Strasburgo

Anziane per il clima, oggi il verdetto

La Corte europea dei diritti dell’uomo deciderà sulla vertenza fra l’associazione e la Confederazione – A Berna si contesta di non fare nulla per contenere l’aumento delle temperature – È la prima volta che la CEDU si pronuncia sulla responsabilità degli Stati nella protezione climatica
© AP Photo/Jean-Francois Badias
Red. Confederazione
09.04.2024 09:59

Una strada a fondo cieco o un caso scuola destinato a fare giurisprudenza? I dubbi saranno sciolti oggi, martedì 9 aprile, a Strasburgo, dove i 17 giudici della Grande Camera della Corte europea dei diritti dell’uomo decideranno sulla causa promossa dall’associazione «Anziane per il clima Svizzera» e da altre quattro cittadine a titolo individuale. È la prima volta che la CEDU si occupa della responsabilità degli Stati nella protezione climatica. La vicenda aveva avuto inizio nel mese di ottobre del 2016, quando 459 donne in età AVS aveva chiesto al Consiglio federale di mettere fine alle sue «omissioni» in materia di protezione del clima, facendo in modo che la Svizzera desse il suo contributo a contenere l’aumento delle temperature nel limite di 1,5 gradi. La richiesta era stata trasmessa al Dipartimento dell’ambiente, allora diretto da Doris Leuthard. Berna, nel 2017, aveva deciso di non entrare nel merito, ritenendo che né l’associazione né le quattro cittadine avessero la facoltà di presentare una simile denuncia, non essendo più colpite dal riscaldamento globale rispetto al resto della popolazione.

Il doppio no dei tribunali

Il Tribunale amministrativo federale (2018) aveva confermato questa decisione. Per poter agire, i cittadini devono essere sufficientemente colpiti nei loro diritti dalle azioni o dalle omissioni delle autorità, avevano stabilito i giudici di San Gallo. Anche il Tribunale federale (2020) aveva risposto picche. Di qui il ricorso a Strasburgo, dove sono pendenti cause dello stesso tenore presentate da cittadini di altri Paesi. Martedì 9, la Corte si pronuncerà anche su altri due casi legati al clima, sollevati in Portogallo e in Francia. L’udienza pubblica per sentire le ragioni delle ricorrenti e della Confederazione aveva avuto luogo il 29 marzo del 2023, alla presenza di oltre 400 persone. La Corte deve stabilire se sono stati violati i diritti alla vita, al rispetto della vita privata e familiare e alla salute contenuti nella Convenzione dei diritti dell’uomo. Secondo la legale delle ricorrenti, la britannica Jessica Simor, le donne in età avanzata stanno già soffrendo per gli effetti del cambiamento climatico e la Svizzera non sta facendo abbastanza per combattere l’aumento delle temperature, che nella Confederazione «è doppio rispetto alla media globale». Il caldo, aveva detto, «uccide», perché aumenta il rischio di problemi renali, attacchi d’asma, disturbi cardiovascolari e provoca sintomi particolarmente acuti negli anziani, soprattutto fra le donne. Di qui la richiesta alla Corte di ordinare alla Svizzera l’adozione di contromisure.

Da parte sua, il rappresentante legale del Governo elvetico Alain Chablais aveva detto che la Svizzera era vittima di un processo alle intenzioni. Respingendo le accuse mosse dalle ricorrenti, il legale aveva elencato le misure adottate contro il cambiamento climatico. A suo parere la Corte europea dei diritti dell’uomo «non è destinata a diventare il luogo in cui vengono decise le politiche nazionali in materia di protezione del clima».

Più di cento donne in Francia

Dal canto loro, le «Anziane per il clima», sul loro sito, dicono che saranno più cento ad affrontare la trasferta a Strasburgo per assistere alla comunicazione della sentenza. Ribadiscono di chiedere una revisione giudiziaria indipendente della politica climatica. Vogliono che lo Stato adempia al suo dovere di protezione nei loro confronti e persegua un obiettivo climatico sufficiente a prevenire un pericoloso sconvolgimento del sistema climatico. Inoltre, chiedono un arsenale di misure più completo e adeguato.

Per martedì 9, ci sono vari scenari. I giudici potrebbero respingere il ricorso e chiudere definitivamente la questione. Potrebbero anche rinviare la palla al Tribunale federale, sostenendo che le ricorrenti non hanno avuto diritto a un procedimento equo. In tal caso Berna, via Losanna, dovrebbe entrare in materia sulla loro richiesta. Ma potrebbero anche riconoscere che c’è stata una violazione di determinati diritti. In tal caso la decisione farebbe giurisprudenza e obbligherebbe gli Stati membri del Consiglio d’Europa ad adeguarsi. «Se vinciamo, sarà una vittoria per tutte le generazioni» ha dichiarato alla Tribune de Genève l’ex consigliere nazionale dei Verdi Anne Mahrer (GE), che milita nell’associazione.