Confederazione

Il Consiglio federale dice sì al pacchetto UE e lo mette in consultazione

Relazioni stabili e prevedibili con l'UE e i suoi Stati membri rappresentano una necessità strategica, indica l'Esecutivo in un comunicato
© Shutterstock
Red. Online
13.06.2025 16:00

Il Consiglio federale ha approvato oggi il nuovo pacchetto di accordi con l'UE, e lo ha inviato in consultazione fino al 31 ottobre. Relazioni stabili e prevedibili con l'UE e i suoi Stati membri rappresentano una necessità strategica, indica l'Esecutivo in un comunicato.

«Per il buon andamento di un'economia aperta come quella svizzera, con materie prime limitate e un mercato interno di ridotte dimensioni, la partecipazione ai mercati esteri svolge una funzione essenziale», viene precisato. Con una quota pari a circa il 53% del commercio di beni e servizi, l'UE è di gran lunga il principale partner commerciale della Svizzera.

Dopo aver deciso, nel maggio del 2021, di rinunciare all'accordo quadro istituzionale, il Consiglio federale ha vagliato diverse opzioni possibili: aderire allo Spazio economico europeo (SEE) o all'UE, firmare un accordo di libero scambio di vasta portata, non agire affatto oppure proseguire la via bilaterale. Quest'ultima opzione, «che da 25 anni contribuisce in maniera determinante al successo della Svizzera», è stata ritenuta la più vantaggiosa dal governo.

Invece, «non fare nulla non sarebbe nell'interesse del Paese». La conseguenza non sarebbe lo status quo, ma una partecipazione sempre più limitata al mercato interno, avverte l'esecutivo.

Secondo quanto annunciato in aprile dal governo, al Parlamento saranno presentati quattro decreti federali: uno per la stabilizzazione delle relazioni bilaterali e tre per il loro ulteriore sviluppo nei settori della sicurezza alimentare, dell'elettricità e della sanità.

Nel comunicato viene precisato che con il nuovo pacchetto, gli atti giuridici dell'UE con carattere legislativo rilevanti per la Confederazione sono 95. Per attuare gli accordi sono previste la modifica di 32 leggi svizzere (di cui 12 subiranno modifiche importanti e 20 solo adeguamenti di minore entità) e l'emanazione di tre nuove leggi.

Cassis: «Oggi è una tappa importante»

«Oggi è una giornata importante, una tappa importante lungo il percorso per stabilizzare e modernizzare le relazioni con l'Unione europea (UE)»: così ha esordito il consigliere federale Ignazio Cassis annunciando l'approvazione del nuovo pacchetto di accordi bilaterali da parte del Governo.

Il «ministro» degli esteri non ha avuto mezze parole: dando un'occhiata alle alternative alla via bilaterale non vi sono stati dubbi nel decidere che essa è quella giusta. I punti su cui si è incentrata la valutazione del Consiglio federale sono tre: sicurezza, benessere e indipendenza.

Il capo del Dipartimento degli affari esteri ha precisato che negli ultimi mesi, il Consiglio federale ha deciso su diversi temi, come la protezione dei salari, la clausola di salvaguardia o l'accordo sull'energia elettrica. Cassis, con i colleghi Beat Jans e Albert Rösti hanno informato regolarmente il resto del governo.

Terminato il lavoro di revisione giuridica e traduzione, il pacchetto è stato parafato il 21 maggio da Alexandre Fasel, Segretario di Stato del DFAE, e dal suo omologo europeo. Oggi infine il dossier è stato approvato dal Governo.

«Sicurezza, benessere e sovranità al centro del nuovo pacchetto»

Sicurezza, benessere e indipendenza sono stati i punti cardinali della valutazione del Consiglio federale del dossier riguardante il nuovo pacchetto di accordi bilaterali con l'Unione europea (UE). Lo ha indicato il consigliere federale Ignazio Cassis.

Riguardo alla questione della sicurezza, il «ministro» degli esteri ha citato un proverbio arabo «chi vive in pace con i suoi vicini, può dormire senza paura». Lo stesso, ha ribadito il consigliere federale, vale anche per gli Stati. La parte degli accordi riguardante la stabilizzazione contribuisce alla sicurezza della Svizzera. L'accordo sull'energia elettrica migliora la sicurezza dell'approvvigionamento. Gli accordi in materia di salute e alimentazione proteggono anche i consumatori.

Il governo non ha perso di vista neppure la questione del benessere: l'UE è il più importante partner commerciale della Svizzera, ma anche le relazioni con gli Stati Uniti e la Cina saranno ulteriormente sviluppate, ha rassicurato il «ministro» ticinese. Il Consiglio federale ha commissionato diversi studi. Questi dimostrano che senza gli accordi con l'UE, tra qualche anno il prodotto interno lordo della Svizzera sarebbe più basso.

