Amelia Earhart, chi è e perché si parla di nuovo del «suo mistero»?

Scomparsa con la speranza di riuscire ad essere la prima donna a compiere il primo volo intorno al globo, Amelia Earhart e il mistero che ruota intorno alla vicenda non hanno smesso di ossessionare ricercatori, scrittori, investigatori e - ci sorprendiamo? - cospirazionisti. Il 2 luglio 1937, alle 8:43 del mattino, giunge l’ultima comunicazione dal velivolo. Da quel momento, il silenzio. Le teorie più diverse hanno tentato di spiegare che fine avesse fatto il Lockheed 10-E Electra, l’aereo sul quale viaggiavano la famosa aviatrice e il pilota Fred Noonan. Tuttavia, nonostante svariate compagnie abbiano tentato di rintracciarlo negli ultimi venticinque anni, l’aereo non è mai stato trovato e il mistero è rimasto irrisolto. Almeno fino ad ora.
Rintracciato il Lockheed 10-E Electra?
Dopo quasi 87 anni dall’ultimo contatto radiofonico con il velivolo, sembrerebbe ora che questo sia stato rinvenuto. A quasi 5.000 metri di profondità dell’oceano Pacifico, il sonar della Deep Sea Vision, società di spedizione oceanica americana, ha catturato l’immagine di un oggetto che, per forma e dimensione, risulterebbe paragonabile al Lockheed 10-E Electra. Essendo stato rintracciato a circa 100 miglia da Howland, isola verso la quale l’aviatrice era diretta, anche il luogo del ritrovamento sembrerebbe corrispondere.
Dalle analisi della Deep Sea Vision risulterebbe quindi probabile che l’evento della scomparsa di Amelia, dopo aver affascinato il mondo intero per quasi un’epoca, stia per essere compreso. Secondo alcuni esperti, però, la vera domanda da porsi sarebbe: per quale ragione il mistero della scomparsa della Earhart colpisce ancora oggi dopo tutti questi decenni?
Il mito di Amelia Earhart
Nata nel 1897 in Kansas, Amelia Earhart è stata etichettata fin da piccola come «ragazzo mancato» e nel corso della sua vita e della sua carriera termini come «geniale», «anticonvenzionale» e «temeraria» le sono stati sempre più associati, rendendola un simbolo dell’emancipazione femminile.
A soli 23 anni, si avventura nei cieli di Los Angeles a bordo di un biplano, un momento che segna l'inizio di una passione irrefrenabile per l'aviazione. Dopo aver preso lezioni di volo, acquista persino il suo aereo personale e si innalza fino a 4’300 metri di quota, battendo il record di altitudine femminile nel 1922 e aprendo così la strada a una serie di altri determinanti traguardi.
Nel 1928 è infatti la prima donna a compiere un volo senza scalo attraverso l'Atlantico. Benché vi partecipa con ruoli limitati, l'impresa attira l’attenzione, soprattutto di George Putnam, un eccentrico imprenditore che diventa suo sponsor e, in seguito, suo marito. Ma non c’è tempo per la luna di miele, perché Amelia è già in volo attraverso gli Stati Uniti per un tour promozionale. Nel maggio del ’32, poi, Amelia stabilisce un nuovo record di velocità decollando da Terranova, in Canada, e impiegando solamente 14 ore e 57 minuti ad atterrare a Londonderry, nell’Irlanda del Nord. Tre anni dopo, nel 1935, diventa anche la prima donna ad aver volato in solitaria da Honolulu a Oakland, California.
Le sue ambizioni viaggiano però ancora più in alto. Il suo sogno più grande è infatti quello di riuscire a circumnavigare il globo. Per realizzarlo, il 1° giugno 1937, assieme all'aviatore Fred Noonan, parte da Miami e, dopo aver toccato Sud America, Africa e India, si ferma a Lae, in Nuova Guinea, prima di riprendere il volo verso l'isola Howland. Purtroppo, come sappiamo, Earhart e Noonan non arrivarono mai a destinazione.
Perché se ne parla ancora oggi
Non si è mai smesso però di dibattere e fantasticare su questo tragico evento. Ma per quale ragione la scomparsa di Amelia ci ha affascinato così a lungo? Amy Morin, psicoterapeuta, autrice e conduttrice del podcast «Mentally Stronger» afferma: «Qualsiasi tipo di mistero suscita molte emozioni, ma in questo caso in particolare, credo che ci sia un ulteriore livello di fascino e curiosità e, forse, un po’ di eccitazione». Secondo la psicoterapeuta, però, ciò è quasi sempre accompagnato dal pensiero: «‘Oh, come deve essere stato terribile!’ Questo perché - aggiunge - speravamo davvero che l’impresa aerea di Amelia avrebbe avuto successo».
Empatia, paura e curiosità sembrerebbero dunque i criteri principali che hanno permesso di dare continuità a quest’evento, sia come motore per la ricerca scientifica e tecnologica - come stiamo vedendo in questi giorni con la Deep Sea Vision -, sia come base per sviluppare teorie e supposizioni. «Alla gente piace molto lasciare che l'immaginazione esplori tutte le diverse possibilità su ciò che potrebbe essere accaduto, oppure speculare su chi potrebbe essere coinvolto - afferma Morin -. E credo che questo aggiunga un ulteriore livello di mistero».
E, quindi, è così che le ipotesi più disparate sono state indagate in questi anni. Ci si è domandati se magari fosse terminato il carburante dell’aereo facendolo precipitare; se i due aviatori fossero finiti sull'atollo Nikumaroro morendo come naufraghi o se, invece, creduti spie, non fossero stati catturati in territorio giapponese. È stata addirittura formulata l’ipotesi che Earhart e Noonan fossero partiti per una missione segreta per conto del governo statunitense, per far poi ritorno in patria con una falsa identità. Tutte teorie che, fino ad ora, non hanno trovato conferma né smentita.
Ora però, qualcosa sembra essere cambiato. Perciò, in attesa di ulteriori accertamenti sull’enigmatico ritrovamento della Deep Sea Vision, rimaniamo ancora con il fiato sospeso, pronti ad assistere all’atterraggio finale di una storia che ci ha accompagnati per ormai quasi un secolo.