Primo Agosto

Baume-Schneider a Tresa fra aperture all'Europa, elogi ai frontalieri e citazioni di Charles de Gaulle

La consigliera federale, nel suo discorso, ha posto altresì l'accento sull'importanza dell'apprendimento delle lingue nazionali – Così sui dazi USA: «Tuteleremo gli interessi del nostro Paese e della sua economia»
©Chiara Zocchetti
Red. Online
01.08.2025 22:07

Ospite a Tresa, in Ticino, in occasione della Festa nazionale del 1. agosto, la consigliera federale Elisabeth Baume-Schneider nel suo discorso ha posto l'accento sull'importanza delle lingue nazionali. E sulle diverse culture che compongono la Svizzera. 

«Grazie di cuore per la calorosa accoglienza che mi state riservando oggi, a Tresa» ha esordito Baume-Schneider. «È davvero un piacere passare questa serata festiva in vostra compagnia. Se siamo qui, è perché abbiamo accolto il gentile invito del Municipio. Il primo agosto, infatti, è anche questo: un invito, rivolto a tutte le persone. Un invito che combina tradizione e dimensione festiva. Un invito a riunirsi, a passare la giornata con i propri cari, a scoprire o riscoprire la Svizzera, con le sue montagne e i suoi laghi, con le sue città e le sue campagne. Ma, soprattutto, è un invito ad andare incontro alle diverse comunità del nostro Paese. Perché quello che ci unisce, non è solo abitare in un villaggio o in una regione, ma un sentimento di appartenenza. Il piacere di vivere in un contesto, urbano o rurale, in cui stiamo bene. Un contesto per il quale desideriamo impegnarci, sul piano personale e collettivo».

Stamattina, ha proseguito la consigliera federale, «mi trovavo a un brunch in una fattoria del Canton Friburgo. Nel cuore di una campagna verdeggiante, a pochi passi dal lago di Neuchâtel, al crocevia tra Svizzera francese e Svizzera tedesca. Ieri sera, invece, mi trovavo a Rorschach, in riva a un altro lago, quello di Costanza, in una regione all’intersezione tra diversi Paesi, una regione dal respiro internazionale che non ha nulla da invidiare a Ginevra o Zurigo. Anche questo è tipico della Svizzera. E stasera sono qui, in Ticino, di nuovo quasi in riva a un lago, a incontrare un’altra cultura e un’altra lingua ancora. Ma soprattutto, a trascorrere una serata con persone che hanno un altro sguardo sulla Svizzera. Ma sempre con la medesima aspirazione di appartenere a una comunità che condivide i valori fedeli ai principi della nostra democrazia. L’anno prossimo cercherò di aggiungere una tappa anche in una regione di lingua e cultura romancia, possibilmente sempre in riva a un lago».

Da un punto di vista culturale, «senza volerci vantare troppo» ha detto Baume-Schneider, «potremmo osare considerare il nostro Paese un continente in miniatura. A pensarci bene, il nostro Paese ha quasi del miracoloso, considerato quanto fragile può sembrare ciò che ci unisce… Charles de Gaulle pronunciò questa celebre frase: ''Come si può governare un Paese che ha 258 varietà di formaggi?''. Oggi, in Svizzera, ne produciamo oltre 700. Ma voglio rassicurarvi: il Consiglio federale non ha alcuna velleità di centralizzazione, e voi e io sappiamo benissimo che il nostro collante è frutto di un impegno costante e quotidiano, di un contratto rinnovato senza sosta per costruire insieme una prosperità condivisa, in favore di tutta la nostra popolazione».

Sono proprio queste differenze, ha ribadito la consigliera federale, «a dare forma alla nostra cultura politica. E forse è anche per questo che in Svizzera, per il momento, la polarizzazione e l’irrigidimento delle posizioni, le minacce oggettive ai diritti e alle libertà di donne e minoranze o, ancora, la collera e la frustrazione crescenti, accompagnate da un senso generalizzato d’impotenza si manifestano con minore intensità che non in altri Paesi, neanche troppo lontani».

In questa occasione festiva e solenne, «il nostro pensiero è rivolto alle tragedie umane che si consumano attualmente in Ucraina, nella striscia di Gaza, in Darfur e in altre parti del mondo. Questi drammi devono suscitare uno scossone collettivo. L’indifferenza non è un’opzione. Uno slancio comune è necessario per difendere i nostri valori umanitari, le nostre istituzioni, la nostra pluralità, e tutto quello che è possibile fare per rendere il nostro mondo più giusto, solidale e inclusivo».