Per quanto concerne l'indipendenza del Paese, Cassis ha ribadito che «la Svizzera è uno Stato sovrano e ha negoziato nuovi accordi con l'UE in modo sovrano». Gli accordi rafforzano l'indipendenza invece di indebolirla. Il diritto dell'UE viene adottato in modo dinamico, ma il Parlamento e il Consiglio federale hanno sempre l'ultima parola. I nuovi accordi prevedono regole chiare in caso di conflitti. Si tratta di un netto progresso rispetto alla situazione precedente.

«Un miliardo all'anno per l'accesso al mercato interno»

L'accesso al mercato interno dell'UE costa alla Svizzera circa un miliardo di franchi all'anno. Lo ha indicato il consigliere federale Ignazio Cassis, precisando che si tratta di un investimento sensato. Se le aziende svizzere possono vendere nel mercato dell'UE, questo crea benessere.

«L'accesso al mercato interno europeo non è gratis», ha detto il «ministro» degli esteri. Oltre al contributo fisso di coesione di 350 milioni di franchi a partire dal 2030, ci saranno i costi annui per i programmi di ricerca dell'UE (circa 650 milioni di franchi) e per il programma di scambio studentesco Erasmus plus (circa 165 milioni di franchi).

Rispondendo alle domande dei giornalisti, Cassis ha fatto notare che la Svizzera dovrebbe comunque investire, anche senza il pacchetto di accordi con l'UE, «semplicemente con meno risultati». Ad esempio, quando la Svizzera non ha potuto partecipare ai programmi di ricerca Horizon, anche ciò ha avuto il suo prezzo, ha sottolineato il ticinese.

Chiaramente il Consiglio federale ha valutato costi e benefici ed ha ritenuto che il santo valga la candela. Questa discussione, ha aggiunto il consigliere federale, si farà anche in Parlamento.

Inoltre, il capo del Dipartimento degli affari esteri (DFAE) ha risposto alle critiche provenienti dalle file dell'UDC, secondo cui in futuro la Svizzera dovrebbe adottare automaticamente il diritto dell'UE. «Nessuno ci obbliga ad adottare un diritto. Vogliamo adottare questo diritto dove ha senso farlo per poter partecipare al mercato interno dell'UE».

UE: «Avanti su un nuovo pacchetto di accordi con la Svizzera»

«La Commissione europea ha compiuto oggi un passo significativo per rafforzare ed espandere le relazioni tra l'UE e la Svizzera. Ha presentato al Consiglio proposte per autorizzare la firma e la conclusione di un pacchetto completo di accordi, segnando una tappa importante verso la ratifica di un quadro di cooperazione modernizzato.» È quanto rende noto l'esecutivo UE.

«Al centro del pacchetto vi è la modernizzazione di cinque accordi originariamente firmati nel 1999, che garantiscono alla Svizzera l'accesso al mercato interno dell'UE nei settori del trasporto aereo e terrestre, della libera circolazione delle persone, della valutazione della conformità e del commercio di prodotti agricoli. L'aggiornamento di questi accordi li renderà conformi all'attuale legislazione dell'UE, garantirà l'allineamento dinamico della Svizzera al diritto dell'Unione e stabilirà chiari meccanismi di risoluzione delle controversie», si legge nella nota.

«Nessuno sconto all'UE: sono state trattative dure»

«È stato un processo di negoziazione intenso. Nessuna delle due parti ha fatto sconti», ha affermato il capo negoziatore svizzero Patric Franzen intervenendo alla conferenza stampa riguardante il nuovo pacchetto di accordi bilaterali con l'Unione europea.

L'ambasciatore, Capo della Divisione Europa e Segretario di Stato aggiunto del Dipartimento federale degli affari esteri (DFAE), ha sottolineato in particolare l'approccio settoriale adottato, che permette di definire chiaramente il campo di applicazione dell'adozione dinamica del diritto.

La Svizzera è riuscita a negoziare importanti eccezioni che non sono soggette all'adozione dinamica del diritto, ha affermato.

«Tutti i partiti hanno difeso i propri interessi»

Il processo politico interno è stato quasi più intenso di quello estero: nessuno ha ceduto, tutti i partiti hanno difeso strenuamente i propri interessi. Lo ha indicato la direttrice della Segreteria di Stato dell'economia (SECO) Helene Budliger Artieda.

La segretaria di Stato ha precisato che il Consiglio federale manderà in consultazione 14 misure per la protezione dei salari. Queste sono già state presentate in primavera.

