Alla scoperta di Moderna e dei suoi legami con la Svizzera

La Confederazione ha stipulato un contratto per l’acquisto di 4,5 milioni di dosi di vaccino con la statunitense Moderna Therapeutics. La firma risale ad agosto, e nel frattempo l’azienda biotecnologica – entrata nella terza fase di sviluppo del prototipo – ha aperto una filiale nel nostro Paese, a Basilea. Una novità, per Moderna, che per la prima volta ha lasciato i confini nazionali per espandersi nel cuore dell’Europa. Abbiamo dunque voluto conoscere più da vicino questa industria farmaceutica, sulla quale sono riposte parte delle speranze di un vaccino sicuro ed efficace contro la COVID-19.
Rapporti costanti
«Fin dalla fondazione di Moderna, la Svizzera ha giocato un ruolo importante nello sviluppo dell’azienda» commenta Dan Staner, managing director del ramo elvetico. «Abbiamo infatti sempre potuto contare su investitori svizzeri, così come sulla loro consulenza aziendale. La Svizzera, inoltre, è una nazione leader nelle scienze della vita, e dispone di un pool dinamico di talenti del settore, scienziati, organizzazioni di ricerca, investitori e responsabili delle politiche sanitarie globali. L’apertura della prima filiale al di fuori del Nord America in Svizzera è quindi un passo naturale per noi, poiché cerchiamo di costruire un’impronta europea ed espandere le nostre operazioni commerciali». Alcuni hanno letto l’arrivo di Moderna in Svizzera come conseguenza dell’accordo firmato con le autorità federali. Ma Dan Staner smentisce: «La nostra decisione di inaugurare le operazioni europee partendo dalla Confederazione non è collegata ai negoziati con il Governo elvetico».
Un mix di esperienze
I legami fra Moderna e la Svizzera si sono fatti comunque più intensi con l’avvento della pandemia. L’azienda statunitense, ad esempio, ha firmato in maggio un accordo decennale con Lonza per la produzione del potenziale vaccino anti COVID. «Lonza è tra le più grandi aziende al mondo nello sviluppo e nella produzione di vaccini» ribadisce il managing director. «L’azienda svizzera combina infatti l’innovazione tecnologica con la produzione di livello mondiale e l’eccellenza dei processi. È quindi uno dei partner mondiali preferiti per i mercati farmaceutico, biotecnologico e degli ingredienti speciali». Grazie alle capacità produttive di Lonza, Moderna potrà aumentare a dismisura la produzione del vaccino. L’intento è di arrivare a fabbricare fino a un miliardo di dosi all’anno. E la Svizzera si trova nell’invidiabile posizione di avere sia la produzione di vaccini sul proprio territorio sia i mezzi finanziari per procurarseli.
Produrre di più
Lonza, come visto, offre a Moderna anni di esperienza nella produzione su larga scala dei vaccini. Un accordo strategico, dunque, che porta vantaggi a entrambe le aziende. «Nel suo sito produttivo di Norwood, Moderna ha le capacità per produrre completamente in proprio il vaccino, dalle materie prime fino al confezionamento» spiega Staner. Ma senza una grande linea di produzione, anche il miglior vaccino al mondo sarebbe poco utile. Ecco perché, una volta trovata la ricetta giusta, le conoscenze tecniche di Moderna verranno trasferite anche in Europa per cominciare la produzione su larga scala. L’azienda farmaceutica svizzera utilizzerà i suoi siti di Visp e di Portsmouth (New Hampshire) per produrre il principio attivo. «In questo momento Lonza e Moderna stanno stabilendo suite di produzione, attrezzature, utilità, sistemi e personale dedicati presso i siti svizzeri di Lonza» aggiunge Staner. Se la fase 3 del vaccino (conosciuto con il nome di mRNA-1273) andrà a buon fine, una volta ottenute tutte le autorizzazioni necessarie Moderna e Lonza sarebbero in grado di produrre immediatamente grandi quantità di dosi. Da notare che l’accordo decennale fra le due aziende farmaceutiche non comprende soltanto il prototipo mRNA-1273, bensì anche altri eventuali vaccini futuri.
Fitte collaborazioni
Nel complesso mondo della farmaceutica, non mancano fitte collaborazioni fra aziende. Moderna e Lonza ne sono un chiaro esempio, sì. Ma non solo. L’azienda biotecnologica statunitense ha infatti molte altre collaborazioni sparse in giro per il mondo. «Abbiamo stretto alleanze strategiche con aziende farmaceutiche e biotecnologiche, organizzazioni governative, fondazioni e istituti di ricerca con competenze e risorse nell’area terapeutica per aiutare l’avanzamento dei programmi di sviluppo» chiarisce Staner. «Possiamo contare su una base diversificata di collaboratori che ci consente di accelerare la ricerca nel campo degli mRNA, una nuova classe di farmaci che include il prototipo di vaccino anti COVID». Sono quindi numerosi i partner di Moderna. Fra questi c’è pure AstraZeneca, l’azienda farmaceutica svedese-britannica anch’essa impegnata nello sviluppo di un vaccino contro il coronavirus. La collaborazione fra Moderna e AstraZeneca riguarda comunque altri tipi di farmaci. Nell’elenco, fra le altre, troviamo anche Merck, le agenzie governative Barda e Darpa, Vertex e la fondazione Bill e Melinda Gates.
«Interesse enorme»
La Svizzera è stato uno dei primi Paesi al mondo a sottoscrivere un accordo di fornitura per un vaccino. Ma Berna sta comunque vagliando altre piste: la Confederazione ha optato infatti per una procedura diversificata al fine di aumentare le possibilità di ottenere un accesso rapido e sicuro a un vaccino. Ma lo stesso stanno facendo altri Paesi con Moderna. Ancora Staner: «Stiamo riscontrando un enorme interesse attorno al nostro prodotto e stiamo discutendo con diversi Paesi. Al momento non abbiamo nuovi accordi specifici da annunciare, ma a fine luglio avevamo 400 milioni di dollari in depositi provenienti da clienti di diverse nazioni per la potenziale fornitura del vaccino mRNA-1273».

