Ticino

Airbnb, affittacamere alla cassa: «Occorre un prelievo specifico»

Un’interrogazione del Centro solleva il tema degli oneri finanziari a carico dei Comuni per sostenere l’attività turistica - Il primo firmatario Giuseppe Cotti: «Il modello di finanziamento va rivisto tenendo conto dell’evoluzione degli affitti di corta durata»
©Gabriele Putzu
Francesco Pellegrinelli
17.07.2025 06:00

«Non vogliamo mettere in discussione il principio della partecipazione dei Comuni alla promozione turistica – in particolare attraverso il versamento del contributo comunale alle OTR – ma riteniamo che il sistema attuale necessiti di una revisione che tenga maggiormente conto dell’evoluzione del fenomeno degli affittacamere». Parte da questa premessa la riflessione del deputato Giuseppe Cotti, primo firmatario dell’interrogazione targata Centro depositata in questi giorni a Bellinzona, con il titolo «Crescita del fenomeno degli affittacamere e sfide per i Comuni». Accanto al tema pianificatorio (vedi articolo sotto), l’atto parlamentare si interroga soprattutto sulla delicata questione dell’onere finanziario a carico dei Comuni.

Secondo Cotti, il sistema di finanziamento del turismo dovrebbe infatti tenere maggiormente conto dell’evoluzione legata agli affitti di corta durata. «Non si tratta di opporsi a quest’attività che peraltro presenta diversi effetti positivi, come il fatto di contribuire ad ampliare l’offerta turistica, oltre a costituire per molte famiglie un’importante fonte di reddito supplementare». Tuttavia, prosegue il deputato, questa evoluzione accresce la pressione finanziaria sugli enti comunali: «I Comuni si trovano sempre più confrontati con costi aggiuntivi di natura infrastrutturale connessi all’intensificazione dell’attività turistica, senza che ciò sia accompagnato da una compensazione strutturata a livello cantonale». Si va dalla realizzazione di impianti balneari, spazi per eventi e congressi, musei o parchi tematici, fino alla cura dei servizi pubblici fondamentali: strade, parcheggi, sentieri, illuminazione e molto altro. A tutto ciò – aggiunge Cotti – si sommano ulteriori oneri a carico dei Comuni: dalla gestione dei rifiuti alla pulizia e manutenzione dei servizi igienici pubblici, dalla cura di parchi e aree verdi al supporto logistico fornito dalle squadre esterne durante le manifestazioni, senza dimenticare le esigenze legate all’ordine pubblico e il crescente carico amministrativo connesso alla presenza turistica.

Attualmente, però, aggiunge ancora il deputato, il sistema di finanziamento del turismo non prevede un meccanismo di compensazione diretta a favore dei Comuni. Le OTR incassano la tassa di soggiorno (differenziata per categoria di alloggio), la tassa di promozione turistica e il contributo comunale, calcolato in base ai pernottamenti e agli introiti generati nel territorio del Comune. Quest’ultimo contributo varia tra il 5% e il 30% degli importi incassati dalle OTR.

Qualche esempio? Stando al consuntivo 2024, la città di Locarno versa all’Organizzazione Turistica Lago Maggiore e Valli (OTLMV) 166 mila franchi di contributi annui. Una cifra considerevole, in linea con la quota versata dai Comuni turistici della regione. Brissago paga 116 mila franchi; Ascona circa 250 mila franchi. «Non vogliamo mettere in discussione la partecipazione dei Comuni alla promozione turistica», ribadisce Cotti. «Tuttavia, riteniamo che il sistema vada rivisto. Se l’offerta Airbnb è in forte aumento - come i dati sembrano indicare - dovremmo assistere a un incremento delle entrate derivanti dalle tasse turistiche. Il che dovrebbe portare, di conseguenza, a una riduzione dell’aliquota a carico dei Comuni». Insomma, se le OTR incassano di più, i Comuni potrebbero pagare di meno.

