Armi in Libia: «Stop all'export»

Lo chiede la Sinistra - Partiti borghesi: caso isolato
Ats
21.07.2011 14:42

BERNA - Dopo la scoperta che i ribelli libici utilizzano munizioni svizzere prodotte dalla Ruag, azienda d'armamento controllata dalla Confederazione, che le aveva vendute al Qatar (vd. suggeriti), alcuni politici dello schieramento rosso-verde chiedono la sospensione dell'esportazione di materiale bellico verso le zone di crisi. I partiti borghesi parlano invece di un caso isolato.

Per il consigliere nazionale ecologista ed esperto della politica di sicurezza Jo Lang (ZG) una semplice dichiarazione di un Paese che si impegna a non rivendere il materiale acquistato non è sufficiente. Lang, interpellato dall'Ats, ricorda la sua mozione depositata in marzo, con la quale invitava il Consiglio federale a interrompere l'esportazione di materiale d'armamento verso il Medio Oriente e i Paesi del Maghreb. Posizione, quella di Lang, condivisa dalla consigliera nazionale socialista Evi Allemann (BE): «Le esportazioni di materiale bellico verso le zone di crisi vanno vietate».

Chi difende invece l'esportazione di armi parla di uno «spiacevole caso isolato». Quanto successo con le munizioni vendute al Qatar non va bene, ha comunque riconosciuto il presidente della Commissione della politica di sicurezza del Nazionale Jackob Büchler (PPD/SG). Le autorità elvetiche hanno aperto un'indagine per verificare la possibile violazione dell'accordo del 2009. Fino al termine delle verifiche non sarà autorizzata nessuna nuova esportazione di materiale bellico verso il Qatar, ha ricordato Büchler.