Vendita

Allentamento del lavoro domenicale: nuovo scontro sociale all’orizzonte

La proposta di modifica di ordinanza del consigliere federale Guy Parmelin è pensata per rilanciare il turismo svizzero nei centri cittadini - Lugano potrebbe beneficiare della revisione che prevede maggiore flessibilità nell’impiego di personale tanto nei piccoli quanto nei grandi commerci
©Chiara Zocchetti
Francesco Pellegrinelli
12.03.2024 20:30

E se dovessimo mettere mano (ancora) alla legge cantonale sull’apertura dei negozi? Musica del futuro, certo. Eppure, potremmo arrivare lì, alla necessità di introdurre alcuni cambiamenti puntuali nella legge.

Un discorso tutt’altro che ovvio in un Cantone come il Ticino dove il tema dell’apertura dei negozi ha spaccato Parlamento e sindacati più di una volta e dove, recentemente, è stato necessario passare dalle urne. La questione, insomma, è molto delicata.

A offrire un nuovo terreno di scontro, questa volta, è la modifica dell’ordinanza 2 della legge federale sul lavoro. Modifica, avviata dal «ministro» dell’economia Guy Parmelin, con l’obiettivo - citiamo - «di allentare la legge sul lavoro per consentire ai negozi che vendono articoli di lusso (nelle zone turistiche urbane) di impiegare personale la domenica tutto l’anno senza autorizzazione».

La modifica - stando al progetto messo in consultazione - si applica unicamente alle città con più di 60.000 abitanti e unicamente a quei quartieri in cui «gli ospiti stranieri rappresentano almeno il 50% del totale dei pernottamenti in hotel».

Ebbene: Lugano (come Zurigo, Ginevra, Lucerna, Basilea, Losanna e Berna) rientra appieno nella categoria delle città beneficiarie. Concretamente, che cosa potrebbe cambiare? Lo abbiamo chiesto al direttore della Divisione dell’economia, Stefano Rizzi. Il quale, negli scorsi giorni, in rappresentanza del DFE, ha partecipato a una conferenza stampa nella quale un’alleanza di Cantoni e associazioni di categoria (come HotellerieSuisse e SwissRetail) ha criticato la proposta del Consiglio federale, chiedendo minori vincoli per l’allentamento.

Come alleanza, è stata criticata la procedura proposta per l’ottenimento di un’autorizzazione, la cui applicazione sarebbe complessa sia per le autorità sia per i commerci stessi
Stefano Rizzi, direttore della Divisione dell'economia

«Serve maggiore chiarezza»

«L’obiettivo è di migliorare le condizioni di applicazione della legge», spiega Rizzi. «Come alleanza, è stata criticata la procedura proposta per l’ottenimento di un’autorizzazione, la cui applicazione sarebbe complessa sia per le autorità sia per i commerci stessi». Di qui, appunto, l’idea di allargare le maglie: «Per quanto l’impatto di questa modifica in Ticino sarebbe limitato, la revisione consentirebbe di avere un quadro più chiaro a livello di applicazione della legge federale sul lavoro». E ancora: «Di fatto, quello che potrebbe cambiare è che nelle zone turistiche cittadine - per il Ticino sostanzialmente Lugano – sarebbe possibile occupare il personale in maniera più flessibile, tra piccoli e grandi commerci».

In definitiva, quindi, l’attuale distinzione (introdotta dalla legge cantonale sull’apertura dei negozi) in funzione della metratura potrebbe, almento a Lugano, cadere. Oggi, infatti, in Ticino possono tenere aperto la domenica senza autorizzazione, solo i negozi con una superficie fino a 400 metri quadrati. Riassumendo: l’allentamento della legge federale sul lavoro permetterebbe di impiegare - nelle città turistiche (con più di 60.000 abitanti) personale la domenica. In questo caso, però, si dovrebbe però adattare la legge cantonale sulle aperture, affinché a Lugano anche i negozi con una superficie superiore a 400mq possano tenere aperto.