Ad ogni modo, prosegue Cotti, sarebbe opportuno avviare una riflessione su come aggiornare il modello di finanziamento del sistema turistico alla luce del nuovo contesto. «L’interrogazione pone proprio questo quesito al Consiglio di Stato. Ovvero, se non è il caso di garantire una distribuzione più equa degli oneri e delle responsabilità connessi all’attività turistica». Secondo il deputato, le soluzioni percorribili sono due. «La prima, come detto, sarebbe di rivedere al ribasso l’aliquota con cui si calcola il contributo comunale versato alle OTR. In alternativa, si potrebbe lasciare invariata la quota comunale, adeguando la tassa di soggiorno per gli affittacamere e destinandone una parte significativa ai Comuni». Una soluzione, quest’ultima, preferita dal deputato del Centro, secondo il quale il prelievo dovrebbe essere destinato, in primo luogo, ai Comuni. «Sarebbe un modo per compensare i costi che i Comuni devono sostenere per garantire un’offerta turistica di qualità». Dal punto di vista tecnico, andrebbe introdotta una base legale che consenta l’applicazione di un prelievo specifico sugli affittacamere, distinto dall’imposizione ordinaria sul reddito già vigente. Si tratterebbe di una misura finalizzata a generare risorse aggiuntive destinate direttamente ai Comuni. In tal senso – evidenzia il deputato – «una revisione mirata della legge sul turismo potrebbe rappresentare lo strumento più adatto per garantire un ritorno economico equo a favore dei Comuni che investono, ogni giorno, nella qualità dell’accoglienza e delle infrastrutture turistiche». Le ipotesi d’intervento non mancano – aggiunge – ma una cosa è certa: occorre agire per assicurare ai Comuni il sostegno necessario a mantenere standard elevati nei servizi e nelle infrastrutture a favore del turismo.

«L’aumento dei costi non deve ricadere sui residenti»

Accanto alla questione dei costi finanziari per i Comuni, il fenomeno degli affitti di breve durata solleva interrogativi anche sul fronte dell’offerta abitativa. «Non possiamo ignorare le ripercussioni sul mercato degli affitti destinati alla residenza primaria», osserva Cotti. «I dati raccolti dalle OTR lo confermano, ma basta anche un rapido sguardo alle piattaforme online per rendersene conto: gli affitti brevi sottraggono sempre più appartamenti al mercato abitativo tradizionale». Nell’interrogazione rivolta al Consiglio di Stato, il deputato del Centro richiama inoltre l’attenzione sugli effetti negativi per le pigioni. «Il rischio di sottrazione di alloggi dal mercato locativo primario comporta anche un aumento degli affitti per la popolazione residente, in particolare nelle aree urbane e nei poli a forte vocazione turistica». Una dinamica che secondo il deputato andrebbe indagata compiutamente. Di qui, appunto, i quesiti rivolti al Consiglio di Stato: «Quali analisi studi o monitoraggi sono stati finora condotti o sono attualmente in corso per valutare l’impatto del fenomeno sul mercato dell’alloggio primario? Quali misure intende eventualmente adottare il Consiglio di Stato per conciliare l’importante sviluppo del turismo con un’adeguata disponibilità di alloggi per la popolazione residente?».

Secondo Cotti, nei Comuni a forte vocazione turistica si può anche accettare una certa riduzione degli immobili destinati alla residenza primaria, a patto che il maggior carico generato dal turismo venga compensato da un gettito fiscale adeguato. «In questi casi – osserva il deputato – la situazione può essere tollerata, ma solo se esiste una forma di compensazione efficace». A suo avviso, un sistema fiscale ben strutturato potrebbe peraltro svolgere una funzione regolatoria, contribuendo a contenere l’eccessiva diffusione degli alloggi turistici a scapito di quelli residenziali. «Non sarebbe infatti corretto – conclude – che gli oneri legati al turismo ricadessero in modo sproporzionato sul moltiplicatore, e dunque sui residenti».