L'iniziativa

Anche il Museo della Verzasca ora ha una leggenda tutta sua

Mentre sabato gli spazi espositivi di Sonogno riaprono al pubblico rilanciando la stagione, ecco che spunta una fiaba sulle loro origini realizzata con un gruppo di bimbi e pubblicata per la Giornata del racconto
La creazione della storia mitica, con Andrea Jacot-Descombes ©MAD
Jona Mantovan
22.03.2024 23:30

Il Museo della Verzasca è pronto per riaprire le sue porte. La nuova stagione si inaugura sabato alle 14 negli spazi espositivi di Sonogno ed è dedicata a famiglie e persone creative, che potranno lasciarsi ispirare dalla mostra fotografica «Memorie e immaginazioni», inserita all’interno del progetto della Scuola universitaria professionale della Svizzera italiana denominato «Patrimonio accessibile territorio inclusivo»: «Undici bimbi di provenienze diverse, con e senza sindrome di Down, indossando costumi vari interagiscono con l’ambiente naturale del luogo», spiega la curatrice del Museo, Veronica Carmine, al Corriere del Ticino. Ma c’è di più. Nell’ambito di un progetto di formazione della mediatrice Raffaela Brignoni, infatti, ora l’istituzione può vantare anche una leggenda nuova di zecca che ne illustra le origini.

Il patrimonio orale della valle

Una fiaba mitica realizzata insieme a un gruppo di bambini e perfezionata dal «contastorie» Andrea Jacot-Descombes, tra l’altro pubblicata anche sul canale YouTube del Museo stesso in occasione della Giornata mondiale del racconto.

La giornata inaugurale prende il via alle 14 con una mostra di foto inclusive-partecipative in un progetto SUPSI

«Era il 29 di ottobre del 2023», racconta Andrea Jacot-Descombes ricordando una domenica destinata a lasciare il segno. «Avevamo accompagnato un gruppo di bambini in una visita al museo, con l’idea di collegare una storia, una leggenda, a ognuno degli oggetti in esposizione. Una leggenda che fosse pure legata al patrimonio orale della Verzasca. Lo scopo era riflettere su cosa è una leggenda, come si forma, a che cosa serve, per poi arrivare a crearne una originale, da zero».

Un elemento «strano»

E qui entra lo spirito d’osservazione del gruppetto, che perlustra i dettagli più curiosi della struttura dove sono stati invitati: «Avevamo trovato una sorta di buco in una delle murature esterne. Una sorpresa, un elemento ‘strano’. Ci siamo subito detti ‘Questa particolarità potrebbe dare origine a una bella storia’. Da lì è nata poi la leggenda del museo della Valle Verzasca», aggiunge il creativo 42.enne, che da sempre è interessato alle leggende e al patrimonio orale tradizionale della Svizzera italiana.

«La nuova storia che abbiamo elaborato è una sorta di seguito di un’altra leggenda tradizionale che aveva come protagonisti i cosiddetti ‘Crüsc’ di Mergoscia, dei giganti che si dice vivessero nelle caverne dei dintorni».

Una storia di inganni tramati da un giovane della valle, tale Pietro, che aveva fatto precipitare le grandi creature nel fiume Verzasca. Ma ecco che i dieci Crüsc sopravvissuti all’annegamento sono rientrati nelle caverne giurando vendetta ai verzaschesi, riprendendo a rubare dai vallerani oggetti, cibo e persino animali come mucche. Un’attività che svolgevano anche in precedenza. «Ma questa volta, nella continuazione della nostra nuova storia, in maniera ancora più esagerata», precisa il nostro interlocutore.

Vista la quantità di valori trafugati, lo spazio offerto dalle caverne si esaurisce e si rende necessaria la ricerca di una nuova dimora, per finire poi incastrati, appunto, nel famoso buco «scoperto» dalla comitiva dei piccoli «inventastorie» dei nostri giorni.

«Arriviamo così alla risoluzione della nostra storia: assistiamo al ritorno di Pietro, quel Pietro che anni prima aveva sconfitto i Crüsc, che li aiuta a liberarsi e a trovare una soluzione pacifica, offrendo appunto la casa disabitata, appartenuta a suo bisnonno, come deposito per tutti gli oggetti che avevano accumulato. Un’abitazione che si trasforma in un museo», evidenzia Jacot-Descombes. Il Museo della Verzasca, appunto.

Una storia e una canzone

Un progetto di creazione collettiva e creatività che ha arricchito il patrimonio culturale e offerto nuove prospettive sulle tradizioni della Valle Verzasca. «Sì, l’idea è raccontare questa leggenda anche oralmente, affinché possa viaggiare non solo tra gli abitanti di Sonogno, ma anche al di fuori dei confini della valle».

I capitoli del racconto sono intercalati da una canzone composta dal nostro «raccontastorie». Un invito aperto a chiunque per elaborare nuove storie e nuove leggende, ispirate anche dall’esposizione fotografica che troverà spazio lungo il Sentiero delle leggende.