«Via un’altra fetta di salame»

«È l’ennesimo allentamento di una liberalizzazione che procede in sordina secondo la tattica del salame», esordisce Chiara Landi del sindacato UNIA. «La recente modifica della legge cantonale sulle aperture dei negozi ha esteso da 200 a 400 mq la superfice massima in cui è consentito tenere aperto la domenica senza autorizzazione. Ora, con la proposta di modifica dell’articolo 25 dell’ordinanza 2 (vedi articolo sotto) si vogliono aprire le porte dei commerci nelle zone turistiche senza alcuna limitazione di superficie, sulla base di criteri arbitrari». Un allentamento che secondo Landi mina il principio del divieto del lavoro domenicale. «In realtà, il cambiamento sociale è molto più profondo di quanto si vuol fare credere. In gioco, a tendere, non c’è solo il settore della vendita, ma tutta la catena produttiva. Per avere la merce sugli scaffali qualcuno la deve produrre e portare a destinazione».

Secondo Landi, infine, l’eventuale apertura domenicale indiscriminata dei commerci andrebbe a detrimento dei piccoli venditori: «La torta è una; e la grande distribuzione ha tutto l’interesse per accaparrarsi la maggiore fetta di mercato, tenuto conto che i piccoli non hanno i mezzi finanziari per poter sostenere le aperture domenicali». Nel merito della proposta, Landi ha poi criticato l’iter proposto da Parmelin (la modifica dell’ordinanza non è referendabile, ndr) e la stessa presenza del DFE nell’alleanza. «Il Cantone dovrebbe assumere un ruolo più istituzionale a tutela di tutti gli interessi».

La protezione delle condizioni di lavoro dei dipendenti è importantissima e su questo tendiamo la mano ai sindacati affinché si trovino le migliori soluzioni
Lorenza Sommaruga, presidente di Federcommercio

«Un volano positivo»

Dal canto suo, la presidente di Federcommercio, Lorenza Sommaruga riponde piccata: «Basta con questa storia della grande distribuzione che si accaparra la fetta dei piccoli commercianti». Secondo Sommaruga, un’eventuale apertura domenicale allargata alla grande distribuzione avrebbe un effetto positivo anche per i piccoli. «Dopo un 2023 chiuso sotto le aspettative, abbiamo bisogno di un rilancio». E ancora: «La protezione delle condizioni di lavoro dei dipendenti è importantissima e su questo tendiamo la mano ai sindacati affinché si trovino le migliori soluzioni. Ma non chiudiamo i negozi pensando che si faccia del bene», conclude Sommaruga.

Quella modifica che divenne Lex FoxTown

Qualcuno se lo ricorderà. L’articolo 25 dell’ordinanza 2 concernente la legge sul lavoro (OLL 2 ), alle cronache cantonali, non è nuovo. L’ultima volta che venne modificato si aggiudicò l’appellativo di Lex Fox Town. Correva l’anno 2015 quanto il Consiglio federale adottava l’allentamento della legge sulla spinta di una mozione del consigliere agli Stati ticinese Fabio Abate. Con quella modifica, i centri commerciali che potevano dimostrare di soddisfare i bisogni del turismo internazionale avevano diritto di impiegare i lavoratori di domenica, per tutto l’anno senza autorizzazione speciale. Le varie condizioni aggiuntive poste dall’ordinanza restringevano il campo di applicazione, in Ticino, al centro commerciale di Mendrisio. Di qui, appunto, l’appellativo Lex FoxTown. Anche in quel caso, l’allentamento del lavoro domenicale passava da una modifica dell’ordinanza, quindi non referendabile, ciò che sollevò malumori tra sinistra e sindacati. Oggi, come detto, il «ministro» dell’economia Parmelin pone mano nuovamente all’articolo 25, proponendo un’estensione delle eccezioni. I negozi che offrono una determinata gamma di prodotti (si parla di articoli di lusso) in zone urbane con turismo internazionale potranno impiegare personale la domenica per tutto l’anno senza autorizzazione. La proposta nasce da una richiesta avanzata da un’ampia alleanza di Cantoni, associazioni turistiche e settoriali con l’obiettivo di ravvivare i centri storici e rilanciare il turismo svizzero. Come detto, però, la proposta scontenta tutti: sindacati, sinistra, partiti borghesi, Cantoni e associazioni di categoria. Per quest’ultime, la critica maggiore riguarda il requisito dei 60 mila abitanti, che introduce una chiara disparità di trattamento tra città; così come la limitazione ai beni di lusso. L’esperienza dello shopping - dicono - sarebbe parziale. Insomma, ancora una volta le sensibilità sono agli antipodi.