Andrea Giambruno fermato da Mediaset

Travolto dalle polemiche per alcuni fuorionda trasmessi da Striscia la notizia, Andrea Giambruno lascia la conduzione del suo programma, Diario del giorno, pur mantenendo e continuando a coordinare il coordinamento redazionale dello stesso. È dunque arrivata l'attesa decisione di Mediaset, concordata con il giornalista, dopo che nei giorni scorsi si ipotizzava anche il licenziamento. Che cosa significa, concretamente? Che Giambruno, oramai ex compagno della premier italiana Giorgia Meloni, deve salutare – per ora – il video. Ma anche che continuerà a lavorare dietro le quinte.
Un passaggio, quest'ultimo, considerato chiave. Perché significa che Mediaset non ha rilevato violazioni sul fronte del diritto del lavoro da parte del giornalista e conduttore. Tradotto, Giambruno può continuare a esercitare le mansioni che gli erano state riconosciute. Ovvero, la responsabilità editoriale del programma.
La decisione è stata motivata da Mediaset attraverso una nota invero molto breve. «Andrea Giambruno, dispiaciuto per l’imbarazzo e il disagio creato con il suo comportamento, ha concordato con l’azienda di lasciare la conduzione in video del programma Diario del giorno, di cui continuerà a curare il coordinamento redazionale» si legge. Tutto qui. Alla conduzione in diretta si alterneranno altri volti dell'azienda, come peraltro avvenuto nei giorni scorsi. Giambruno, dal canto suo, rimarrà responsabile.
Ha vinto, spiegano i media italiani, la soluzione a mo' di compromesso. Una punizione, sì, ma non eccessiva. Le possibilità, come detto, erano diverse. Da quella più all'acqua di rose (per il giornalista) al licenziamento. Un'ipotesi, questa, ritenuta subito piuttosto improbabile. Ha prevalso la via di mezzo, un reintegro ma lontano dalle telecamere. Per evitare, altresì, nuove «giambrunate» o più semplicemente gaffe.
Detto questo, Giambruno dovrà rispondere dei fuorionda all'Ordine dei giornalisti. Al quale sono state inviate due segnalazioni. Una da parte del Consiglio della Lombardia al proprio Consiglio di disciplina territoriale, l'altra dalla Commissione pari opportunità della Federazione nazionale della Stampa italiana, che ha inviato un esposto al presidente dell'Ordine lombardo.