Anche i newyorkesi vogliono adottare una statua del Duomo

«Un'icona». Così il New York Times descrive il Duomo di Milano, complice una giornalista che scrive da Roma da più di trent'anni. E che ha fatto conoscere ai newyorkesi il progetto «Adotta una statua» lanciato dalla Veneranda Fabbrica che consente alle aziende (o ai privati) di finanziare il restauro di una delle migliaia di statue del Duomo al punto che, in cambio, «la si può portare a casa per metterla in mostra per tre anni».
Il Duomo viene descritto come «il punto di riferimento della capitale della moda e della finanza italiana, il luogo più amato». Che, però, rappresenta per forza di cose anche un costo continuo a causa della manutenzione straordinaria (la sua costruzione è iniziata nel 1386). Anche perché consta di «circa 3.400 statue e sculture che adornano i suoi innumerevoli angoli e pertugi, i contrafforti, i pinnacoli e le guglie, ed è realizzato con un raro marmo rosa estratto da un'unica cava alle pendici delle Alpi», la catena montuosa che si trova a circa 60 miglia più a Nord, e la cui composizione unica rende questo edificio «particolarmente bello».
Ecco perché è nato il progetto «Adotta una Statua», lanciato dalla Veneranda Fabbrica per raccogliere fondi a favore dei restauri e che permette, appunto, a aziende o privati, di esporre nelle proprie sedi un’opera appartenente alla collezione della cattedrale, ma attualmente non esposta, scegliendola fra una selezione. La «Sirena a cavallo di un mostro marino» - scriveva in luglio il Corriere della Sera - è esposta nella sede di A2a in corso di Porta Vittoria. Il «Gigante 29» è approdato all’azienda vitivinicola «La collina dei ciliegi», fondata da Massimo Gianolli, amministratore delegato di Generalfinance, a Grezzana (Verona). Banca Mediolanum, primo sostenitore del progetto, ha scelto il «Santo con tunica corta». Franco Goglio, presidente dell’omonima multinazionale milanese, ha optato per la statua che ritrae San Longino, il centurione illuminato dalla grazia di Cristo durante la crocifissione e l’opera è esposta nella sede di Daverio (Varese). La banca americana Citi ospita la «Santa con libro» nei suoi uffici in piazzetta Rossi, mentre «San Abdon» troneggia alla Stazione Cadorna per scelta di FNM. Il «San Michele» è ospite della Techbau a Castelletto Ticino (Novara) e la statua di «San Matteo» scolpita nel 1726 da Gio Battista Brunetto, è stata adottata dallo studio milanese Maisto e Associati (San Matteo è il protettore, fra gli altri, di banchieri e commercialisti). L’adozione prevede un contributo di 25 mila euro all’anno. Con «Adotta una guglia», dal 2012 sono arrivati 7,5 milioni di euro, 800 mila da piccoli donatori.
Il suo arciprete, il Reverendo Gianantonio Borgonovo, ama dire che la cattedrale «è dei milanesi» e ha cercato di incrementare gli aiuti del settore privato per coprire parte delle spese continue. Ma, a questo punto, potrebbe diventare anche dei newyorkesi. L’edificio è infatti attaccato dall’inquinamento e dagli agenti atmosferici come l’acido nitrico e l'anidride solforosa che formano croste nere sul marmo, un po’ «come il tartaro che prelude alla carie nei denti», ha spiegato al New York Times Francesco Canali, direttore dei lavori dell’antica associazione Veneranda Fabbrica.
Il giornale USA, per attirare l'attenzione dei «suoi», cita «una splendida statua in marmo del re David che sorregge un'arpa, finita dritta in mostra con soddisfazione in un atrio aziendale» della Mapei.