"Prime dosi nel primo semestre 2021"
In questa intervista a Dan Staner, managing director di Moderna Switzerland, facciamo il punto sullo stato di avanzamento dei lavori per il candidato vaccino dell’azienda americana. A che punto è arrivato? Quali sono le sue caratteristiche? Cosa manca ancora?
A che punto è il prototipo di vaccino di Moderna?
«Il candidato vaccino che stiamo producendo, chiamato mRNA-1273, si trova alla fase 3 dei test clinici. Venerdì alle ore 17.00, 27.232 partecipanti su 30.000 risultavano iscritti allo studio di fase 3. Di questi, 15.454 partecipanti hanno già ricevuto la seconda vaccinazione. Ci aspettiamo di cominciare gli studi di analisi dei risultati della terza fase a novembre, al più tardi dicembre. Il nostro obiettivo è quello di essere in grado di produrre potenzialmente 500 milioni-1 miliardo di dosi all’anno. Già nel 2020 contiamo di produrre diversi milioni di dosi al mese. Una volta che il nostro vaccino avrà ricevuto le necessarie approvazioni normative, saremo in grado di consegnarlo ai Governi per la distribuzione. La nostra stima, oggi, è che se i dati della fase 3 fossero positivi, e tutte le approvazioni necessarie fossero garantite, il nostro vaccino potrebbe essere disponibile in Svizzera nel primo semestre del 2021».
Avete già stabilito accordi con degli ospedali svizzeri per testare il vaccino?
«No. Non abbiamo ancora stipulato delle partnership con nosocomi svizzeri. Ciò non toglie che, più avanti, potremmo prendere in considerazione collaborazioni di questo tipo».
Il vostro prototipo di vaccino è definito da molti come «rivoluzionario». Perché?
«Anche prima della pandemia di COVID-19, Moderna utilizzava l’RNA messaggero per stimolare il sistema immunitario a produrre anticorpi neutralizzanti. I prodotti mRNA non sono quindi composti da piccole molecole, come accade generalmente per i farmaci tradizionali. I medicinali a mRNA sono set di istruzioni, un po’ come accade con dei software. E queste istruzioni indirizzano le cellule del corpo a produrre proteine per prevenire o combattere le malattie. Non appena viene prodotta dall’organismo, la proteina è riconosciuta come antigene dal sistema immunitario, che produce quindi anticorpi contro il virus per preparare l’organismo alla lotta contro il virus vero e proprio. L’uso farmacologico dell’mRNA apre un’ampia gamma di opportunità per trattare e prevenire le malattie. I medicinali di questo tipo possono infatti entrare nelle cellule per dirigere la produzione di proteine, cosa non possibile con altri approcci farmacologici. Grazie a questa tecnologia, abbiamo dunque il potenziale per curare o prevenire malattie che oggi non hanno cura».
Finora, per quante terapie avete utilizzato questo tipo di tecnologia?
«Ad oggi, Moderna ha sviluppato 23 terapie con RNA messaggero, 13 delle quali sono in fase clinica contro virus come Zika, Epstein-Barr, influenza, febbre chikungunya, citomegalovirus, e altre malattie infettive».
Quali sono i prossimi passi da compiere?
«La sicurezza e l’efficacia dei vaccini, compreso qualsiasi potenziale vaccino per la COVID-19, viene rivista e determinata da agenzie di regolamentazione in tutto il mondo, come la Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti. La FDA ha stabilito una guida chiara per lo sviluppo dei vaccini COVID-19 e criteri chiari per la loro potenziale autorizzazione o approvazione negli Stati Uniti. Moderna si è impegnata a presentare il vaccino per l’approvazione o l’autorizzazione all’uso di emergenza solo dopo aver dimostrato sicurezza ed efficacia attraverso uno studio clinico di fase 3 - attualmente in corso - progettato e condotto per soddisfare i requisiti di autorità normative come la FDA».
Mettiamo il caso che un’altra azienda «concorrente» arrivi prima di voi a mettere sul mercato un vaccino efficace e sicuro contro la COVID-19. Cosa succede a Moderna? Interromperebbe lo sviluppo del vaccino mRNA-1273?
«No. Siamo convinti che saranno necessarie più soluzioni in risposta a questa pandemia, dunque siamo orgogliosi di sfruttare la nostra piattaforma tecnologica a sostegno dell’impegno globale per combattere COVID-19. Moderna si impegna essere parte della soluzione. Siamo leader mondiali nella tecnologia mRNA e di conseguenza avvertiamo grande responsabilità nel riuscire a dare il nostro contributo allo sviluppo di un vaccino sicuro ed efficace».
Lo sviluppo di un vaccino sembra essersi trasformato in una vera e propria gara. L’aspetto «umanitario» pare essere passato in secondo piano, favorendo quello commerciale. Avvertite anche voi questa pericolosa corsa?
«Non vediamo lo sviluppo di un vaccino come una gara. Vogliamo semplicemente garantire che il nostro prodotto sia efficace e sicuro. Questa pandemia richiede uno sforzo scientifico di livello mondiale, così come politiche sanitarie responsabili. Come per tutti i vaccini in fase di sviluppo, possiamo solo fare affidamento sui dati. È l’unico modo per capire se si sta andando nella direzione giusta. Moderna, comunque, è orgogliosa di essere tra i tanti gruppi che lavorano per rispondere a questa emergenza sanitaria globale».