La Svizzera continuerà a puntare sul principio della parità salariale per lo stesso lavoro nello stesso posto. Questo principio continuerà a essere controllato. La Svizzera ha inoltre potuto negoziare le eccezioni necessarie.

Budliger Artieda ha aggiunto che il nuovo pacchetto di accordi bilaterali ha un effetto chiaramente positivo sull'economia svizzera.

«Immigrazione orientata al mercato del lavoro»

«L'immigrazione deve continuare ad essere un'immigrazione nel mercato del lavoro e non un'immigrazione diretta nei sistemi sociali» anche nell'ambito del nuovo pacchetto di accordi bilaterali. Lo ha affermato il direttore della Segreteria di Stato per la migrazione (SEM) Vincenzo Mascioli.

La Svizzera - ha precisato il Segretario di Stato - ha negoziato diverse eccezioni a questo proposito. Solo chi ha un lavoro in Svizzera può trasferirsi qui. Chi perde l'impiego è tenuto a cercarne uno nuovo. «La Svizzera adotta quindi solo in parte la direttiva sui cittadini dell'Unione». Il diritto di soggiorno permanente in Svizzera è legato all'attività lavorativa.

Inoltre, la Svizzera ha negoziato una clausola di salvaguardia concreta. A determinate condizioni, in futuro la Svizzera potrà limitare la libera circolazione delle persone, ha aggiunto Mascioli.

UDC: «È un venerdì nero per la nostra democrazia»

Dopo «mesi di segretezza», il Consiglio federale pubblica oggi il «trattato di sottomissione» con l'Unione europea, in quello che diventa un «venerdì nero» per la democrazia svizzera. È la reazione dell'UDC alla divulgazione del nuovo pacchetto di accordi bilaterali tra Berna e Bruxelles. Secondo la formazione, gli altri partiti vogliono consegnare la Confederazione all'UE.

«Non vogliamo giudici stranieri. Non vogliamo padroni stranieri. Vogliamo decidere da soli», rivendica l'UDC in una nota. Il consigliere federale Ignazio Cassis ha strappato il Patto federale del 1291 e con esso la secolare volontà della Svizzera di autodeterminarsi, accusano nella loro presa di posizione i democentristi, stando ai quali in futuro si dovranno adottare tutte le leggi dell'UE, così come la burocrazia.

«Questo trattato di sottomissione è un attacco diretto alla nostra democrazia», ha dichiarato, citato nel comunicato, il presidente del partito Marcel Dettling. Dal canto suo, il consigliere nazionale ticinese Paolo Pamini parla di «resa pianificata. Chiediamo che ogni decisione che riguarda la nostra sovranità sia sottoposta al voto del popolo e dei Cantoni».

Verdi: «Garantite relazioni stabili contro il caos»

Il pacchetto di accordi con l'UE presentato oggi funge da garanzia per «relazioni stabili e positive» fra Berna e Bruxelles. È la posizione dei Verdi, che mettono in particolare l'accento sull'intesa in ambito energetico.

L'accordo sull'energia elettrica riduce la necessità di centrali di emergenza a combustibili fossili, di capacità di riserva e di «sovrapproduzione inutile, dannosa per il clima e costosa», scrive in una nota il partito ecologista. Agire da soli invece danneggerebbe la natura, l'ambiente e i consumatori, aggiunge.

In linea di principio, una stretta collaborazione con l'Unione europea è «la risposta giusta al pericoloso caos attualmente alimentato dalle fantasie imperialistiche delle grandi potenze», si legge nel comunicato. Per la Svizzera è quindi ancora più importante stabilizzare il più rapidamente possibile i rapporti con l'UE e, insieme a quest'ultima, difendere la democrazia, il diritto internazionale e i diritti umani.

Verdi liberali: «Il nuovo pacchetto di accordi bilaterali garantisce la sicurezza economica»

Gli accordi Svizzera-UE presentati oggi dal Consiglio federale «garantiscono la certezza del diritto per la nostra economia, assicurano posti di lavoro in Svizzera e consentono ai cittadini svizzeri di partecipare ai programmi europei di istruzione e ricerca». Lo sottolineano i Verdi liberali in un comunicato.

«Questi accordi danno alla Svizzera sicurezza economica e spazio di manovra politico. Chi esita ora rischia la stagnazione. I Verdi liberali dicono sì con convinzione e invitano le altre parti ad assumersi finalmente la responsabilità», afferma il presidente Jürg Grossen, citato nella nota. Inoltre «l'accordo sull'elettricità renderà l'approvvigionamento più economico e sicuro in futuro», ha aggiunto.

