Il reportage

«Altro che Netflix! Il vero spettacolo siamo noi, a teatro»

Oggi e domani dodici giovani artisti dell'Accademia Teatro Dimitri (affiliata SUPSI) mettono in scena i loro lavori individuali di fine formazione
Da sinistra a destra, Andrina Hauri, Simon Huggler, la direttrice dell'Accademia Dimitri, Corinna Vitale, Anaïs Lhérieau e Candice Bogousslavsky
Jona Mantovan
18.03.2023 16:45

Dodici giovani artisti si mettono in scena all’Accademia Teatro Dimitri (scuola affiliata alla SUPSI). C’è ancora tempo oggi ma soprattutto domani, domenica, dalle 16 (e si va avanti fino a sera inoltrata) per assistere alle rappresentazioni, al Teatro Dimitri di Verscio, dei Lavori individuali di fine formazione. Dodici spettacoli brevi e intensi (circa dodici minuti ognuno) con pantomime, balli e canti, recitazione e acrobazie. Una festa per le ragazze e i ragazzi al terzo anno del bachelor in physical theatre, che mostrano tutta la loro creatività e versatilità. E il loro messaggio è: «Altro che il vostro Netflix, il vero spettacolo siamo noi. A teatro». La direttrice dell’Accademia, Corinna Vitale, che andrà in pensione l’anno prossimo dopo una lunga carriera dedicata all’arte scenica, scruta l'orizzonte nel giardino dietro l'istituto, unico nel suo genere a livello europeo. «Il senso del teatro? Beh, il teatro è l'arte dell’essere umano e della società», dice spostando lo sguardo. Via vai di persone e rumori che ricordano quelli di un cantiere provengono dal cortile dove si trova l'ingresso del teatro. Questa sera si va in scena. «Le studentesse e gli studenti hanno scelto un personaggio, reale o fittizio, da cui partire per sviluppare un tema a loro caro e creare un momento di uno spettacolo», dice la donna. Che aggiunge come, in realtà, «il teatro riflette, ma anche propone delle idee su come funzioniamo e su come viviamo insieme, su come condividiamo la nostra vita».

Tra i personaggi portati in scena, ci sono una pittrice ultracentenaria, una cattiva dei cartoni animati, un pesce fuor d’acqua e un uomo che interagisce con una batteria a partire da un incidente. Ogni studente esprime il suo mondo e quello del personaggio che interpreta attraverso il corpo, la voce, il trucco, i costumi e la scenografia. Seduta su una sedia nel cortile della scuola c'è proprio Andrina Hauri, 27 anni e originaria del canton Berna. La giovane racconta la sua passione per la pittura attraverso il personaggio di Françoise Gilot, una pittrice francese ancora attiva a 101 anni. «La pittura mi ispira molto per il movimento», spiega emozionata con un grande sorriso sul suo volto raggiante. «C’è poesia nel testo, ma anche nelle immagini che ho creato con la mia partner, Anna Lisa Grebe». In scena, con il titolo Auf Bruch (letteralmente svolta), porta trucco molto colorato sul viso e anche abbigliamento dai colori molto accesi. 

Qualche metro più in là, ecco che arriva Simon Huggler, 29 anni, e proveniente da Brienz (canton Berna). Alto, capelli lunghi biondi e leggermente mossi, dice di aver messo in scena un incidente tra un uomo e una batteria, nel pezzo intitolato Nachhall (come dire eco, riverbero).

«Ho usato la pantomima per trasformare questo strumento, a cui sono molto legato perché pima di arrivare qui ho studiato jazz, in altri oggetti. Ma ho anche provato a esplorare il suono che può produrre, soprattutto se usata in modi mai provati prima d'ora», afferma, muovendo lo sguardo verso l'alto e descrivendo ampi gesti con le mani. Il giovane si è ispirato a un testo di Mani Matter, cantautore svizzero molto popolare soprattutto nella Svizzera tedesca. Il suo tono si fa più basso. «Il mio pezzo parla di cosa succede nell’ultimo momento della vita. Cosa significa la morte? Cosa succede e cosa ci passa per la mente?», si chiede con aria da poeta.

