L'approfondimento

Annunci di lavori online: ci si può fidare?

Sui social spopolano offerte apparentemente serie, con tanto di dati e nomi di personalità più o meno importanti a «confermare» la bontà dell'impiego – Ma non è tutto oro quel che luccica, spiega l'esperto Paolo Attivissimo
© CdT/Chiara Zocchetti
Sara Fantoni
05.07.2023 11:00

È una mattina come tutte le altre. Mi alzo, mi sciacquo il viso, mi preparo un caffè al volo e nel frattempo apro Instagram. Oggi, assieme alle storie abituali di amici, influencer e alle solite pubblicità, ne vedo una che attira la mia attenzione. Un’opportunità lavorativa che sembra essere caduta dal cielo. Non è la prima che ne vedo, anzi! E non è nemmeno la prima volta che passo alla storia dell’utente successivo perché da sempre sono stata sensibilizzata nel considerare con cautela questo tipo di annunci. Eppure, in questa pubblicità c’è qualcosa di diverso: non promette di trasformarmi in una milionaria «con un solo click», non garantisce un guadagno esorbitante e non assicura nemmeno che sarà facile. Al contrario, chiede impegno e serietà accompagnando le affermazioni da dati e nomi di personalità più o meno importanti. Ma benché l’annuncio appaia a tutti gli effetti un’ottima opportunità, nella mia testa continua a risuonare una sola domanda: «Posso davvero fidarmi?».

Più telelavoro significa più fiducia?

Sempre di più si stanno sviluppando lavori online e il telelavoro è una realtà presente e in aumento anche in Svizzera. Lo dimostra l’Ufficio Federale di Statistica affermando che «con il processo di digitalizzazione, il lavoro da casa senza telelavoro sta diminuendo a favore di quest’ultimo. Mentre nel 2001 il 26,8% degli occupati lavorava da casa senza telelavoro, questa percentuale è scesa ad appena il 5% nel 2021».

Perciò, in un mondo sempre più interconnesso, in cui la realtà del telelavoro è presente e in crescita, pensare che opportunità lavorative online possano esistere e magari comparire fra le proprie pubblicità di Instagram non sembra più essere un’idea così assurda. Tuttavia, il dubbio rimane: ci possiamo davvero fidare? Sì, perché nonostante l’implemento dei mezzi digitali in tutti i campi, le frodi online rimangono una piaga difficile da sanare.

 

Come fare dunque concretamente per tutelarsi dagli scam, tentativi di truffa principalmente online pianificati con metodi di ingegneria sociale, e, contemporaneamente, approfittare delle nuove possibilità lavorative offerte dal web? Lo abbiamo chiesto a Paolo Attivissimo, giornalista informatico e «cacciatore di bufale».

Se è troppo è un NO

«Innanzitutto, è essenziale il buon senso. Nessuna offerta troppo bella per essere vera è reale» esordisce Paolo Attivissimo. E alle sue parole fa eco il sito della Prevenzione Svizzera della Criminalità che cita questo fattore come la prima delle caratteristiche della truffa. Seguono altri criteri, applicabili alle diverse tipologie di truffe online: troppo sconosciuto, troppo economico, troppo generoso e troppo semplice. Insomma, il troppo sembra essere un chiaro indicatore da considerare per farci intuire che «c’è qualcosa che non va». È per questa ragione che l’esperto del tema, parlando al CdT, pone l’accento sulla necessità di informarsi attivamente ogni volta che ci si trova di fronte offerte lavorative di questo genere sia sul lavoro sia sull’azienda o il privato che lo propone. «Bisogna diffidare delle proposte per impieghi professionalmente complessi suggerite a chiunque, come viene fatto tramite i social media – consiglia Attivissimo –. È bene ricordarsi che le imprese di solito non fanno reclutamento a tappeto, ma cercano dei profili interessanti su siti come LinkedIn, in modo da effettuare una preselezione; altrimenti riceverebbero troppe richieste. Inoltre, le aziende che operano con serietà, al contrario di coloro che hanno l’obiettivo di truffare, non richiedono alcun tipo di pagamento al futuro lavoratore, che si tratti di materiale necessario, di corsi anticipati per poter accedere all’impiego o per altre ragioni ancora».

È dunque raro che grandi aziende pubblichino offerte lavorative tramite annunci che possano giungere a tutti. Al contrario, è più frequente che i social vengano sfruttati per fare pubblicità ad ampio raggio al fine di promuovere la propria azienda. Per quanto riguarda le piccole imprese, invece, il mezzo per raggiungere nuove persone sono spesso i conoscenti o le piattaforme specializzate. «Se ad esempio mi interessa trovare una persona che sappia tradurre dall’urdu all’hindi – prosegue Attivissimo –, vado su proZ.com, un sito dedicato ai traduttori e agli interpreti. E così è possibile fare per quasi ogni tipo di attività».

