Il punto

Ambulanze sotto pressione: «Già ben oltre i 5 mila interventi»

Attività ripresa a pieno ritmo per il Servizio di primo soccorso dei distretti di Locarno e Vallemaggia dopo un’annata leggermente più «tranquilla» a causa dell’alluvione che aveva portato a un calo del numero di turisti - Il direttore amministrativo Gabriele Duca: «Nel 2026 celebreremo il ventesimo di attività della nostra associazione»
Tra le 50 unità a tempo pieno, equivalenti a 70 persone, è in aumento la presenza femminile © www.salva.ch
Jona Mantovan
08.11.2025 06:00

Sono 5.305 gli interventi del Salva, il Servizio ambulanza dei distretti di Locarno e Vallemaggia, registrati fino all’altroieri. Un dato che conferma la costante crescita della realtà di primo soccorso che ha sede in Città (dal 2018 la sua «casa» è vicino al Palexpo). Lo stesso giorno del 2024, la cifra era ferma a 5.027. «Questa flessione negativa era da attribuire all’alluvione che aveva colpito l’alta valle nella notte tra il 29 e il 30 giugno. Cosa che, insieme ad altre giornate di pioggia, aveva poi contribuito ad allontanare il flusso di turisti dalla nostra regione», evidenzia al Corriere del Ticino il direttore amministrativo, Gabriele Duca. E così, nel 2025 si torna su numeri più stabili «anche se leggermente inferiori rispetto al 2022, che era stato un anno eccezionale post-pandemia. Settembre e ottobre, invece, sono stati mesi più tranquilli, come già accaduto in passato».

A preventivo abbiamo un calo del contributo richiesto ai Comuni, che passa da 38 franchi pro capite a 37.44
Gabriele Duca, direttore amministrativo Servizio ambulanza dei distretti di Locarno e Vallemaggia, 58 anni

Il «battesimo» del 2006

Il nostro interlocutore racconta che, per il 2026, ci sono in vista una serie di eventi speciali dedicati al ventesimo dell’associazione (di diritto privato, ma di proprietà dei Comuni) nata dall’unione dei due precedenti Consorzi autolettiga - Locarno e Circolo delle Isole e Intragna, con sede ad Ascona - il cui «battesimo operativo» risale appunto al 1. gennaio 2006. «La fusione tra i due enti, che si cercava di realizzare da tempo, è uno dei primi progetti importanti a cui ho lavorato una volta arrivato qui, nel 2003», rileva ancora il 58.enne, specialista in finanza con esperienza in veste di capo contabile nell’Azienda elettrica di Ascona. «Compiere questo passo è stato fondamentale per semplificare le procedure e dare vita a una struttura solida in grado di affrontare le numerose sfide che si sono succedute nel corso di questi due decenni».

Sfide costituite, in parte, dal far quadrare i conti: nell’ultimo preventivo - all’ordine del giorno dell’assemblea in programma mercoledì 26 novembre - è prevista una riduzione del contributo pro capite a carico dei comuni, che passa da 38 a 37.44 franchi per abitante. «Cerchiamo sempre di non sovrastimare gli interventi, perché sono difficili da prevedere. Se poi a consuntivo risultano più numerosi, il fatturato aumenta e chiudiamo meglio di quanto previsto».

Tariffe ferme dal 2003

Per quanto riguarda la panoramica generale dei costi, la somma annuale è pari a 8,9 milioni, mentre i ricavi sono di circa 6,3. «Di questi, il 61% proviene dalla fatturazione degli interventi verso casse malati, assicurazioni, ospedali e cliniche, mentre il 29,5% è coperto dai Comuni. Ma ci tengo a precisare che le tariffe non le decidiamo noi, ma il Cantone: sono ferme dal 2003, quindi non siamo di certo la causa dell’aumento dei costi per la sanità», ribadisce Duca, che parla anche delle entrate accessorie: «Duecentomila franchi da prestazioni nel corso di eventi e corsi di formazione per privati e aziende, 270.000 di sussidio cantonale e circa 320.000 da sostenitori, grazie a una campagna annuale». Sul fronte del personale, ci si deve confrontare anche con un calo degli interessati che si fanno avanti: «Ma possiamo contare sempre su una quarantina di volontari all’anno, la cui formazione è ora gestita a livello cantonale dalla Federazione dei servizi di ambulanza, la FCTSA. A differenza di vent’anni fa, oggi c’è più mobilità. Molti, infatti, iniziano come volontari e proseguono con studi in medicina o diventano professionisti. Alcuni, poi, tornano da noi in ruoli più qualificati».

Percorsi «passerella»

Note più dolenti, invece, sul fronte dei professionisti: «Non è semplice avere sempre l’organico al completo. Per questo abbiamo introdotto percorsi di formazione “passerella” per infermieri, che così possono ottenere il diploma da soccorritore», conclude Duca, aggiungendo come tra le 50 unità a tempo pieno, equivalenti a 70 persone, si sia registrato un aumento della presenza femminile: dal 27% degli inizi al 34% attuale.

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