Soprattutto in tempi geopoliticamente incerti, è importante rafforzare le basi per un accesso favorevole al mercato unico dell'UE. «Grazie agli accordi, anche i nostri figli e nipoti potranno lavorare o studiare a Roma, Parigi o Berlino senza ostacoli. L'onere burocratico per le nostre imprese sarà ridotto», ha detto a sua volta la capogruppo alle Camere Corina Gredig, stando al comunicato.

PS: «Un successo per tutti i cittadini»

Il Partito socialista accoglie con favore il pacchetto di accordi con l'UE divulgato oggi dal governo, parlando di un «compromesso che garantisce posti di lavoro in Svizzera». Per lo schieramento, si tratta di un «successo per tutti i cittadini del nostro Paese».

Il pacchetto consente alla Confederazione di stabilizzare e sviluppare le relazioni con Bruxelles, scrive il PS in una reazione odierna, oltre a garantire certezza giuridica. Il compromesso delle parti sociali è inoltre una solida base in grado di ottenere il consenso della maggioranza, ritengono i socialisti.

Il PS invita quindi il PLR, il Centro e le associazioni economiche ad «assumersi congiuntamente la responsabilità e a sostenere chiaramente il pacchetto». Non si deve mettere a repentaglio quanto è stato raggiunto, afferma, citata nella presa di posizione, la copresidente del partito e consigliera nazionale zurighese Mattea Meyer.

PLR: «Fine delle speculazioni, ora è tempo di fatti»

Dopo un periodo di speculazioni, finalmente può avere luogo una discussione basata sui fatti sul futuro della via bilaterale. Così il PLR commenta il pacchetto di accordi Svizzera-UE presentato oggi ai media dal Consiglio federale, predicando inoltre «onestà e realismo».

Mentre l'UDC, ignorando i fatti, evocava la rovina della patria, alcuni sostenitori hanno dato prematuramente il loro consenso, indica il PLR in un comunicato. La via bilaterale offre alla Svizzera importanti vantaggi: non dobbiamo essere membri dell'UE, eppure partecipiamo al mercato interno, sottolineano i liberali-radicali.

Riguardo alla posizione che prenderà il partito, il PLR ricorda che l'ultima parola spetta ai delegati, i quali si esprimeranno il 18 di ottobre. Che la valutazione sia positiva o meno, «non accetteremo in nessun caso un attacco della sinistra al mercato del lavoro liberale», evidenzia la formazione, che accusa anche l'UDC di voler «sabotare» i bilaterali a ogni occasione.

Il Centro: «Progressi evidenti rispetto all'accordo quadro»

Per il Centro, gli accordi presentati oggi rappresentano un «chiaro progresso» rispetto all'Accordo quadro del 2018, visto che il Consiglio federale è riuscito a ottenere miglioramenti in aree importanti.

L'UE concede alla Svizzera norme speciali sulla protezione dei salari, come le clausole di non regressione, afferma il partito. L'UE riconosce così che la Confederazione è particolarmente esposta in quanto Paese con salari elevati.

Bruxelles si è anche adattata alla Svizzera per quanto riguarda la direttiva sui diritti dei cittadini, in particolare accettando le disposizioni costituzionali più severe sull'espulsione degli stranieri criminali.

Il Consiglio federale è riuscito anche a concretizzare la clausola di salvaguardia esistente, ma sono necessarie ulteriori misure per contrastare l'iniziativa «No a una Svizzera da 10 milioni!». La sua accettazione metterebbe a repentaglio l'attuale esito dei negoziati e l'intero approccio bilaterale. Per questo motivo è necessario un controprogetto diretto, afferma il presidente del partito Gerhard Pfister, citato in un comunicato.

Unione imprenditori: «Valuteremo gli accordi»

Valuteremo in modo approfondito: è la reazione a caldo dell'Unione svizzera degli imprenditori (USI) sul pacchetto di accordi fra Svizzera e UE.

L'avvio della procedura di consultazione sul tema è «un'altra importante pietra miliare che i datori di lavoro salutano con favore», si legge in un comunicato odierno. Relazioni stabili con il partner più importante e culturalmente più vicino «sono di grande importanza per la Svizzera e la sua economia». «Ciò include sia l'accesso al mercato interno che la possibilità di reclutare senza burocrazia manodopera urgentemente necessaria», sostiene l'associazione.

Le 13 misure di protezione dei salari che le parti sociali sono riuscite a concordare in febbraio vengono definite soddisfacenti: non è stata per contro trovata un'intesa sul miglioramento della protezione contro il licenziamento per i rappresentanti eletti dei lavoratori, un 14. provvedimento rivendicato dai sindacati. Il governo ha quindi deciso di proporre un'attuazione di questo punto: «i datori di lavoro continuano a rifiutare questa proposta», viene precisato.