Questo 1. agosto, ha detto ancora Baume-Schneider, «vorrei soffermarmi un momento sul plurilinguismo, uno degli elementi vitali e costitutivi della nostra identità. L’avrete sicuramente letto: in numerosi Cantoni della Svizzera tedesca sono state presentate iniziative parlamentari per abolire l’insegnamento del francese nelle scuole elementari. Il Consiglio federale segue questa evoluzione con apprensione. Il rinvio dell’apprendimento di una seconda lingua nazionale significherebbe la fine del cosiddetto ''compromesso sulle lingue'', concluso e poi rinnovato in questi ultimi anni dai Cantoni. Ho preso parte ai lavori di costruzione di questo compromesso federale quand’ero ministra dell’educazione del Cantone del Giura. In certi momenti, le discussioni erano difficili. Molto difficili in particolare per il Cantone Ticino e la Svizzera italiana, che hanno fatto importanti concessioni e reso così possibile il compromesso dell’epoca, in cui, alla fine, ha prevalso la ricerca del bene comune».

Il Ticino «sa bene a che punto la scuola giochi un ruolo fondamentale per lo sviluppo armonioso delle nostre ragazze e dei nostri ragazzi e per l’apprendimento delle regole del vivere insieme. È chiaro che imparare il tedesco o il francese non è una passeggiata: alcuni di voi, come la sottoscritta del resto, ne serbano forse un ricordo in chiaroscuro».

Ma la questione è un’altra: «Non stiamo parlando di apprendimento di lingue straniere, qui, ma di lingue nazionali. La sfida della scuola è ambiziosa e impegnativa e dobbiamo prestarle attenzione. Tuttavia, le nostre lingue nazionali sono molto più di una questione didattica o pedagogica. Sono costitutive della nostra identità. Il nostro Paese può funzionare soltanto se siamo capaci e desiderosi di interessarci alle altre regioni linguistiche. E quindi di capirci reciprocamente. Le nostre lingue nazionali sono l’espressione della nostra identità collettiva, dei nostri riferimenti culturali e dei nostri valori. Il nostro plurilinguismo, elemento chiave della nostra diversità culturale, deve essere sostenuto dalle nostre istituzioni. Affinché continui a essere un punto di forza per il nostro Paese, va preservato e sviluppato in modo concreto e la scuola è il luogo migliore per questa sensibilizzazione e questo apprendimento».

Per concludere «vorrei spendere ancora alcune parole sulle nostre relazioni con l’Europa, un dossier che riveste un’importanza primaria per il Consiglio federale. La nostra diversità culturale e linguistica, così come la nostra posizione geografica, fanno di noi un Paese europeo. La nostra prosperità economica – alla quale contribuiscono in misura determinante la ricerca e le scuole universitarie – e il nostro sviluppo dell’occupazione poggiano da lungo tempo su relazioni costruttive con i nostri vicini europei. Il Consiglio federale intende stabilizzare e ampliare le nostre relazioni con l’Unione europea. Sapete bene quanto siano importanti queste relazioni e la permeabilità del confine per un Cantone come il Ticino, in cui i frontalieri – donne e uomini – contribuiscono ogni giorno alla vitalità dell’economia ticinese in molti settori, in particolare quello sanitario, ospedaliero e turistico».

Queste relazioni, ha detto Baume-Schneider, «ci garantiscono inoltre l’accesso al mercato interno dell’Unione europea, da cui dipendono in larga misura determinati rami dell’economia, soprattutto quelli orientati verso Milano. La partecipazione al mercato interno dell’Unione europea – il più grande spazio economico del mondo – è oggi particolarmente preziosa. Ogni giorno leggiamo e vediamo quanto l’incertezza regni ovunque. E neanche la Svizzera ne è risparmiata. Anzi, come dimostra l’annuncio di stanotte dell’introduzione di nuovi dazi doganali imposti al nostro Paese dall’amministrazione americana, che solleva preoccupazioni tanto forti quanto legittime da parte della nostra industria esportatrice. Diciamolo chiaramente: il Consiglio federale deplora la decisione degli Stati Uniti di gravare unilateralmente le nostre importazioni con dazi doganali considerevoli, nonostante i progressi compiuti nel quadro delle discussioni bilaterali. Il Consiglio federale procederà a un’analisi approfondita della situazione per individuare la migliore soluzione possibile al fine di tutelare gli interessi del nostro Paese e della sua economia».

E di conseguenza, «proprio quando il sistema internazionale si fa fragile, è ancora più importante mantenere relazioni chiaramente definite e stabili con i nostri vicini europei – vicini con cui condividiamo valori fondamentali: il rispetto dei diritti umani, la democrazia, la libertà e lo Stato di diritto. La cultura del dibattito è più viva che mai in Svizzera e dobbiamo preservarla. Perciò oggi, in questo giorno particolare, vorrei invitarvi ad avviare una discussione a questi tavoli e soprattutto a portarla avanti con benevolenza e nel rispetto dell’altro. Vi ringrazio dell’attenzione e mi rallegro di proseguire la conversazione con voi, per continuare a costruire insieme una narrazione nazionale sincera, inclusiva e promettente».

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