Basta ai permessi per le artiste di cabaret

Dal primo gennaio decade lo statuto speciale riservato alle ballerine dei Paesi terzi - Era nato per tutelare le donne, è diventato strumento per sfruttarle
Red. Online
30.12.2015 06:00

BERNA - Quando era stato introdotto, nel 1995, doveva essere uno strumento di protezione delle donne. In realtà si è poi scoperto che in molti locali notturni serviva da copertura per l'esercizio della prostituzione e l'incitamento al consumo di alcol. Per questo, dopo aver fatto svolgere un'indagine dalla polizia federale, Berna ha deciso di abolire il permesso di soggiorno L, accordato per vent'anni alle donne prevenienti dai Paesi non UE (Russia, Ucraina, Brasile, Repubblica dominicana) interessate ad un soggiorno di otto mesi in Svizzera quali artiste di cabaret. Questi permessi venivano accordati in deroga ai normali contingenti di lavoro a disposizione del mondo economico, per dare modo a ballerine e spogliarelliste attive nei locali notturni d'esercitare la loro professione.

Dal 1. gennaio quindi non saranno più rilasciate autorizzazioni. Nessuna donna residente al di fuori dell'area Schengen potrà venire legalmente in Svizzera per esibirsi come ballerina nei night club. Secondo la Confederazione, questo statuto favoriva lo sfruttamento e la tratta di esseri umani. In Ticino, era già stato abolito dal Governo nel 2010, alla luce delle esperienze positive fatte in altri otto cantoni (Zugo, Appenzello esterno, San Gallo, Appenzello interno, Turgovia, Vallese, Vaud e Giura) che avevano rinunciato autonomamente ai permessi per ballerine. Bellinzona era poi stata fra coloro che avevano consigliato Berna a compiere tale passo, annunciato nell'autunno del 2014. Gli altri Cantoni invece (Berna, Basilea, Ginevra, Grigioni, Lucerna, Neuchâtel, Nidvaldo, Obvaldo, Sciaffusa, Soletta, Svitto e Uri) hanno continuato a concedere autorizzazioni fino all'ultimo termine utile. Nel 2015 ne sono state rilasciate ancora 712. Negli ultimi dieci anni tuttavia il loro numero si è drasticamente ridotto passando dai 5.686 del 2005 ai 3,977 del 2009 e poi via via sempre meno fino ai 751 del 2014. Il settore notturno ha sopperito ingaggiando professioniste dai Paesi dell'UE e che in base all'Accordo sulla libera circolazione delle persone hanno diritto a lavorare per 90 giorni in Svizzera.

Secondo l'Ufficio federale di polizia lo sfruttamento delle ballerine potrà essere contrastato in modo più efficace. In precedenza invece i controlli si limitavano all'identità e al titolo di soggiorno e non erano adatti a determinare la presenza di abusi e della tratta di esseri umani. Se in futuro dovesse essere trovata a lavorare in un night una persona proveniente dai cosiddetti Stati terzi, potrebbe essere aperta un'inchiesta penale. Visto inoltre che per venire dalla Russia o dalla Repubblica dominicana serve un visto, la Segreteria di Stato per le migrazioni dice che potranno essere effettuati controlli efficaci per impedire soggiorni finalizzati alla prostituzione.

Il cambiamento di regime tuttavia è criticato da alcune organizzazioni femminili. Rebecca Angelini, del Centro di assistenza ai migranti e alla vittime della tratta di donne, ha dichiarato all'ats che alle autorità manca la volontà di agire contro chi, nel settore, abusa di queste persone. Lo statuto legale per lo meno garantiva un alto livello di protezione, perché le ballerine potevano appellarsi alla giustizia per reclamare il salario o opporsi ad un licenziamento abusivo.

Intanto, per proteggere le persone attive nell'industria del sesso la Confederazione ha predisposto un piano di 26 punti preparato dagli esperti del Dipartimento federale di giustizia e polizia. Chiunque è vittima di violenze o di ferite sul lavoro deve poter beneficiare di un aiuto al ritorno in patria o di un'autorizzazione di soggiorno. Tuttavia, pur condividendo tali misure, Angelini ritiene che queste dovrebbero entrare in vigore parallelamente all'abrogazione dello statuto di ballerina, mentre il piano federale punta sul lungo termine e non potrà avere effetti concreti prima di alcuni anni. gi.g

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