Volevo scavare dentro di lei e mostrare il suo mondo, da dove viene e cosa vuole
Anaïs Lhérieau, 20 anni 

Nella mente della cattiva

Un breve momento di silenzio è interrotto da passi rapidi e decisi che si avvicinano alle spalle di Simon. È Anaïs Lhérieau, 20 anni e cresciuta a Neuchâtel, che ha scritto il suo lavoro (intitolato Spotted!, cioè maculato ma anche visto, avvistato) interpretando i panni di Crudelia De Mon dal film La carica dei 101. «Ho scelto lei, perché mi interessano i personaggi che hanno una reputazione cattiva», confessa e, sorridente, mostra anche le unghie smaltate a tema: bianco con pallini neri, che ricordano le macchie sui cani dalmata. «Volevo scavare dentro di lei e mostrare il suo mondo, da dove viene e cosa vuole. Sì – dice convinta e soddisfatta del suo lavoro –, sono rimasta vicina all'essenza del personaggio, C'è una stravaganza che penso risveglierà il pubblico», esclama.

La che ha preparato pièce, in effetti, inizia con il suo ingresso dal fondo della sala, proprio sulla fila più lontana del pubblico. L'idea della ragazza è di interagire, nei primi minuti, con alcuni spettatori, prima di salire sul palco. «Volevo anche interpretare un personaggio femminile, perché credo che ci siano ancora tanti ruoli scritti per maschi».

A un certo punto, nella mia rappresentazione arriva finalmente un grande cambiamento. Una bella scoperta
Candice Bogousslavsky, 22 anni

Pesce fuor d'acqua

Ma c'è ancora un'altra ragazza qui nei dintorni. Si torna in mezzo al verde, nell'area del giardino. È qui che, fra l'altro, era stato allestito una sorta di palco esterno durante il periodo più grave della crisi sanitaria provocata dal coronavirus. Una strategia che ha permesso di tenere comunque delle rappresentazioni teatrali rispettando le varie restrizioni. Un momento superato, per fortuna. Anche se l'idea di riprendere questo luogo come area dedicata alle esibizioni teatrali sarà probabilmente ripresa con l'arrivo della bella stagione.

Lei si chiama Candice Bogousslavsky, 22.enne di Losanna. Capelli lunghi scuri e mossi, approfitta della pausa pranzo per eseguire qualche stiramento. Nella sua rappresentazione (Dialogue with a fish, Dialogo con un pesce), danza sul pavimento come un pesce fuor d'acqua. Una creatura fuori dal suo mondo che cerca di trovare il suo modo di vivere e la sua libertà. «Ma, a un certo punto, arriva finalmente un grande cambiamento. Una bella scoperta», dice la giovanissima, «Un passaggio che gli permette di trovare la sua libertà nell’acqua». L'acqua che, per rappresentazione teatrale, diventa l'aria. La ragazza, infatti, propone una serie di coreografie sugli 'strap' volteggiando e piroettando a mezz'aria.

Studiare teatro è un sogno diventato realtà, per me
Andrina Hauri, 27 anni

Un percorso ancora lungo

Ma queste sono solo alcuni dei lavori, tutti originali e coinvolgenti, che dimostrano le competenze acquisite durante i tre anni di formazione all’Accademia Teatro Dimitri. Una realtà nata nel 1975 come scuola privata per volontà del celebre clown Dimitri nella campagna delle Terre di Pedemonte, nei pressi di Locarno, da cui oggi deriva l'Accademia Dimitri, scuola appunto affiliata alla SUPSI. 

Per gli studenti del terzo anno questa è stata l’ultima tappa prima del diploma e dell’ingresso nel mondo professionale. «Studiare teatro è un sogno diventato realtà», confessa Andrina Hauri. «Ma ora che ho il bachelor, o che tra sei mesi concluderò la formazione, non significa che le cose sono finite qui. Sento che il percorso è ancora lunghissimo», aggiunge Anaïs.

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