Alla ricerca di una nuova casa

Oltre a quella logistica, anche la questione finanziaria preoccupa i vertici del Conservatorio della Svizzera Italiana
(Foto Maffi)
Romina Borla
26.09.2015 06:00

«Il Conservatorio della Svizzera italiana (CSI) è nato d'impulso», racconta Ina Piattini Pelloni, presidente del consiglio di fondazione. «Armin Brenner voleva dare una casa agli oltre 200 allievi dell'Accademia malcantonese rimasti a piedi perché la scuola aveva rinunciato al ramo di pedagogia musicale». Così è iniziata l'avventura del CSI che ormai dura da 30 anni e verrà celebrata il 29 settembre al LAC, il nuovo polo culturale della Città di Lugano (leggi scheda in alto). Una storia ricca di soddisfazioni e successi – come testimoniano i suoi «prodotti», quei giovani musicisti che continuano a ricevere riconoscimenti nazionali e internazionali – caratterizzata però anche da qualche preoccupazione.

Sono essenzialmente due le questioni da risolvere. Una logistica e una finanziaria. «Innanzitutto è necessario trovare una nuova sede per il Conservatorio», spiega Ina Piattini Pelloni. «Il Centro San Carlo è certamente una sede graziosa: in posizione centrale, facilmente raggiungibile grazie ai mezzi pubblici, con un parco rigoglioso, ecc. Sarebbe perfetta se non avessimo problemi di insonorizzazione e di spazio. Non ci stiamo più». Parte delle attività di ricerca e di insegnamento si svolge ora presso lo stabile RSI di Besso, nella Palazzina DR. Inoltre il Comune di Lugano ha messo a disposizione del CSI il municipio di Breganzona per un affitto contenuto. «Ma così non si può andare avanti», sottolinea la nostra interlocutrice. «Come detto, abbiamo bisogno di spazi adatti e anche di un auditorium disponibile. Un luogo dove tenere prove, concerti, eventi, ecc. Ora possiamo contare solo su di un'aula magna, in precedenza del Seminario di San Carlo, non ottimale e sempre superaffollata. Per quanto riguarda l'Auditorio Stelio Molo RSI, che pure sfruttiamo, è spesso occupato». Attualmente il Conservatorio sta esaminando alcune strade percorribili in futuro. «Potremmo ingrandire la nostra attuale sede», afferma Piattini Pelloni. «La Curia ci ha annunciato che un ampiamento è fattibile». Altre possibilità sarebbero quella di ristrutturare una vecchia struttura industriale in via Gemmo, di proprietà delle AIL, e naturalmente lo stabile RSI di Besso. «Seguire altre vie sarà difficile perché sono parecchi i metri quadrati di cui necessitiamo».

In attesa di sapere quale sarà la nuova «casa della musica», ricordiamo ai lettori che il centro San Carlo non è la sede originaria del Conservatorio. La prima dimora dell'allora Accademia di musica della Svizzera italiana (AMSI) si trovava in via Torquato Tasso a Lugano, presso l'ex sede della Culla Arnaboldi, un centro per l'accoglienza e l'educazione dei bambini, che continuava la sua attività in via ai Ronchi. «È successo anche allora», dice la presidente del consiglio di fondazione del CSI. «Ad un certo momento non ci stavamo più. Addirittura le toilette erano state trasformate in piccoli ambienti dove suonare. Grazie all'intervento di Giorgio Salvadè, che sedeva in consiglio comunale a Lugano, ci siamo trasferiti per un affitto simbolico in quella che era la Palazzina emodialisi dell'ospedale Civico in via Madonnetta (che ha fatto spazio al campus dell'Università della Svizzera italiana). Era un grosso passo avanti per noi: una struttura su diversi piani con locali più adatti ad una scuola di musica rispetto a quelli della Culla Arnaboldi». Poi, nel 1998, un ulteriore trasloco presso il Centro San Carlo il quale ha visto l'istituzione crescere sempre più. Ad oggi il Conservatorio accoglie 1.700 allievi suddivisi nelle tre sezioni: Scuola di musica (circa 1.350), Pre-professionale (50 studenti a numero chiuso) e Scuola universitaria (200 studenti a tempo pieno e circa un centinaio in formazione continua).

Le cose belle costano

Il secondo tema sensibile, per il Conservatorio, è quello finanziario. «Siamo una fondazione privata sempre alla ricerca di risorse», ricorda Piattini Pelloni. «Soprattutto per la Scuola di musica che accoglie 1.350 allievi e si autofinanzia per l'85%. Un po' meno per la Scuola universitaria di musica che, essendo legata alla SUPSI, sente meno il problema. Inoltre abbiamo molte richieste che, purtroppo, sono difficili da esaudire visti i limiti finanziari. Ad esempio la tournée negli Stati Uniti per il Coro delle voci bianche Clairière, sicuramente interessante per i nostri giovani ma dai costi non evidenti, il rinnovo parco strumenti musicali, la tournée con l'Orchestra sinfonica a Barcellona e in Svizzera interna, la stagione 900presente, le attività dell'Orchestra giovanile, le borse di studio, ecc.». Le belle cose hanno un prezzo insomma, ed è necessario trovare al più presto dei finanziamenti. Per la nostra interlocutrice è giusto che siano i privati a sostenere la scuola anche se un aiutino in più da parte dello Stato non guasterebbe: «In fondo il CSI è un'istituzione che funziona – e funziona bene – da 30 anni. Una realtà che sa richiamare studenti e docenti anche da molto lontano e che dovrebbe essere anche motivo di orgoglio per tutto il cantone. Un'azienda al 100% ticinese, che distribuisce quasi 9 milioni di stipendi nel nostro cantone, compera gli strumenti in Ticino, che coi tanti docenti e studenti riempie hotel, appartamenti, ristoranti, bar, ecc.».

Grattacapi a parte, per il Conservatorio si sta aprendo un periodo di grandi opportunità grazie all'inaugurazione del LAC. «Gli inizi sono molto positivi», dice Piattini Pelloni. «C'è la volontà. Ci sono delle persone intenzionate a fare e costruire insieme. C'è l'intenzione di ottimizzare le relazioni tra Conservatorio, OSI e LAC. È una premessa fantastica. Ora è presto per vedere come verrà sviluppata quest'idea, abbiamo appena cominciato, ma possiamo dire che abbiamo iniziato bene».