storia israeliana, avente come legge politica il non impiego della pena di morte. In seguito, vennero istituiti altri processi sull’onda di Gerusalemme. Il più importante quello di Francoforte, chiamato anche «Secondo processo di Auschwitz», in cui vennero giudicati ventidue imputati tedeschi accusati di crimini commessi nel campo di concentramento di Auschwitz fra il 1940 e il 1945.