Tribunale federale

Attivisti davanti a Credit Suisse, condanna confermata

Travestiti da Roger Federer, ambasciatore dell'istituto finanziario, avevano giocato una partita di tennis per denunciare gli investimenti di Credit Suisse nei combustibili fossili
© KEYSTONE/JEAN-CHRISTOPHE BOTT
Ats
25.01.2023 13:30

Il Tribunale federale (TF) ha confermato la condanna dei 12 attivisti che nel 2018 avevano occupato la sede losannese di Credit Suisse inscenando una partita di tennis. La corte si è pronunciata dopo un ennesimo ricorso, ribadendo la violazione di domicilio.

Il 22 novembre 2018, militanti di Action Climat si erano introdotti per un'ora nell'atrio della banca. Travestiti da Roger Federer, ambasciatore dell'istituto finanziario, avevano giocato una partita di tennis per denunciare gli investimenti di Credit Suisse nei combustibili fossili.

Erano stati assolti a sorpresa in primo grado nel gennaio del 2020 dal Tribunale distrettuale di Losanna. Il Ministero pubblico vodese, tramite il procuratore generale Eric Cottier, aveva presentato ricorso e vinto la causa nel settembre 2020 davanti al Tribunale cantonale. Il TF aveva confermato la condanna nel giugno 2021, rinviando però il caso alle autorità cantonali su alcuni dettagli.

Nel susseguirsi delle sentenze, gli attivisti sono stati prosciolti da alcune accuse, come di aver impedito di compiere un atto ufficiale e di violazione dell'art. 29 del regolamento di polizia del comune di Losanna. In una sentenza del 13 gennaio, pubblicata oggi, il TF ha invece confermato la condanna per violazione di domicilio.

La pena resta fissata a 10 aliquote giornaliere da 20 franchi sospese e a una multa di 100 franchi. Le spese legali, pari a 3000 franchi, sono a carico di tutti gli attivisti.

«I ricorrenti non citano alcun elemento importante, in grado di modificare la sentenza, che sia stato omesso o erroneamente preso in considerazione dal Tribunale cantonale, né dimostrano che il Tribunale cantonale avrebbe dovuto ponderare l'uno o l'altro elemento in modo diverso», ha scritto il TF.

Nella loro difesa, gli attivisti avevano invocato lo stato di legittima necessità, una disposizione del Codice penale che giustifica un'azione illegale in determinate circostanze. Secondo il TF, questa disposizione non può però essere applicata al caso in esame. Avevano inoltre invocato il diritto alla libertà di espressione e di riunione.

Parallelamente ai vari ricorsi presso i tribunali vodesi e svizzeri, gli attivisti avevano portato il loro caso davanti alla Corte europea dei diritti umani (CEDU) di Strasburgo nel novembre 2021. Una decisione in merito non è ancora stata comunicata.