L'USI esaminerà in modo più approfondito la bozza di messaggio e, dopo aver valutato tutti i pro e contro, durante l'estate prenderà una decisione preliminare su un'approvazione o un rifiuto. «Fino ad allora continuerà a impegnarsi in modo costruttivo nel dibattito e si batterà per un pacchetto in cui i vantaggi per la Svizzera, la popolazione e i datori di lavoro superano gli svantaggi», conclude la nota.

Movimento europeo: «Si voti entro il 2027»

La popolazione deve poter votare sul pacchetto di accordi con l'Unione europea presentato oggi dal Consiglio federale al più tardi nel 2027. Lo afferma il Movimento europeo Svizzera, secondo cui Berna ha bisogno più che mai di relazioni strette e stabili con i suoi partner più vicini.

L'organizzazione, si legge in una nota, accoglie con favore la pubblicazione dei testi relativi al nuovo pacchetto di accordi bilaterali e l'avvio della fase di consultazione, elogiando la trasparenza di cui ha fatto prova il governo. Si tratta di un passo avanti storico, afferma.

Il Movimento europeo invita i partiti, le associazioni, le imprese e la società civile a partecipare attivamente alla consultazione. «Abbiamo perso abbastanza tempo. Ora è il momento di cogliere questa opportunità», ha commentato, citato nel comunicato, il suo presidente Eric Nussbaumer, stando al quale il partenariato fra la Svizzera e l'UE «deve essere urgentemente stabilizzato, garantito e ulteriormente sviluppato».

Swissmem: «Una pietra miliare, giudizio positivo»

Swissmem accoglie con favore il fatto che il Consiglio federale abbia approvato il pacchetto di accordi fra Svizzera e UE.

«Sulla base dei contenuti finora noti, il giudizio sul pacchetto è positivo», afferma l'associazione del comparto metalmeccanico ed elettrotecnico elvetico. I testi verranno ora esaminati in dettaglio.

«È però fondamentale che non sorgano nuovi ostacoli in termini di politica interna per quanto riguarda la protezione dei salari», puntualizza l'organizzazione.

HotellerieSuisse: «Accordi cruciali per il nostro settore»

L'ulteriore sviluppo delle relazioni con l'UE è di grande importanza per il ramo alberghiero svizzero e l'intera economia elvetica: lo sottolinea HotellerieSuisse, che si dice lieta per l'avvio del pacchetto di accordi di stabilizzazione e ulteriore sviluppo delle relazioni tra la Svizzera e l'Unione europea.

In un comunicato odierno l'associazione degli albergatori sottolinea in particolare le necessità del ramo in relazione alla libera circolazione delle persone (LCP): il comparto «è ad alta intensità di personale con una grave carenza di figure qualificate». La libera circolazione delle persone consente l'accesso agevole a un'ampia offerta di personale con un onere amministrativo minimo.

Fa parte della consultazione del pacchetto di accordi anche una serie di misure interne. «In linea di principio, HotellerieSuisse è favorevole alle misure elaborate dalle parti sociali e dai cantoni, ma dovrà esaminarle in modo approfondito. Le modifiche proposte non devono creare ulteriore incertezza giuridica né indebolire il principio consolidato del partenariato sociale. L'associazione respinge con decisione anche le misure che, dal punto di vista di un mercato del lavoro liberale, costituiscono un'ingerenza sproporzionata nella libertà decisionale delle imprese», conclude la nota.

Economiesuisse: «Proseguire sulla via della prosperità»

Per l'economia svizzera è fondamentale stabilizzare e proseguire con la via bilaterale, che ha apportato prosperità e sicurezza alla Svizzera negli ultimi decenni. È quanto afferma economiesuisse, commentando gli accordi con l'UE presentati oggi dal Consiglio federale.

La fine dei bilaterali comporterebbe un notevole indebolimento dell'economia svizzera e una perdita di reddito per la popolazione, scrive l'associazione in una nota, citando lo studio Ecoplan. Soprattutto alla luce dell'instabilità geopolitica attuale, è fondamentale mantenere relazioni affidabili con l'UE, aggiunge.

Lo scorso febbraio, sulla base dei contenuti noti fino a quel momento degli accordi di politica estera negoziati, economiesuisse ha tratto una prima conclusione positiva sul pacchetto, viene ricordato. Ora, verrà analizzato in modo approfondito il progetto di consultazione pubblicato oggi, con l'intento di formulare una valutazione preliminare prima della pausa estiva.