«Armamenti, bisogna rafforzare l'industria e collaborare con l'Europa»

La situazione globale tesa a livello di conflitti preoccupa il Consiglio federale. Per reagire alle numerose sfide, il governo ha ritenuto necessario ridefinire l'orientamento della politica d'armamento, approvando la sua prima strategia in materia. Una delle priorità riguarda il rafforzamento dell'industria svizzera, potenziando allo stesso tempo la cooperazione internazionale, in particolare con gli Stati vicini.
Da quando la Russia ha attaccato l'Ucraina, il contesto in materia di politica di sicurezza in Europa ha subito un netto peggioramento. Ciò rende necessario un potenziamento in tempi rapidi della capacità di difesa e di resistenza dell'esercito svizzero, evidenzia l'esecutivo in una nota odierna.
Anche il mercato globale degli armamenti ha subito profondi cambiamenti: la domanda ha registrato un forte incremento, con conseguente allungamento dei tempi di consegna e aumento dei prezzi. La Svizzera è particolarmente colpita da questi sviluppi, dato che non ha nessuna priorità per le aziende produttrici, in quanto non è membro della Nato, dell'Unione europea o dello Spazio economico europeo e le quantità che acquista sono esigue.
Per affrontare queste sfide occorre quindi ridefinire l'orientamento della politica in materia d'armamento della Svizzera, con una maggiore gestione strategica da parte del Consiglio federale, prosegue il comunicato. Ciò deve permettere alle forze armate di essere dotate in modo tempestivo degli armamenti, degli equipaggiamenti e dei servizi necessari.
Uno degli intenti è mantenere e rafforzare ulteriormente le tecnologie chiave rilevanti in materia di sicurezza, nonché le competenze e le capacità fondamentali in campo industriale, in Svizzera. Per quanto possibile, in futuro il 60% degli acquisti di armamenti dovrà essere effettuato nella Confederazione.
Per Berna è però indispensabile anche la cooperazione internazionale, dato che continuerà a dipendere dalle importazioni, in particolare per quanto riguarda sistemi principali come aerei da combattimento, carri armati o artiglieria. L'obiettivo è che il 30% degli acquisti avvenga nei Paesi confinanti e in altre nazioni europee.