Dove informarsi

Sia per i privati o le aziende che desiderano offrire opportunità lavorative, sia per coloro che le stanno cercando, «è molto importante fare verifiche diligenti e prendere contatto diretto». Ma cercare fonti attendibili non è sempre evidente. Infatti, il «cacciatore di bufale» sottolinea come per dare credibilità alle proprie proposte alcune aziende fittizie creino siti e profili falsi con recensioni altrettanto ingannevoli. «Usare Google per fare ricerche su chi ci vorrebbe assumere è quindi un primo passo, ma non è sufficiente. Inoltre, oggi, con l’Intelligenza Artificiale è diventato facilissimo affermare, anche con il sostegno di una prova fotografica, che Roger Federer, per nominarne uno, ha apprezzato il prodotto che si tenta di vendere mettendo così in buona luce l’impresa, quando in realtà lui non ha firmato nessun contratto per l’azienda in questione».

Per trovare fonti sicure riguardo alle imprese della Confederazione, Paolo Attivissimo suggerisce di rivolgersi al Registro di commercio o al Foglio ufficiale. Nel caso in cui il dubbio però dovesse persistere, il consiglio dell’esperto è di «non investire ciò che non si è disposti a rischiare di perdere». Si tratta quindi di una lotteria? In alcuni casi forse sì, ma secondo il giornalista informatico l’importante è che questa scelta venga effettuata dopo aver studiato e analizzato i dati a disposizione e che sia quindi una decisione razionale.

Quando si tratta di offerte lavorative trovate online, il tempo dedicato all’informazione sembra quindi essere la chiave per la sicurezza. «A questa conferma da parte di fonti esterne si aggiunge l’importanza di una dimostrazione fisica, come può essere, per esempio, la stipulazione di un contratto, il quale può essere un buon indicatore per dimostrare la veridicità dell’impiego. In generale, più formalità e chiarezza ci sono, meno probabilità si hanno di cadere in una truffa».

Ci sono anche opportunità reali, ma spesso si tenta di vendere queste offerte a chi si trova in una situazione sensibile o a chi ha un forte bisogno di trovare un posto di lavoro
Paolo Attivissimo

Attenzione all’emotività

Un fattore che può giocare a svantaggio dei consumatori è però l’emozione. Infatti, Paolo Attivissimo sottolinea come questi annunci siano costruiti per far leva sulle sensibilità degli utenti delle diverse piattaforme. Quando, ad esempio, ci si trova di fronte a una di queste pubblicità, è spesso richiesto di schiacciare un pulsante che reindirizzerà al sito del datore di lavoro dove sarà possibile trovare maggiori informazioni. «Generalmente questo non è problematico dal punto di vista informatico – spiega l’esperto –, ma piuttosto perché il sito potrebbe influenzare coloro che lo visitano». Infatti, la pagina potrebbe essere ben costruita apparendo come credibile, nonostante in realtà le immagini proposte siano state create e ritoccate con Photoshop e i dati e le personalità menzionate non siano altro che un’invenzione.

Evidentemente, come tiene a precisare il giornalista informatico, «ci sono anche opportunità reali, ma spesso si tenta di vendere queste offerte a chi si trova in una situazione sensibile o a chi ha un forte bisogno di trovare un posto di lavoro». Ed è così che le verifiche necessarie non vengono effettuate dagli utenti e seguire la logica passa in secondo piano. «Se ci troviamo di fronte a una proposta allettante che sembra risolvere i nostri problemi, non solo siamo influenzabili, ma vogliamo anche credere a ciò che vediamo e leggiamo, ignorando in questo modo tutti i segnali che potrebbero dimostrarci di trovarci di fronte ad una truffa».

E se dovessi subire una frode di questo tipo?

Ed è così che il marketing multilivello, come anche molte delle proposte di lavoro basate sulle criptovalute oppure molte altre offerte trovate tramite annunci sui social con lo scopo reale di sfruttare l’utente per riciclare del denaro, riescono a far presa sulle persone. È quindi essenziale provare ad adottare le precauzioni elencate precedentemente, ma nel caso si cadesse vittima di questo genere di frode, il sito della Prevenzione Svizzera della Criminalità consiglia di denunciare l’accaduto nonostante sia complicato rintracciare gli autori di questi crimini a causa della loro abilità nel cancellare le loro tracce digitali e poiché, spesso, non operano dalla Svizzera. Ed è proprio su questo aspetto che conclude il giornalista informatico e «cacciatore di bufale» Paolo Attivissimo, il quale mette in risalto i costi e i tempi elevatissimi delle indagini internazionali.  Al contrario, se il truffatore si trovasse all’interno della nazione potrebbe valere la pena perseguirlo: «Subire una frode è un modo molto costoso per imparare una lezione di prudenza. Chiedere e ascoltare il parere spassionato di una persona di fiducia, che guardi l’offerta con occhi diversi dai nostri, aiuta a evitare queste frodi». In questo ambito, perciò, la prevenzione è regina. «Infatti, grazie alle precauzioni – chiosa Attivissimo – molte situazioni spiacevoli potrebbero e possono essere evitate».

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