Lugano

Bastano piccole cose per rendere migliore Gandria

Presentata alla popolazione una serie di proposte architettoniche e urbanistiche per valorizzare il borgo - Seguito l'esempio di Monte
© CdT/Gabriele Putzu
Andrea Bertagni
Giuliano Gasperi
Andrea BertagnieGiuliano Gasperi
28.03.2024 06:00

Per ora sono delle intenzioni. Meglio, delle visioni. Per Gandria. Nate dall’incontro tra la Bottega di Gandria e lo studio d’architettura e urbanistica Studioser. Delle visioni, guardate con interesse anche dalla Commissione di quartiere, che martedì sera, in un affollato incontro con la popolazione a cui erano presenti più di cinquanta persone, sono state condivise, discusse e approfondite per arricchirsi e sfociare, se tutto andrà come previsto, in un progetto concreto. Progetto che, seppur ancora in una fase iniziale, è stato già sottoposto al Municipio di Lugano e al Cantone, dopo che Berna ha riconosciuto e finanziato i primi passi dell’iniziativa. «Gandria è una realtà magnifica e un luogo che crediamo debba mantenere, anzi rafforzare, la sua qualità di vita e quindi anche la sua attrattività in futuro – ha esordito Tiziano Schürch, architetto e pianificatore, nonché uno dei due titolari dello studio Studioser (l’altra è Rina Rolli) –. Gandria ha delle qualità incredibili, ma crediamo anche che ci sia del potenziale inespresso che potrebbero essere attivato facilmente. Senza stravolgere niente, senza dover cambiare chissà cosa». A fargli eco è stata Francesca Solari, una delle fondatrici e anime della Bottega (che è negozio, bar, infopoint, ma anche luogo di accoglienza e aggregazione del paese). «Gandria ha bisogno di guardare al futuro e il futuro ha bisogno di una visione. È necessario trasformare le fragilità in opportunità, considerare un insieme sistemico, che inglobi la progettualità e il desiderio collettivo. Che proponga un riuso valorizzante per il patrimonio antico e fornito delle funzioni moderne».

Il modello di Monte

A essere presentate sono state in particolari delle visioni sostenibili, resilienti, dolci. Da sviluppare dal basso, insieme e con agli abitanti. Come ha già fatto del resto lo studio Studioser a Monte in Valle di Muggio. Dove «a partire da un approfondito studio del villaggio, soprattutto grazie al dialogo con la popolazione locale – ha continuato il giovane architetto: Schürch ha 30 anni, la collega Rolli pochi meno – abbiamo realizzato interventi puntuali che valorizzassero il nucleo favorendo situazioni d’incontro tra gli abitanti». Una realizzazione, quella di Monte, riconosciuta tra l’altro dalla Confederazione come progetto modello per lo sviluppo sostenibile del territorio e vincitore di diversi premi nazionali ed internazionali tra cui il Premio SIA 2024 (che riconosce la migliore opera realizzata in Ticino negli ultimi 4 anni). A Gandria le intenzioni sono quasi le stesse. «Con degli interventi piccoli, se esiste una visione, si può fare davvero molto», ha precisato Schürch.

Dalla rive alla mobilità

Interventi piccoli, si diceva. Ma forse non così tanto piccoli. Perché alcuni degli ambiti che fanno parte della visione d’insieme sono le rive, i terrazzamenti, la mobilità e gli spazi esterni e interni pubblici. «Oggi la relazione tra Gandria e il suo lago dovrebbe essere ripensata in una visione che comprenda tutta la costa, da Cortivo alla Dogana», ha osservato Schürch. Ecco perché «crediamo sia necessario elaborare proposte per migliorare e valorizzare la relazione tra villaggio e acqua». Acqua, ma anche montagna. «Gandria si affaccia sul lago, però è inserita in uno sfondo di terrazzamenti antichi che hanno nutrito il villaggio per generazioni», ha chiarito Schürch. Da qui l’importanza di valorizzarli meglio, seguendo l’esempio «delle iniziative portate avanti dal fondo SNAG a inizio anni Duemila».

Un’altra priorità è la mobilità. «Andrà migliorata sia a livello di mezzi di spostamento privati sia pubblici», ha affermato l’architetto. Un’attenzione particolare potrà poi essere data agli spazi esterni e interni pubblici. «È nelle piazze e nelle vie di ogni villaggio che avvengono gli incontri tra la comunità. È qui che ci si ritrova per le festività, è qui dove ci si incontra nella quotidianità, è qui dove i bambini giocano. In questo contesto crediamo che possa essere sviluppata una strategia di ago-puntura urbana costituita da piccoli interventi capaci di migliorare alcune situazioni specifiche». Spazi esterni, ma anche interni. Sempre pubblici. Come la casa comunale. «Che crediamo possa offrire con piccoli adattamenti molto di più sia alla popolazione locale sia a chi viene a visitare Gandria. Un edificio come questo – ha sottolineato l’architetto –, per le sue caratteristiche e la sua posizione centrale e ben connessa con il principale punto d’accesso, potrebbe davvero diventare il cuore pulsante del paese».

Interventi, visioni, spunti che potrebbero arricchirsi ancora di altri suggerimenti. Perché tutti martedì sembravano d’accordo. Il futuro del villaggio passa per una visione d’insieme. Capace di raccogliere e trasformare le difficoltà del presente in nuove opportunità sostenibili e resilienti.

I primi turisti? Dei topolini

A Gandria intanto, come in tutte le località turistiche, sta per iniziare l’alta stagione. E tra i primi ospiti del borgo lacustre – magari con l’intenzione di stabilircisi in modo definitivo – c’è una famiglia di topolini. I roditori, immortalati in alcune foto ricevute in redazione, hanno probabilmente trovato casa in piazza Giambonini, dove gli abitanti li avvistano ormai quotidianamente. Soprattutto vicino ai cassonetti dei rifiuti. Per alcuni residenti, considerando la vocazione e le ambizioni di Gandria, «è uno scandalo». Altri forse troveranno simpatici gli animaletti. Di recente in piazza sono state posate delle trappole, ma sembra che non abbiano sortito l’effetto sperato. Chissà se quando arriveranno i turisti veri ci scapperà un selfie...