Parlamento

Aperture domenicali, da 4 si passerà a 12?

L’iniziativa cantonale di Zurigo che chiede di flessibilizzare gli orari dei negozi potrebbe diventare presto realtà - Entro un mese sarà avviata la procedura di consultazione - UNIA: «Per il personale della vendita implica più stress, meno riposo e meno vita privata»
© CdT/Gabriele Putzu
Luca Faranda
15.07.2025 22:00

Guy Parmelin, per dare un’ulteriore impulso al turismo, voleva permettere ai Cantoni di aumentare il lavoro domenicale nei negozi delle grandi città svizzere «con un commercio turistico internazionale». Tradotto: poter aprire i negozi nei centri di Lugano, Zurigo, Ginevra o Berna per più domeniche all’anno per favorire il «turismo urbano». Lo scorso febbraio, però, il progetto (che prevedeva la revisione di un’ordinanza) è stato accantonato. «Il progetto non ha raccolto un sostegno sufficiente», si era giustificato il «ministro» dell’Economia, che ha però lasciato la porta aperta citando «nuove prospettive».

Senza autorizzazione

Ed ecco la nuova prospettiva: un’iniziativa cantonale di Zurigo che propone (tramite una revisione della legge sul lavoro) di aumentare il numero di domeniche in cui il personale dei negozi può essere impiegato senza autorizzazione. Si passerebbe dalle attuali quattro a un massimo di dodici aperture domenicali.

Oggi, infatti, i Comuni possono fissare in modo uniforme al massimo quattro domeniche o giorni festivi all’anno durante i quali i lavoratori possono essere occupati nei negozi senza autorizzazione. Possono inoltre essere fissate al massimo due domeniche consecutive.

Le cose, però, potrebbero cambiare: le Commissioni dell’economia e dei tributi di entrambe le Camere hanno accolto favorevolmente questa iniziativa (depositata nel 2023) e adesso vorrebbero tradurla in legge. Il via libera dei «senatori» è arrivato lo scorso ottobre, mentre a gennaio si sono detti favorevoli anche i commissari del Nazionale. L’iter parlamentare, in ogni caso, non si concluderà in breve tempo: agli Stati, la commissione ha adottato a inizio luglio un progetto preliminare sull’attuazione. Entro metà agosto sarà avviata una procedura di consultazione per raccogliere i pareri sulla proposta.

Libertà di scelta

In futuro, i Cantoni avranno libera scelta. Il Canton Ticino, ad esempio, potrà decidere se avvalersi di questa possibilità interamente (ovvero permettere l’apertura per 12 domeniche all’anno), soltanto in parte o di rinunciarvi completamente e mantenere le attuali quattro domeniche di apertura senza autorizzazione.

Per i favorevoli a questa «flessibilizzazione» delle aperture domenicali, «le prescrizioni sulla protezione dei lavoratori non sono interessate dalla modifica e vigono invariate». I contrari, invece, ritengono che la domenica debba continuare a essere dedicata prioritariamente al riposo e non ad attività commerciali. Ad annunciare battaglia sono soprattutto la sinistra e i sindacati, che già sulla proposta di Guy Parmelin erano saliti sulle barricate e si erano opposti a qualsiasi ulteriore allentamento del divieto di lavoro domenicale.

C’è però anche chi è pronto a valutare delle eccezioni: i negozi possono aprire per più di quattro domeniche all’anno, ma «soltanto se esiste un contratto collettivo di lavoro (CCL) di obbligatorietà generale».

«Dura condanna»

Chi non è disposto a scendere a compromessi è ad esempio UNIA, che «condanna duramente» la decisione di estendere da 4 a 12 le aperture domenicali non soggette ad autorizzazione. «Per il personale della vendita questa decisione implica più stress, meno riposo, meno vita privata e meno salute», critica il sindacato, ricordando che già oggi gli orari di lavoro nel settore sono estremamente flessibili e frammentati.

Per fare ulteriore pressione è stata lanciata la petizione «Giù le mani dalla domenica libera», promossa dai sindacati UNIA e Syna. Pesanti critiche sono però giunte anche dall’Unione sindacale svizzera (USS), secondo cui «non c’è alcuna prova che orari di apertura più estesi rafforzerebbero l’economia» e aiuterebbero «a “superare la crisi” del settore del commercio al dettaglio». Per la maggioranza delle due commissioni dell’economia e dei tributi, invece, la modifica della legge sul lavoro deve tenere conto delle «esigenze della società in merito alle possibilità di acquisto» e «potenziare la competitività del commercio al dettaglio locale».