Benzina sul fuoco

Il franco più debole, la guerra in Ucraina e nel Vicino Oriente, l’estate che si avvicina. Ci sono diverse ragioni dietro all’aumento dei prezzi della benzina registrato nelle ultime settimane dall’osservatorio del TCS, e segnalato ieri dalle testate del gruppo CH Media. Fatto sta che il conto per gli automobilisti rischia di essere salato, soprattutto per quelli che viaggiano in A2.
Nelle stazioni di rifornimento della Svizzera italiana, in particolare, l’impennata è decisamente evidente. La soglia psicologica dei 2.30 franchi per litro è stata sforata a ripetizione presso i contatori disseminati lungo l’autostrada, in coincidenza con l’esodo e controesodo pasquale: il record nei giorni scorsi è stato raggiunto in una stazione di Piotta, ha sottolineato la stampa svizzero-tedesca: 2.37 franchi per litro di senza piompo 95.
Da Airolo a Coldrerio
Brutte notizie insomma per gli automobilisti, soprattutto per quelli che a ridosso del weekend si sono messi in viaggio verso nord, rientrando dalle vacanze in Italia: al portale sud del Gottardo, tra giovedì e venerdì, la coda i ha raggiunto i cinque kilometri a dispetto del tempo ballerino. Fuori dall’A2 la situazione non è così grave, per fortuna: il prezzo medio di un litro di benzina «verde» secondo le rilevazioni del TCS è di 1.90 franchi e sono ancora lontani i «picchi» dell’estate scorsa o della primavera di due anni fa, quando i distributori al confine sud invocarono l’intervento della Confederazione.
Di sicuro, però, il segnale non fa presagire nulla di buono. Il primo aprile il costo medio della benzina in Svizzera era di 1,60 franchi: in pochi giorni l’aumento, dunque, è stato di quasi il 20 per cento. Sulla stampa svizzero-tedesca, dal Blick alla Thurgauer Zeitung, si sprecano le analisi sulle possibili conseguenze economiche e le origini remote del problema: c’è chi chiama in causa l’offensiva primaverile sul fronte ucraino (da parte russa), chi il conflitto israelo-palestinese e i suoi effetti collaterali, a partire dal recente attacco all’ambasciata iraniana a Damasco. Qualcuno fa notare che il Messico ha appena annunciato un taglio delle esportazioni di greggio. Infine - poteva mancare? - il franco forte, che è un po’ meno forte dopo la decisione della Banca Nazionale di tagliare i tassi d’interesse.
L’anomalia ticinese
Un rincaro alla pompa di Piotta, insomma, può nascondere inimmaginabili scenari globali e innescare altrettante riflessioni e speculazioni. Di sicuro - non è sfuggito agli esperti nella faccenda va messa in conto una certa dose di instabilità fisiologica. I prezzi della benzina cambiano in base al traffico, alla posizione, al momento del giorno e della settimana. A riprova di ciò: nella giornata di ieri la classifica è cambiata, e in prima posizione la stazione di Piotta è stata scalzata da un’altra ticinese: quella di Coldrerio. Due franchi e 38 al litro. Quasi cinquanta centesimi in più rispetto alla media svizzera (1.90) in questo momento. Nel frattempo a Piotta è scesa (2.33). Completa il non felice podio Bellinzona Nord (2.31) sempre per rimanere a Sud delle Alpi.
Il Gottardo non per altro qui segna un confine non solo linguistico, ma logistico-organizzativo. Se a nord delle Alpi infatti le tariffe sono influenzate dai prezzi del trasporto sul Reno - la materia prima arriva dai porti del nord Europa - a sud la benzina proviene dalla vicina Italia, con dinamiche di prezzo a sé stanti. Per gridare all’allarme è ancora presto. Per ora, l’aumento dei prezzi annuncia senz’altro che l‘inverno è finito anche ai distributori. È il segnale che è iniziata la primavera.