Turismo

Appartamenti e case di vacanza: «Raddoppiare i giorni autorizzati»

Con una mozione i deputati Andrea Censi (Lega), Gianluca Padlina (Centro) e Aron Piezzi (PLR) chiedono al Governo di alzare il limite entro il quale un proprietario può affittare ai turisti senza dover richiedere al Comune il cambio d’uso della struttura: «Andrà a vantaggio di tutto il Ticino»
© CdT/Chiara Zocchetti
Martina Salvini
11.02.2025 06:00

Aumentare, raddoppiandolo, il numero di giorni all’anno entro i quali è possibile affittare una casa di vacanza. A chiederlo è una mozione inoltrata al Consiglio di Stato dal deputato leghista Andrea Censi e dai colleghi Gianluca Padlina (Centro) e Aron Piezzi (PLR). «Il turismo genera il 10% del PIL cantonale. Ma se per gli alberghi e i campeggi le regole sono chiare, per gli affitti a breve termine delle case e degli appartamenti di vacanza non è così», premette Censi. «A livello cantonale - prosegue - vi è infatti un’importante confusione legislativa che crea importanti incertezze per chi opera nel settore, ma soprattutto per gli Enti Locali, che applicano procedure differenti e discordanti». Di qui, l’obiettivo della mozione, che chiede - attraverso la modifica dell’articolo 3 del regolamento di applicazione della Legge edilizia - di portare da 90 a 180 giorni il limite entro cui un privato può affittare la propria struttura senza la necessità di richiedere un cambio di destinazione tramite una procedura edilizia. Ma per capire da dove nasce il «problema» dei 90 giorni, occorre fare un passo indietro. «Sebbene l’esistenza dell’affitto a breve termine di case e appartamenti vacanza sia un settore economico conosciuto e attivo da decenni – spiega Censi nel suo atto parlamentare - con l’avvento di piattaforme quali Airbnb l’offerta di oggetti sul mercato ha conosciuto una costante crescita nell’ultimo decennio». Basti pensare che ad oggi sono oltre 5 mila le strutture registrate in Ticino, per un totale di circa 25 mila posti letto.

Più paletti

Ma se l’incremento dell’offerta ha senza dubbio favorito il comparto turistico, richiamando un maggior numero di visitatori, dall’altro ha «reso più impegnativa la fase di controllo per l’ente pubblico». La conseguenza? Per regolamentare il settore, dal 1. febbraio del 2022 è entrata in vigore una nuova procedura per gli alloggi ad uso turistico posti in locazione sulle piattaforme online, secondo la quale ogni datore di alloggio è tenuto a richiedere un numero identificativo sulla piattaforma cantonale di registrazione. In più, nel 2023, con la nuova Legge sugli esercizi alberghieri e sulla ristorazione (Lear), sono stati inseriti ulteriori paletti. La prima novità riguarda il numero di posti letto: fino a sei posti letto la struttura non deve sottostare alla Lear, mentre dai sette in su sì. Oltre i 15 posti letto, poi, è necessario assumere un gerente a tempo pieno. «Anche in questo ambito c’è poca chiarezza e non mancano le disparità di trattamento tra Comuni. Motivo per cui stiamo valutando con il DECS la creazione di una formazione ad hoc dedicata al settore delle case di vacanza», dice Censi. Ma a creare qualche grattacapo è soprattutto la seconda modifica introdotta dalla Lear, che riguarda il limite temporale dei 90 giorni annui entro cui è possibile affittare una struttura senza essere assoggettati alla legge. Superata questa soglia, infatti, il proprietario deve richiedere al Comune un cambio d’uso. «Questo - dice però Censi - comporta ulteriore burocrazia e costi. Inoltre, si tratta di una norma che crea confusione, sia per i proprietari delle strutture, sia per i Comuni. Gli Enti locali, infatti, non avendo indicazioni chiare dall’autorità cantonale, applicano procedure differenti e discordanti di Comune in Comune». Senza dimenticare il danno economico: «Secondo i dati del Cantone, al netto dell’affitto dell’alloggio ogni turista spende in media circa 100 franchi al giorno durante la sua permanenza in Ticino. Se contiamo che i posti letto nelle case di vacanza sono oltre 25 mila, ecco che per ogni giorno in cui non viene consentito affittare si perdono in teoria 2 milioni e mezzo di indotto per il tessuto economico».

«Si rischia un fuggi fuggi»

Il problema, sottolinea Censi, nasce dal fatto che per molti proprietari di case e appartamenti di vacanza il limite dei 90 giorni è eccessivamente restrittivo. E andrebbe quindi raddoppiato. «Altrimenti - dice - il Ticino rischia di perdere turisti, che potrebbero optare per destinazioni vicine - come Como e Milano - dove l’offerta di affitti brevi è più abbondante e, spesso, anche più economica». Insomma, ridurre l’offerta di appartamenti di vacanza rischia di essere un boomerang, «indebolendo il nostro settore turistico». Ma non è tutto. Secondo i deputati, gli affitti brevi contribuiscono anche a ridurre i «letti freddi», promuovendo la destagionalizzazione. «Il Ticino - scrivono - ha una forte concentrazione turistica durante l’estate e l’inverno, ma grazie agli affitti brevi è possibile attrarre visitatori anche durante i periodi di ‘‘spalla’’, creando un flusso turistico più equilibrato». Tutto ciò a beneficio del tessuto economico locale. «Gli ospiti che scelgono queste soluzioni di soggiorno contribuiscono direttamente ai consumi locali: frequentano ristoranti, negozi, musei, partecipano a eventi culturali e sportivi, e utilizzano impianti di risalita e altre attrazioni. Questo crea una rete di vantaggi per piccole e medie imprese locali, che altrimenti potrebbero soffrire di un calo della domanda». In più, viene ricordato, le tasse di soggiorno generate dagli affitti brevi «sono una fonte fondamentale di entrate per le Organizzazioni turistiche regionali (OTR)». Fondi che poi vengono reinvestiti «nella promozione del territorio, nel miglioramento delle infrastrutture turistiche e nell’organizzazione di eventi che attraggono ulteriori turisti». Anche in questo caso, «per ogni giorno non affittato, verrebbero a mancare 80 mila franchi».

Concorrenza agli hotel?

E a chi sostiene che le case di vacanza rischiano di mettere in difficoltà gli alberghi, Censi replica: «Gli affitti a breve termine non sono in competizione con gli hotel tradizionali, ma sono una risorsa complementare che arricchisce l’offerta turistica, garantendo un aumento degli arrivi e soluzioni diversificate per i turisti». Inoltre, evidenzia, sono soluzioni fondamentali per le regioni periferiche: «In queste aree, in cui l’offerta ricettiva tradizionale è limitata, gli affitti brevi rappresentano una risorsa fondamentale. Anche perché, grazie all’afflusso di visitatori, si mantiene viva l’economia locale, contribuendo a preservare l’occupazione e a garantire la sostenibilità sociale ed economica di questi territori».