Borse in recupero ma guardinghe nell’attesa di dazi e geopolitica

Le Borse mondiali hanno nel complesso recuperato la caduta di inizio aprile, ma tra gli operatori rimane ben presente la prudenza, in attesa soprattutto degli sviluppi nella vicenda della guerra dei dazi e nel campo della geopolitica. Alla chiusura di quest’ultimo venerdì, l’indice borsistico mondiale MSCI ACWI in dollari USA era in progresso del 10% rispetto a dodici mesi prima, ma solo dell’1% in rapporto all’inizio di quest’anno. Dunque l’intonazione in queste ultime settimane è tornata ad essere positiva, ma il pericolo della volatilità rimane e il passo dei listini azionari non è veloce, ci sono state schiarite e tuttavia parecchi investitori restano cauti.
I numeri
La Borsa americana, che è stata molto colpita dall’offensiva dei dazi del presidente USA Trump, si è ripresa ma non ha recuperato tutto il terreno lasciato. L’indice S&P 500 è in positivo per circa l’8% rispetto a un anno prima e però è in negativo per circa il 3% in rapporto a inizio 2025. Le Borse europee stanno per alcuni aspetti tenendo meglio, l’indice EuroSTOXX 600 è in progresso di circa il 5% su un anno prima e di circa il 4% sull’inizio di quest’anno; rilevante è il contributo della Borsa tedesca, con l’indice DAX in positivo per ben il 25% in rapporto a dodici mesi prima e per il 17% rispetto a inizio 2025. Ancora in campo europeo, la Borsa svizzera rimane in seppur contenuto rialzo, con l’indice SMI in progresso di circa il 3% su un anno prima e del 4% su inizio 2025.
Il panorama è molto variegato in Asia. Alcuni esempi. La Borsa giapponese è entrata in territorio negativo, seppur di poco, con l’indice Nikkei 225 che registra una lieve flessione dell’1% su un anno prima e un ribasso di circa il 4% su inizio 2025. La Borsa cinese sin qui ha mantenuto il segno positivo, con un rialzo del 5% su dodici mesi prima e del 2% su inizio anno. Ancora per quel che riguarda l’area cinese, la Borsa di Hong Kong, che negli anni scorsi ha subito peraltro cadute di rilievo, è nettamente in recupero, con un progresso di oltre il 20% su un anno prima e di circa il 16% in rapporto a inizio 2025.
I fattori economici
Tra i fattori che supportano i listini azionari ci sono la tenuta complessiva sin qui registrata dagli utili delle imprese quotate in diverse parti del mondo e alcuni parziali schiarite sulle prospettive delle maggiori economie europee, che hanno avuto un passo lento negli ultimi anni ma che potrebbero beneficiare degli stimoli previsti dai piani di investimento (soprattutto in Germania). Queste parziali schiarite hanno permesso per ora di superare anche i primi tre mesi 2025 in negativo, sul trimestre precedente, per il PIL americano. Anche gli spiragli visti o intravisti nella guerra dei dazi hanno consentito un certo recupero delle Borse.
Ma il quadro dei contrasti nei commerci resta poco chiaro. L’annuncio di un accordo tra USA e Regno Unito è stato accolto bene dai mercati, ma gli elementi sin qui resi noti non inducono a pensare a una svolta di grande respiro; Londra dovrà subire comunque un certo aumento dei dazi USA, anche se non delle dimensioni delineate in precedenza dall’Amministrazione Trump. È vero peraltro che molte speranze ha suscitato l’incontro USA-Cina a Ginevra, in quest’ultimo fine settimana. Ma anche qui bisognerà vedere se questa prima presa di contatto avrà un seguito e, se sì, quale concretamente.
Trump nei giorni scorsi ha ipotizzato una discesa dei dazi contro la Cina dal 145% all’80%, si tratterebbe di un progresso relativo, l’80% non è poco; inoltre, il presidente USA ci ha abituato a veloci cambiamenti delle sue posizioni, dunque quali sono le reali prospettive nei colloqui con Pechino? E quali sono quelle degli eventuali negoziati con l’Unione europea e la Svizzera? La buona notizia dell’incontro USA-Cina a Ginevra, che valorizza il ruolo della Confederazione, lascia comunque aperti interrogativi di rilievo. Le Borse guardano con favore ai negoziati ma al tempo stesso tra gli operatori c’è cautela.
Le guerre
Alle incertezze legate al rallentamento della crescita economica mondiale, con i corollari di un’eventuale risalita dell’inflazione dovuta ai dazi e dei riflessi di questa sui tassi di interesse, si aggiungono le grandi incertezze legate al quadro geopolitico, all’interno del quale restano anche i conflitti bellici. Le promesse di Trump su una rapida pacificazione tra Russia e Ucraina non si sono sin qui tradotte in realtà e nel frattempo il conflitto israelo-palestinese continua. La fine delle guerre è necessaria anzitutto dal punto di vista umano, è chiaro, ma sarebbe anche un contributo per l’economia internazionale e per le Borse, che avrebbero un elemento di supporto in più in una fase molto complicata.