Argentina: l'ultraliberista Milei trionfa a sorpresa alle primarie

Terremoto, tsunami, ciclone, uragano. Abbondano i sinonimi di cataclisma nei titoli dei giornali locali e internazionali per definire la sorprendente vittoria dell'ultraliberista Javier Milei che si è abbattuta sull'Argentina alle primarie presidenziali di ieri. Un'enfasi proporzionale alla sorpresa provocata dal risultato che ha visto il candidato outsider della coalizione La Libertad Avanza (Lla) materializzarsi improvvisamente come il più votato in assoluto.
Milei, considerato da molti come il Bolsonaro argentino per i suoi eccessi verbali e per le sue idee estreme, ha raccolto il 30% delle preferenze a livello nazionale e si proietta adesso come il favorito alle presidenziali di ottobre. Il «leone», come viene definito dai suoi sostenitori per la capigliatura selvaggia e il coraggio che esibisce nello sfidare l'establishment politico, ha surclassato di fatto i più quotati alfieri dei partiti tradizionali. L'ex ministra della Sicurezza, Patricia Bullrich, si è imposta nelle primarie della coalizione di centrodestra Juntos por el Cambio (JxC) con uno scarso 16,7%.
L'attuale ministro dell'Economia, Sergio Massa, ha vinto invece le primarie dello schieramento peronista Union por la Patria (Up) con un 21%. Considerato inizialmente come un fenomeno urbano circoscritto alla capitale Buenos Aires, Milei ha raccolto invece il grosso dei suoi voti nelle province. E se nella capitale è risultato solo terzo con il 17%, a Mendoza, Neuquén e Chubut si è imposto con percentuali fino a ieri impensabili vicine al 40%. Si tratta di numeri che lo hanno portato ad affermare, nel discorso tenuto subito dopo la pubblicazione dei dati ufficiali, di essere «in condizione di vincere al primo turno» delle presidenziali del 22 ottobre. «Siamo di fronte alla fine del modello la cui massima espressione è l'aberrazione chiamata giustizia sociale che produce soltanto deficit fiscale.
Oggi c'è stato il primo passo per la rinascita dell'Argentina», ha affermato Milei, che ha sempre promesso di voler «prendere a calci la casta politica ladra e inutile». E che tra le altre cose vuole sbarazzarsi della banca centrale, vietare l'aborto, rendere più facile l'acquisto di armi, aprire il mercato per la vendita di organi. Oltre a ritenere che il cambiamento climatico sia una bugia.
Con l'exploit di Milei alle primarie il centrodestra di JxC ha già iniziato a stendere ponti in vista di una futura alleanza con l'ultraliberista che garantirebbe una solida maggioranza parlamentare e l'obiettivo di estromettere definitivamente il peronismo dal potere. «Complimenti a Milei per l'enorme elezione che ha fatto, ha aperto un dibattito e la società chiede un cambiamento profondo, dalle radici», ha riconosciuto Patricia Bullrich. Sulla stessa linea, l'ex presidente Mauricio Macri ha affermato che «l'Argentina sta entrando in un cambio epocale che lascia definitivamente alle spalle idee molto dannose che hanno solo generato povertà, problemi e disunione tra gli argentini». Il peronismo ha registrato d'altra parte la peggior performance elettorale della sua storia.
Nell'anniversario dei 40 anni dal ritorno della democrazia il partito che più di ogni altro ha incarnato il potere politico in Argentina rischia adesso di rimanerne relegato ai margini. Costretto da qui al 22 ottobre ad amministrare una delle peggiori crisi economiche della storia del Paese, Massa affronta una sfida che appare impossibile. Domenica ha rivolto un appello diretto ai moderati del centrodestra a «costruire una nuova maggioranza», e ha convocato a votare i 10 milioni di astenuti. Ma intanto la Banca centrale ha già annunciato una svalutazione del 22%, mettendo ulteriore pressione a un'inflazione già al 110%. In questo contesto per il ministro dell'Economia sarà già un successo riuscire a traghettare il Paese fino ad ottobre.