Blatten non è classificata come area a rischio

Il villaggio di Blatten, distrutto la settimana scorsa da una devastante frana, non è classificato come area a rischio nell'attuale carta dei pericoli naturali del Canton Vallese. Secondo gli esperti ciò è dovuto al fatto che si è trattato di un evento inaspettato, mai accaduto prima in Svizzera.
Le mappe di pericolosità tengono conto di eventi con una probabilità di accadimento fino a 300 anni, ha spiegato il geologo e mineralogista bernese Hans-Rudolf Keusen all'agenzia di stampa Keystone-ATS. Ciò significa che è ipotizzabile che un evento pericoloso possa verificarsi con una probabilità di una volta ogni 300 anni.
Nel caso della frana di Blatten si deve presumere che un simile evento sia molto più raro, cioè che si verifichi in media meno di una volta ogni 300 anni. Non si tratta quindi di un errore o di una valutazione errata, afferma Keusen. Questi rischi rari sono spesso dichiarati come rischio residuo nelle mappe di pericolosità. Le autorità devono gestire tale rischio residuo.
Secondo Keusen molti insediamenti in Svizzera si trovano nella zona rossa delle carte dei pericoli naturali. Ciò non significa che essi debbano essere demoliti o abbandonati. Ma gli ampliamenti, ad esempio, sono più difficili o impossibili.
Nelle zone blu, invece, la costruzione è consentita a determinate condizioni, spiega ancora l'esperto. Inoltre, in questi insediamenti esposti devono essere predisposte, ove possibile, misure di protezione.
Due specialisti favorevoli alla ricostruzione del paese
Dopo la frana che ha sepolto gran parte del villaggio, gli abitanti di Blatten sperano in un ritorno. I critici ritengono che ciò sia irrealistico. Due specialisti delle Alpi sono invece favorevoli alla ricostruzione del paese distrutto nella Lötschental.
Il desiderio della popolazione deve essere rispettato per quanto possibile. «Se gli abitanti di Blatten vogliono ricostruire il loro villaggio, questo deve essere sostenuto dalla mano pubblica», ha dichiarato il geologo e mineralogista bernese Hans-Rudolf Keusen in un'intervista all'agenzia di stampa Keystone-ATS.
Ovviamente è importante l'ubicazione esatta del futuro insediamento. «Sembra difficile nell'area dell'enorme cono di macerie», ha detto Keusen. Una posizione sicura al di fuori della zona di pericolo è un prerequisito. Ciò richiederebbe chiarimenti geologici e di pianificazione territoriale, ma egli è convinto che la ricostruzione sia «possibile dal punto di vista tecnico».
Keusen si è anche espresso contro i recenti appelli a trasferire la popolazione montana da zone a rischio a zone sicure a causa dei «crescenti pericoli naturali in montagna». A suo avviso è importante che l'area culturale delle Alpi rimanga popolata e che la gente non viva soltanto nelle città.
Anche Boris Previšić, direttore dell'Istituto culture delle Alpi di Altdorf (UR), ritiene che sia una cattiva idea abbandonare intere valli a causa dei rischi naturali. Nel caso di Blatten ci sono buone ragioni per ricostruire il villaggio, purché ciò sia possibile in un luogo sicuro.
Secondo Previšić, il fattore decisivo sia per la ricostruzione che per il reinsediamento è che si tratti di un'alternativa valida che promuova la coesione sociale.
Egli ritiene inoltre che sia importante tornare a considerare maggiormente la regione alpina come qualcosa di dinamico. Ad esempio, ci si chiede se la popolazione residente in montagna possa tornare ad essere più mobile, come in passato, per poter evitare i pericoli naturali. Sarebbe tra l'altro ipotizzabile applicare il concetto di agricoltura a tre livelli - villaggio di montagna, pascolo di media quota e alpeggio - alle abitazioni.