Airbnb, affittacamere alla cassa? Parlano le organizzazioni turistiche

Rivedere il sistema di finanziamento del turismo cantonale tenendo maggiormente conto degli affitti di corta durata. È la proposta contenuta nell’interrogazione del Centro denominata «Crescita del fenomeno degli affittacamere e sfide per i Comuni» (primo firmatario Giuseppe Cotti) depositata negli scorsi giorni a Bellinzona. L’idea è semplice. Considerato che il numero di pernottamenti in questo segmento è in costante crescita e che i Comuni sostengono costi elevati per supportare l’attività turistica sul proprio territorio, il Centro propone di ripensare il modello di ripartizione degli oneri.
Le proposte del Centro
In che modo? O si rivede il contributo versato dai Comuni alle Organizzazioni turistiche regionali (OTR), in quanto queste beneficiano di maggiori introiti grazie alla tassa di soggiorno versata dagli affitti di breve durata. Oppure, si aumenta la tassa di soggiorno applicata a chi affitta abitazioni su piattaforme come Airbnb, destinando il prelievo aggiuntivo direttamente ai Comuni, che oggi si fanno carico di numerose spese legate all’attività turistica.
Lo scopo sarebbe duplice. Da un lato si vuole garantire un’equa ridistribuzione delle risorse tra i diversi attori coinvolti; dall’altro, si vuole assicurare che i benefici economici generati dagli affitti brevi siano accompagnati da un contributo proporzionato ai costi generati sul territorio. Si tratta chiaramente di una proposta forte, ma che – alla luce delle criticità emerse in diverse capitali europee con il fenomeno Airbnb – merita una riflessione seria. Ma che cosa pensano le parti interessate, in particolare le OTR?
Presenza strutturale
Piccola premessa. Tutti i presidenti delle quattro OTR che abbiamo interpellato ritengono che gli affitti brevi costituiscano ormai un segmento significativo dell’offerta turistica cantonale, come dimostra il superamento del milione di pernottamenti nel 2024. «È una modalità di ospitalità diversa da quella tradizionale, che intercetta una domanda specifica e contribuisce a modificare le dinamiche del settore. Si tratta quindi di una realtà di cui occorre prendere atto e su cui riflettere, con attenzione agli equilibri complessivi tra benefici economici e costi per il territorio», ha commentato - a titolo personale, non essendoci stata una specifica discussione formale all’interno del CdA - il presidente di Lugano Region, Rupen Nacaroglu. Un aspetto ribadito anche dal presidente dell’OTR Bellinzonese e Alto Ticino, Luca Bianchetti: «Gli affitti brevi rappresentano a pieno titolo una componente importante dell’offerta turistica della regione Bellinzonese e Alto Ticino. È una realtà ben consolidata e merita quindi una giusta riflessione, che tenga conto dei benefici finanziari, degli oneri fiscali e dell’impatto sul territorio».
«Investiamo i contributi»
Venendo alle proposte contenute nell’interrogazione del Centro, è chiaro che la richiesta di ridurre il contributo versato dai Comuni alle OTR non ha trovato il consenso delle stesse organizzazioni, che hanno evidenziato diverse criticità. Per esempio, il presidente dell’Organizzazione turistica Lago Maggiore e Valli, Aldo Merlini, ha sottolineato che «le risorse raccolte tramite le tasse di soggiorno e i contributi comunali non restano nei bilanci ma vengono interamente reinvestite nella regione sotto forma di servizi, infrastrutture e contributi a manifestazioni». Una premessa dovuta e condivisa da tutti i presidenti. «Basti pensare alla cura e manutenzione della rete dei sentieri, alla segnaletica escursionistica, alle attività di animazione e accoglienza o alla promozione della destinazione. Tutti interventi che contribuiscono a mantenere attrattivo e fruibile il territorio, generando valore anche per i Comuni che ne beneficiano direttamente», spiega dal canto suo Nacaroglu. «Per questo motivo, la proposta di ridurre il contributo dei Comuni alle OTR appare controproducente». Merlini cita alcune cifre: «Nel nostro caso specifico, a fronte di un incasso di 1,6 milioni di franchi provenienti dai Comuni, ne reinvestiamo 2 milioni solo per la manutenzione e la valorizzazione della rete sentieristica regionale. A ciò si aggiungono 2,5 milioni destinati ogni anno al sostegno di eventi e manifestazioni, che animano il territorio, creano indotto e rafforzano l’identità locale. I Comuni sono per noi un partner fondamentale, e proprio anche grazie al loro contributo possiamo garantire un’offerta turistica di qualità e mantenere alta l’attrattività della nostra regione».
Per dirla con le parole del presidente OTR Mendrisiotto e Basso Ceresio, Moreno Colombo, «ridurre i fondi destinati alle OTR significherebbe, in concreto, indebolire la capacità competitiva delle regioni, che proprio attraverso le OTR riescono a promuovere il territorio, realizzare infrastrutture leggere, sostenere eventi e accompagnare operatori locali». È importante ricordare – aggiunge Colombo – che ogni pernottamento genera ricadute economiche dirette e indirette sui Comuni, «indipendentemente dalla tipologia della struttura».
Sì, forse, no
Che dire, invece, della proposta di tassare di più gli affittacamere, aumentando la tassa di soggiorno? Al riguardo, le posizioni sono più sfumate. Da un generico, «restiamo pienamente disponibili a confrontarci con il DFE, nostro Dipartimento di riferimento, per ogni approfondimento tecnico utile a favorire una riflessione costruttiva e condivisa», del presidente Merlini; fino a posizioni di apertura come quella di Nacaroglu: «Più interessante mi sembra invece la riflessione su un eventuale adeguamento della tassa di soggiorno per gli affitti brevi, con una quota da destinare ai Comuni: una possibilità che merita di essere approfondita con attenzione, per trovare un punto di equilibrio che tenga conto delle esigenze di tutti gli attori coinvolti».
Sulla stessa linea, anche Bianchetti, il quale riconosce la necessità di «trovare il corretto equilibrio tra gli attori coinvolti». L’eventuale quota aggiuntiva ai Comuni, tuttavia, «non deve intaccare le risorse delle OTR, proprio per poter permettere alle stesse di svolgere i compiti di legge».
Più critico invece Moreno Colombo, secondo il quale «intervenire fiscalmente su una sola tipologia di struttura – in questo caso gli affitti a breve termine – rischia di penalizzare una parte ormai strutturale del mercato turistico». Colombo ricorda, inoltre, che la revisione della LEAR, approvata dal Gran Consiglio nel 2023, aveva proprio lo scopo di regolamentare meglio questo settore, attribuendo ai Comuni il compito di valutare le richieste di cambio di destinazione necessario per procedere con affitti di breve durata per un tempo superiore a 90 giorni all’anno. Per concludere, Colombo ricorda anche che «ogni turista – sia che alloggi in albergo, sia in una struttura privata – utilizza i servizi comunali e contribuisce alla pressione sul territorio. Per questo motivo non si può attribuire un impatto rilevante solo agli affitti a breve termine, escludendo le altre forme di ospitalità».