Audemars Microtec, componenti per alta tecnologia

I piccoli componenti costituiscono parti essenziali in molti settori tecnologici di punta e sono stati loro a segnare gli oltre 120 anni di crescita di Audemars Microtec, l’impresa di famiglia con sede principale a Cadempino, sviluppatasi in un gruppo internazionale e finalista del Prix SVC 2022.
«L’aspetto generazionale della nostra storia e della nostra evoluzione è importante» afferma Mirko Audemars, ingegnere, managing director e CEO della società «perché ogni generazione si è trovata ad operare in un contesto diverso, si è aperta ed adattata ad una nuova attività. Mio nonno fabbricava rubini per gli orologi meccanici. Mio padre ha vissuto la trasformazione dell’industria orologiera con l’avvento del quarzo, operando quindi con esso. Il know how della lavorazione del rubino è stato così adattato alla nuova tecnologia. È venuta poi un’importante evoluzione che ci ha posto in una posizione di leadership: quella dei chips applicati all’identificazione degli animali, ma questo in parallelo con la verticalizzazione della tecnologia del quarzo, nel senso che si sono prodotte alcune delle sue parti fondamentali, compresi rotori e bobine che utilizzano fili ultrasottili, da 10-12 micron, praticamente invisibili all’occhio umano. La nostra specializzazione in microbobine e micromagneti, e le relative competenze di lavorazione, hanno richiamato su di noi l’interesse di varie società tecnologiche, e sono state instaurate partnership proficue. L’evoluzione e l’adattamento delle tecnologie, l’acquisizione del 100% delle azioni della joint venture Global Coil, ci ha permesso di diventare leader in bobine per apparecchi acustici e ci ha ulteriormente aperto le porte di altri settori, ad iniziare dal medicale, che oggi rappresenta la nostra area di business principale, con componenti per micropompe per insulina, sensori per il cervello e per pace makers, dispositivi uditivi ed altri elementi implantabili od indossabili. Siamo leader nella tecnologia micro, rotori, magneti, drive, antenne, induttori, nell’utilizzo del laser, e nell’automazione di processi relativi a questi componenti miniaturizzati».
Il futuro da scoprire
Vi sono nuove frontiere all’orizzonte da esplorare? Durante la pandemia si è parlato di microchips implantabili anche negli esseri umani. «È il regno della quasi-fantascienza» continua Mirko Audemars sorridendo. «Avremmo la tecnologia per affrontare anche queste sfide, ma le scelte sono ovviamente di natura politica ed etica, coinvolgono questioni di privacy. Del resto tracciamento e controllo delle persone già avvengono attraverso smartphone, riconoscimento facciale ed altro ancora. Noi vogliamo, per scelta etica, operare nel salvare vite ed aiutare le persone. Eppoi preferiamo concentrarci su quello che sappiamo fare bene, anche perché il nostro prodotto non è mai standardizzato, ad esempio in termini di spessori, frequenze, tolleranze. Dobbiamo interpretare le esigenze del cliente, aiutarlo nella fase di sviluppo e realizzare qualcosa di assolutamente customizzato e producibile».
Le sfide del presente
Reperibilità delle materie prime e colli di bottiglia logistici vi hanno creato problemi? «Nella nostra attività usiamo materiali particolari, come i metalli delle terre rare, prodotti in diverse aree ma essenzialmente lavorati in Cina, che ne detiene il know-how. I problemi logistici da qualche tempo si fanno sentire, in termini di tempi di consegna incerti e soprattutto di prezzi notevolmente aumentati. Noi tuttavia adottiamo una strategia che punta alla prevenzione di possibili crisi e problemi, e sulla diversificazione. Abbiamo impianti di produzione in Cina, nelle Filippine ed abbiamo appena firmato un contratto per l’apertura di un nuovo sito che è ancora da annunciare, perciò una scoop! Così come un centro logistico a Hong Kong. Quando ad esempio la Cina si è fermata per il lockdown, gli altri centri asiatici si sono rivelati preziosi. Del resto il cosiddetto “reshoring” di cui molto si parla, cioè riportare in Europa le fasi di lavorazione, non è di facile realizzazione, e non solo per una questione di costo del lavoro. La nostra politica è insieme estremamente innovativa ma anche cauta e conservativa. Un esempio è dato da certe macchine che venivano usate 50 anni fa da mio nonno e che, opportunamente adattate, svolgono oggi la loro funzione in processi high-tech molto sofisticati».
Cosa dire della reperibilità del personale? «Anche se sarebbe auspicabile, non è facile trovarlo, facciamo una formazione interna orientata verso il lungo termine per tecnici e produzione, mentre per gli ingegneri non è sempre facile, nonostante i nostri salari siano particolarmente corretti. Come azienda di famiglia privilegiamo anche con i collaboratori un rapporto lungo nel tempo, ed infatti il nostro personale è estremamente fidelizzato. Un altro aspetto della filosofia aziendale che ci caratterizza da sempre è il forte legame con il territorio, avvertito da tutte le generazioni Audemars che si sono succedute».